domenica 26 maggio 2013

ancora ieri


DI UN NULLA

 Al di là di tutto cosa dirti
che non ti abbia già detto.

A parole parlate mi ammuto
alle rotte perdute ti annodi

nel sogno da bagno diurno
snodi di silenzio affanni

e tarli sulla trama corrosa
svuotano memorie nell’attesa
di un nulla lente si affogano

come le parole lanciate
nei giorni refluiti da le righe
d’infiniti ritorni a capo
t’illudi di vivere ancora ieri.

G. Nigretti da Derive Amare 2004/05
 


giovedì 23 maggio 2013

deserta colma

"La poesia è una continua sala d'attesa deserta colma di chi non è più voce"
G. Nigretti

domenica 19 maggio 2013

ciò che resta



L’UOMO di F. Hölderlin

Chi vive a sé e si mostra quanto resta,
è come dividesse il giorno in giorni.
È un piegarsi squisito a ‹‹ciò che resta››,
diviso da natura, senza invidie.

È come solo, in altro, vasto vivere,
con verdi primavere e lenti estati amiche,
finché cala veloce l’annata nell’autunno
e ci avvolgono sempre nubi e nubi.

Il 28 luglio                     Con umiltà
     1842                                  Scardanelli

giovedì 16 maggio 2013

le passioni

L'affresco simultaneo che raffigura questo primo volume della serie de "L'Indice delle Esistenze" ci presenta l'essere, e l'esistenza, nelle sue mutevoli forme. Una Collana lunga un anno, distribuita per capitoli, o argomenti mensili. Il primo paragrafo riguarda le passioni. All'interno dell'opera la poesia "Notte fiorente" di Giuseppe Nigretti.

NOTTE FIORENTE


Ne l’oro di un raggio discende
viola d’avorio la chioma solare
a l’aria dei pallidi vetri sorride
d’estiva gioia accende la riviera
e l’orizzonte tramonta e si esilia

furente su maree l’egeo c’involò
da l’indaco sale a l’invernale giglio
con nostra gemma a vertigine andammo
sul nicchio d’amore in pioggia d’incanto

vermiglio zefiro in carne fluiva
di miele l’Arno ci rimirava
di fragori ne le ore d’astri
ci lambiva – la notte fiorente
col fioco di luna a faville fuggiva.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/10

domenica 12 maggio 2013

compagno di sbronze

da Charles Bukowski

è poca la gente con cui possa trovarmi in una stanza per più di cinque minuti senza sentirmi stomacato


SPLASH

L'illusione è che tu semplicemente
Stia leggendo questa poesia.
La realtà è che questa è
più di una poesia.
Questo è il coltello
Di un accattone.
È un tulipano
È un soldato che marcia
Attraverso Madrid.
Questo sei tu
Sul tuo letto di morte.
Questo è Li Po che ride
Questo è il circo
del diavolo.
E non la stai leggendo
Su una pagina
Sottoterra.
No, non è una dannata
Poesia.
È un cavallo
che dorme.
Una farfalla dentro
Il tuo cervello.
È la pagina che legge
Te.
La senti?
È come un cobra.
È un aquila affamata
che sorvola la stanza.
Questa non è una poesia
La poesia è barbosa,
ti fa venire sonno.
Queste parole ti incitano
a una nuova
follia.
Ti ha toccato la grazia,
sei stato spinto
dentro un abbacinante
regione di luce.
Adesso l'elefante
Sogna insieme
a te.
La volta dello spazio
curva e ride.
Adesso puoi morire
Tu puoi morire adesso come
Si doveva morire da uomini:
grande,
vittorioso,
con l'orecchio della musica,
essendo tu la musica,
che romba,
romba,
romba

sabato 11 maggio 2013

oscura calma


LE LUCCIOLE

Quando spenta si è ogni luce
Quando l’ultimo sguardo volge
Là di fronte sempre solo scorge
Dell’urbano voi sole già stupore
Incolore su questa oscura calma

Quando lenta la notte ci porta
Verso quella sola terra nostra
Di sogni d’orfeo e molle orrore
Come le altissime mute sorelle
Ci guardate?

E dal velo uguale tutte quante
Forse guardate questa spoglia
Stagione – nuda di quiete
E colma di sola quiete.

E quando non più?
Forse nel nulla ci sarà pace
Quella quieta senza luce
E lucciole di luce.

G. Nigretti da Derive urbane 2013

mercoledì 8 maggio 2013

il pianto dei poeti


LEI HA INIZIATO A SCRIVERE GIOVANISSIMA, È STATA INCORAGGIATA IN QUESTO DALLA SUA FAMIGLIA?
«Quando Giacinto Spagnoletti lesse le mie poesie e mi segnalò ufficialmente, ero così orgogliosa che portai subito la critica a mio padre. Lui, dopo averla letta, me la strappò in faccia, dicendo: “Di poesia non si vive, ricordatelo!” Ma oggi non gli porto più rancore».

IN CHE MOMENTO DELLA SUA VITA HA DECISO CHE AVREBBE VOLUTO SCRIVERE?
«Da sempre. Adesso so solo che saper scrivere è come essere condannati a vivere».

CHE SENSO HA, FARE DELLA POESIA OGGI?
«Anche se questa società tenta a tutti i costi di convincere che per essere felici bisogna avere un pavimento lucidato a specchio e una bella macchina, la poesia è fondamentale. L’uomo ne ha bisogno, e dovrebbe avere l’umiltà di ammetterlo. La poesia può aiutare le persone a provare di nuovo emozioni e reazioni umane, a sopportare cose indicibili, la fame, la malattia, il senso di vuoto dentro che appare incolmabile. Chi riesce ad amare la poesia, riesce a vivere e ad avere cuore. L’uomo deve tradursi in musica, e deve saper perdonare quello che non è».

(da l'articolo di Alma Daddario, pubblicato su Orizzonti n.17)

Veleggio come un'ombra di Alda Merini

Veleggio come un'ombra
nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chissà chi.     
Io penso che l'inferno
sia illuminato di queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perché la loro forse
non s'addormenta mai.

Pianto dei poeti di Alda Merini

Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza
o gemma che trapassi il suono
col tuo respiro l'ombra che sta ferma
di fronte ad un porto di paura
quel trascendere il mito
come se fosse forzatamente azzurro
o chi senza abbandono
che non sanno che il pianto dei poeti
è solo canto.
Canto rubato al vecchio del portone
rubato al remo del rematore
alla ruota dell'ultimo carro
o pianto di ginestra
dove fioriva l'amatore immoto.

domenica 5 maggio 2013

fine e


INIZIO di Hoda Ablan

Tu sei li, costruisci casa
e io sono qui, distruggo
un ricordo:
la nostra casa, aperta
a tutti
e la mia memoria che era aperta al tuo viso.

da Non ho peccato abbastanza - Antologia delle poetesse arabe contemporanee - Traduzione di Valentina Colombo
Yemen's deputy culture minister, Hoda Ablan, has published six volumes of poetry and heads the Yemeni Writers Union. [Faisal Darem/Al-Shorfa]

mercoledì 1 maggio 2013

uno di maggio

frammenti da "Lavorare stanca" di Cesare Pavese

« Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perdura una calma stupita
fatta anch'essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.»

« L'ho creata dal fondo di tutte le cose
che mi sono più care, e non riesco a comprenderla.»

« I lavori cominciano all'alba. Ma noi cominciamo
un po' prima dell'alba a incontrare noi stessi
nella gente che va per la strada...
La città ci permette di alzare la testa
a pensarci, e sa bene che poi la chiniamo»

« ... fa freddo, nell'alba,
e la stretta di un corpo sarebbe la vita.»

domenica 28 aprile 2013

vedersi vedersi



IL MOMENTO SUPREMO DELL’AMORE di Gunnar Ekelöf

Il momento supremo dell’amore
L’ora della verità
È quanto più lontano
Da tutti gli orpelli dell’amore
Lontano dal primo incontro
Lontano dal sesso
Lontano dalle carezze rassicuranti
Al capezzale del malato
La mano che accarezza un’altra mano lentamente
O accarezza una guancia
Il momento supremo, l’ora della verità
Il momento supremo
È quando l’occhio deflagra e si fonde
Con l’occhio che guarda
E l’occhio che guarda riceve il suo sguardo.

venerdì 26 aprile 2013

per Pinni


I LIMONI di E. Montale

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.

domenica 21 aprile 2013

la nuit

SENZA DOLORE


una voce ne l’alba gruma
di sguardi spianava approdi
e ti attese

nei lividi giorni di bruma
levigando rughe al cuore
come labbra si avvolse
nello scemare del sole
leggera d’aria sfiorava

la notte senza dolore d’amore
nel soffio dell’ombra riaffiori.

G. Nigretti da Derive d'amore 2001/04

sabato 20 aprile 2013

un angelo di vetro


 

HO CHIUSO LA MIA PORTA AL MONDO di Emilio Prados

 

Ho chiuso la mia porta al mondo;
ho lasciato fuggire la mia carne nel sogno…
Mi sono chiuso dentro, magico, invisibile,
e nudo come un cieco.

Pieno fino al bordo stesso degli occhi,
mi illumino da dentro.

Tremulo, trasparente,
sono rimasto sopra il vento,
come un limpido vaso
di acqua pura,
come un angelo di vetro
in uno specchio.

giovedì 18 aprile 2013

di nulla



IL SÀNDALO di Alfonso Gatto

L'incannucciata di parole chiare
azzurre donne verdi quali il mare
a stecche dissolveva sopra il muro
in un velario d'aria come un puro
soffio la vita, il sàndalo al beccheggio
dell'acqua e già sul piede dell'addio
ad involarti. Ero felice anch'io
di nulla, mi giocavo il tuo contento.

Così per l'uscio aperto entrava il vento,
brezza di paglie ove stormiva il mare
un sonno verde di parole chiare.

da Poesie d'amore, Mondadori, 1973

domenica 31 marzo 2013

parigi



PARÌ

Padana memoria
e bagaglio a mano
di maceria lontana
porta il viandante di latta
in parole tuttora di carta

d’ali infermo mi stendo
nell’andare molle del fiume
sotto la Torre di ferri e
sguardi e fiori verdi… curvi
di ghisa che non respirammo

nel cunicolo grembo
di bitumi e fragori
strabico vago
fra parvenze morbide
d’antico sguardo colme

e in questo stormire fermo
d’ombra innocua di derma
uguale a statua pallida
senza pena di carne e lama
m’avvolgo di Parì e dormo.


G. Nigretti da Derive urbane 2012/13

domenica 24 marzo 2013

ciottolo riluce di lontano


da L’ablazione di Paolo Dodini

Tu muori nel tuo simbolo, ti spezzi

nella bocca e cadi nella lingua deserta, il tuo

ciottolo riluce di lontano – a volte

in queste notti della specie, l’antico

osso sillabico risplende improvviso

sull’orizzonte basso, tra la fumea dei roghi:

l’anca della voce, il segno che tu ritorni, o disconosciuta,

e sei fra noi come un pane dato, sprecato nelle tetre fami – verrà

la peste che ti ha maculata, la febbre che arse

la fronte spianata del vocabolo, se ne andrà

la lebbra nell’acqua della fonte, il fango dagli orci,

la melma nel riso, il buio dalla fronte.

giovedì 21 marzo 2013

giorno di primavera e poesia

PRIMAVERA


ancora ritorni intorno
pallida ai timidi colli
l’aria respiri, azzurra
sirena di tiepida trina

da l’amena rima sconfini
un sopito odore di pace
un volto di tenue ambra

di voce dolce non hanno parole
in quel che nasce o muore
sotto gli esili spini in fiore

un brillio d’amore si scioglie
di memorie si apre un torpore
ne gl’indugi di queste nude ore
dietro cancelli si chiude il cuore.

G. Nigretti da Derive d'inverno

martedì 19 marzo 2013

senza fiato



PIOMBO PESANTE

Spruzzo d’inchiostro la tua voce
sulla pagina bianca senza respiro
avanzo, in un fiato

di vita un frammento sfugge
a piombo pesante affonda
nei calici il tempo versato
al vento delle stanze vane

fogli stanchi oscilliamo
logorate parole stridono
fra solitudini e sirene
un faro muto si acceca

e continuo remando
su questo mare bianco
d’inutili ormeggi
in un gorgo senza fiato.

G. Nigretti da Derive amare

venerdì 15 marzo 2013

parigi

Prima che bruci Parigi  di Nazim Hikmet

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.

In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo

in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
- verso il Belgio o verso l’Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.

martedì 12 marzo 2013

parigi

G. Nigretti - Musée d'Orsay
Les fenêtres di Rainer Maria Rilke

C'est pour t'avoir vue
penchée à la fenêtre ultime,
que j'ai compris, que j'ai bu
tout mon abîme.

En me montrant tes bras
tendus ver la nuit,
tu as fait que, depuis,
ce qui en moi te quitta,
me quitte, me fuit ...

Ton geste, fut-il la preuve
d'un adieu si grand,
qu'il me changea en vent,
qu'il me versa dans le fleuve?



Le finestre "È per averti vista / sporta all'ultima finestra / che ho capito, che ho sorbito / tutto il mio abisso. // Mostrandomi le braccia / tese verso la notte / hai fatto sì che poi / ciò che in me ti lasciò / mi lasci, mi sfugga ... // Fu il tuo gesto la prova / d'un addio sì grande / che mi mutò in vento / che mi versò nel fiume?

domenica 3 marzo 2013

corse di marzo



CORSE DI MARZO

Inclinato ti attendo –
come fronda a discese ventose
d’afose sponde ponti t’innalzo

in carne le furiose emozioni
di marzo nelle corse distese 
ci hanno come vanga scavato

un destino d’aria ricamato
immobile ombra e carne
ci annoda a perle e spini

verso voragini giornate
ai venti di attese vertigini
gemiti un gitano sogno vano.

G. Nigreti da Derive d'amore

mercoledì 27 febbraio 2013

Soltanto una rosa...

POESIA DELLA BELLA SERA di E. De Nora

Vorrei soltanto una rosa;
questa luce chiara e tiepida negli occhi,
e una rosa tra le foglie verdi.


Una rosa,
per guardarla, per riposarmi,
per sentire l’anima e vedere la sua;
per restare qui solo in silenzio,
in armonia con la sera incantevole.


Lasciare che il tempo, come una ragazza
sfogli la sua bianca corolla,
scegliendo, lasciando cadere
tra le cose, nuove cose;
il tempo di luce e d’ombra…


Vorrei soltanto essere
una dolcezza di fronte a un’altra;
vorrei soltanto sognarti;
vorrei una rosa, una rosa.

martedì 26 febbraio 2013

donne lontane

 

LA DONNA di Josep Palau I Fabre

 

Quante donne dormono
nei miei versi, ah,
per sempre...

(da Poemas de l’alquimista, 1952)

giovedì 14 febbraio 2013

de piedra una rosa


LA NIEBLA ENTORNO

Merodean nimbos piadosos
pálidas volutas indolentes
por el aire esfuman las horas

del pecho etérea te elevan
como de piedra una rosa
que de aridez marchita cae

en un marco de vacío
lejos – del refugio mudo
en un solo momento de viento
entre las insomnes colinas
sobre curvas de lácteo encanto 
una palidez débil aparece 
y te realizas en desnudos relieves. 

Lenta la noche esfuma las estrellas
cuando la niebla en torno humea faroles
veloces pisan tus inciertos tacones rosa nuevo
el negro adoquín frío ardiente de la noche.

G. Nigretti da Derive eretiche
Traduzione di L. Rado

lunedì 11 febbraio 2013

bianco


e nevica


nevicata

BIANCO


marmo la notte sfarina
sbatte l’ombra il fragore
a fiocchi fredda gli occhi.

È tardi.
Accanto di gioia rincasa
una voce – nel vuoto m’appende
di silenzio a un’assenza
uguale a un lume spento
in campo di croci.

G. Nigretti da Derive di Notte

venerdì 1 febbraio 2013

fra profonde valve


TRA COLLI

oggi tramonta spento
su orizzonti traballanti
il rosso sole – travolto
su le sponde l’hai trascinato
dove i sogni non traboccano

dalle labili sabbie traforate
dai tarli del tuo tragico abito
volano tre falene trafelate
di trainate sere strepitano
nelle trafitte orecchie mie

echi morti tracimano cimici
neri da l’incanto tradito
d’aria e gemiti ti trapassi
di vita spenta tracolli arida
trafugando le mie giornate.

Tranciate e vomitate le rivedo 
sulle trapunte del gelo notturno
mentre tracanno l’ultima tossina
traghetto l’ultimo sguardo fugace 
fra le profonde valve aperte ancora.

G. Nigretti da Derive amare