G. Nigretti da Di carte già sgualcite 2015 |
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sabato 15 ottobre 2022
venerdì 5 novembre 2021
lunedì 8 aprile 2019
fratello mio
Poesia di Tesfalidet Tesfom, migrante eritreo morto il giorno dopo il suo sbarco a Pozzallo del 12 marzo 2018. Dopo aver lottato tra la vita e la morte all’ospedale maggiore di Modica nel suo portafogli è stato ritrovato un foglio con un testo in tigrino ancora intriso di salsedine. Tesfalidet Tesfom è morto in Italia a causa della Libia.
Ho letto questa poesia, ed altre mie, alla XVII Giornata Mondiale della Poesia, Sala del Romanino, Musei Civici agli Eremitani, Padova
NON TI ALLARMARE FRATELLO MIO
Non ti allarmare fratello mio,
dimmi, non sono forse tuo fratello?
Perché non chiedi notizie di me?
È davvero così bello vivere da soli,
se dimentichi tuo fratello al momento del bisogno?
Cerco vostre notizie e mi sento soffocare
non riesco a fare neanche chiamate perse,
chiedo aiuto,
la vita con i suoi problemi provvisori
mi pesa troppo.
Ti prego fratello, prova a comprendermi,
chiedo a te perché sei mio fratello,
ti prego aiutami,
perché non chiedi notizie di me, non sono forse tuo fratello?
Nessuno mi aiuta,
e neanche mi consola,
si può essere provati dalla difficoltà,
ma dimenticarsi del proprio fratello non fa onore,
il tempo vola con i suoi rimpianti,
io non ti odio,
ma è sempre meglio avere un fratello.
No, non dirmi che hai scelto la solitudine,
se esisti e perché ci sei con le tue false promesse,
mentre io ti cerco sempre,
saresti stato così crudele se fossimo stati figli dello stesso sangue?
Ora non ho nulla,
perché in questa vita nulla ho trovato,
se porto pazienza non significa che sono sazio
perché chiunque avrà la sua ricompensa,
io e te fratello ne usciremo vittoriosi
affidandoci a Dio.
LE RONDINI
quando nere – sull’aspro inverno
di vento maestro lontano – e
dall’innato volare in alto
le belle migranti colmano
con le grazie di stormi tersi
il riguardare di noi umani:
senza ali e da terre galere e
su onde avverse e su ferri a spini persi
stanno gli umani che mai rimiriamo.
G. Nigretti da Derive di carta, 2015
DI SOLE E POESIE
Qui che reale muro non abbiamo
con occhi colmi di sole miriamo
dalle salse ringhiere del blu mare
ombre di mille naufraghi passare e
di schiena già neri ci rigiriamo:
come ai morti di nostre macerie
lontane e fra gemiti di sangue
colano le notti di chi lì langue
– qui di chi smena le poesie vane –.
G. Nigretti da Derive di scorie, 2016
martedì 26 marzo 2019
dialogo silente 1
SUI MASSI
lo spruzzare maestrale del mare
di candida nube accanto portava
bellezza – nell’involto pensiero
dell’essere scosceso – sui massi
a marea bassa di alta scogliera:
ma da qui non so se in sé fosse dea
o musa – o carta da rime disciolta
forse un volare di putride squame
che schianto di onda nel fondo ci porta.
G. Nigretti da Derive di Carta, 2015
A Giuseppe Nigretti (SUI MASSI)
non è solo “spruzzare maestrale dal mare”
ma lieto sopire-sopirsi tra pieghe-piaghe angusta
memoria di quando - te dentro- salivi rapide scale,
e “di candida nube accanto portava bellezza” ma
ancora “nell’involto pensiero” volava e tu chino
(tu prono) “dea o musa” non scorgevi ma -te dentro-
sapevi e allo stesso tempo… non sapevi affatto.
Questo. Questo il vero silenzio che parla e di parola-
parole è voce e tu -immenso- in luce traduci.
Marta Celio, 2019
giovedì 30 marzo 2017
o mondo
"CHE IL PARLAR DELLA TERRA INTENDA ALMENO" GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA Padova Zubar di Palazzo Zukermann |
se non fossi tu, oòh mondo! di verso
tondo – ma di lungo eguale ad un rigo:
sempre al tuo brigo non gireremmo
attorno. Forse per librarci appena
– da guitta rima che c’incatena –
sempre di schiena per derive andiamo
a fondo – se ossi rimando di nostri ali
nel già rotondo rimenare dei passi
cali a carte menando massi reali.
G. Nigretti da Derive di carta 2015
LUNA ESTIVA PIENA
La Pienaluna disse al Poeta:
“Nell’oscuro del mondo la voce mia è di sole
la tua è un lacero sudario per parole morte
un desolato calvario di sillabe storte…
e per aver luce la bolletta devi pagare”
Il Poeta rispose alla Pienaluna:
“Nel silenzio d’ogni novilunio porto la voce
l’urlo muto di chi cercandoti è già caduto
su questo oscuro andare di orme sole…
e con te e le parole saldo metà bolletta”
G. Nigretti da Derive di aria 2012
martedì 7 marzo 2017
la vita è
SUL BIANCO PIANO
Quando, senza gesto d’alcuna mano,
per faccende già di carta noi saremo
sfaccendati, e quella fiamma che muta
danza – lungo la combusta corsia
bianca – senza screzio e né armonia:
forse allora la nostra reale forma
che ci condanna, d’ombra sarà orma.
“La vita è una donna che danza”
e la Morte il cavaliere che guarda.
G. Nigretti da Derive di carta 2015
sabato 1 ottobre 2016
poeta legge poeta
Poeta legge poeta – intervento di G. Nigretti
Con questa coinvolgente iniziativa Alessandro Cabianca ci ha proposto di portare con noi un poeta guida, un poeta di riferimento…
Personalmente non è stata una facile scelta, almeno da un punto di vista cosciente, perché nella mia deriva poetica, più che ad un poeta guida, sento la vicinanza a diversi poeti italiani, in particolare:
Il Montale di Ossi di seppia – per la poetica del male di vivere
Il Quasimodo di Ed è subito sera – per la poetica della solitudine dell’uomo
O il Giudici di La vita in versi – per la poesia come necessità esistenziale
Ho qui con me la poesia di Quasimodo "Vento a Tindari". Poesia che racchiude in sé l’inquietudine, il dramma e le contraddizioni dell'uomo moderno.
La mia vicinanza al Quasimodo di Vento a Tindari è connessa anche, e non solo, al tema dello sradicamento dell'uomo, per la sua, e mia, personale condizione di esule volontario dal sud al nord Italia.
VENTO A TINDARI
Tindari, mite ti so
Fra larghi colli pensile sull’acque
Delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.
Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d’ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima
A te ignota è la terra
Ove ogni giorno affondo
E segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.
Aspro è l’esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo al buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.
Tindari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato.
Con la poesia dell’uomo esule, dell’uomo fuori suolo, "Vento a Tindari", ho portato, con grande umiltà, la mia "È domenica", poesia del 2011 che fa parte della sezione Derive straniere della raccolta Amare derive.
Il tema è la classica passeggiata estiva dei tranesi (Trani è la mia città natale) nel giardino pubblico sul mare, che al sud chiamano Villa.
È DOMENICA
e s’affolla d’ombre e genti
la Villa – bell’anima antica
verde a giuochi, a illusi amori
fra falciate aiuole – una poesia
di palme e lecci e pini e tamerici
(germoglia un fiore di nostalgia?)
in un angolo buio al cuore
una luce di viali e fontanelle
spingono famiglie e amorini
e giovani mogli coi carrozzini
e vecchi stanchi sui pesanti anni
e a gesti a gridi di voci e cicale
vanno tutti alle ringhiere di sale
a veder l’aroma acerbo del mare
(è un restare quel che m’assale?)
e s’alza d’esilio una nebbia accanto
all’essere mio non sfronda radici
e in quel che ero oggi erro straniero.
Oggi l’esule, il vero e tragico uomo fuori suolo è il migrante… da Derive di carta del 2015 leggo "Gli umani", poesia scritta osservando uno stormo autunnale di rondini in volo
GLI UMANI
Quando neri dall’innato alto
andar via – sull’autunno aspro
di vento maestro lontano –
i migranti quieti colmano
con grazie di nugoli tersi
il riguardare di noi umani:
senz’ali e già di terre neri
su onde avverse e spini di ferro persi
stanno gli umani che mai rimiriamo.
lunedì 21 marzo 2016
amare derive
Premio Letterario Nazionale "Andrea Torresano"
Gilgamesh Edizioni
Gilgamesh Edizioni
AMARE DERIVE di Giuseppe Nigretti
Opera Terza Classificata - Sezione Poesia - Asola 2016
Amare derive
Una poesia matura quella di Nigretti, nulla manca, ha tutti i tratti dei versi consapevoli: ogni dettaglio ha il suo posto, ogni dettaglio ha un perché. La poesia resta reale, tangibile: "che su questa distesa carta è il reale" come già il poeta stesso dice. Dentro questa reale percezione di quello che sta intorno, non mancano le sensazioni, spesso forti, del poeta. Il linguaggio è spesso evocativo, diventa mutevole, si preannuncia quasi come il verso fosse libero, eppure la classicità della tela disegnata dal poeta rimane; la struttura non tradisce se stessa, nei versi cade leggera, senza mai svanire. E' come se questa struttura, cercasse di radicare anche i sentimenti e dare loro una guida, perché chi c'è dentro la poesia non possa perdersi, non possa rimanere scollegato dalla realtà.
Anila Resuli
ANDANDO
Quel che
ci resta dell’andare nostro
e del vociare
assolato di confusioni
giocose,
son solo le sgualcite carte
della
lesta stagione: oggi già icone
di
condivisioni, apparse sbiadite
dall’iperico
spazio virtuale
già
sepolto di cosparse occasioni.
Ora senza
stazioni è il chiuso viaggiare: nella eco
d’una
vocale – che su questa distesa carta è il
reale –.
G. Nigretti da Derive di carta 2015
venerdì 1 gennaio 2016
giorni pieni
DI CARTA
ora che tutto t’è stato detto
“novo intatto sentier segnami,
o Musa” tu che già mi hai
di carta aperto giorni pieni
– di ombre senza più nome –
lungo la finale via albale,
donami ora in verbo reale
a bellezza di cielo con voce di mare:
il fulgore di salda terra d’amore.
ora che tutto t’è stato detto
“novo intatto sentier segnami,
o Musa” tu che già mi hai
di carta aperto giorni pieni
– di ombre senza più nome –
lungo la finale via albale,
donami ora in verbo reale
a bellezza di cielo con voce di mare:
il fulgore di salda terra d’amore.
G. Nigretti da Derive di carta 2015
martedì 17 novembre 2015
di credo
G. Nigretti - Parigi, Arco di Trionfo, La Resistenza |
ERAVAMO LÌ
ma ero da solo – nel buio forte
t’ho presa per mano e fuori
di corsa ti portavo lontano:
da quell’umane forme nere,
dal terrore nel vicolo cieco,
dove la morte fonda l’amore
per ogni dio da uomo creato
senza candore – a oriente e su terre
d'occidente – porta di credo guerre.
13 novembre 2015
G. Nigretti da Derive di carta 2015
martedì 18 agosto 2015
sempre
SEMPRE EGUALE
nell’eremo calare delle soglie
l’imago anima che ogni dì colma
l’opaco sguardo – sempre un boccale
mantiene in mano –: come di lacrime
sull’acque morte un dovunque di salme
muto sciama dall’inane pianale
colmo di orme vuote senza più porte
dove lì Dolle D. informe entra reale
sempre vitrea musa di parole vane.
nell’eremo calare delle soglie
l’imago anima che ogni dì colma
l’opaco sguardo – sempre un boccale
mantiene in mano –: come di lacrime
sull’acque morte un dovunque di salme
muto sciama dall’inane pianale
colmo di orme vuote senza più porte
dove lì Dolle D. informe entra reale
sempre vitrea musa di parole vane.
G. Nigretti da Derive di carta 2015
sabato 16 maggio 2015
primavera
SOTTO IL TETTO
di quel che sempre ci aspetta
non ci rendiamo conto mai
quando nel viavai, di noi fermi
sul monte di ablativi stava il cielo
ed il vento all’aria disse: “perdona
loro, perché non sanno quel che fanno”
colle pie parole e senza carne vera
un vacuo di primavera crudo porta
un sorgivo eco d’amore su carta.
G. Nigretti da Derive di carta 2015
sabato 14 febbraio 2015
dal buio
ANDANDO
Quel che ci resta dell’andare nostro
e del vociare assolato di confusioni
giocose, son solo le sgualcite carte
della lesta stagione: oggi già icone
di condivisioni, apparse sbiadite
dall’iperico spazio virtuale
già sepolto di cosparse occasioni.
Ora senza stazioni è il chiuso viaggiare: nella eco
d’una vocale – che su questa distesa carta è il reale –.
Quel che ci resta dell’andare nostro
e del vociare assolato di confusioni
giocose, son solo le sgualcite carte
della lesta stagione: oggi già icone
di condivisioni, apparse sbiadite
dall’iperico spazio virtuale
già sepolto di cosparse occasioni.
Ora senza stazioni è il chiuso viaggiare: nella eco
d’una vocale – che su questa distesa carta è il reale –.
G. Nigretti da Derive di carta 2015
domenica 4 gennaio 2015
nel vicolo
SUL TETTO
scaglia la pioggia un pigolar di voci
fallaci, di ombre già spoglie di sole
e di parole: – che al di là del tempo
a echi fatuo – a vera parvenza stanno
“a governar del visibile mondo tutte le cose”
sul tetto e da quel profluvio colando
a fiotti guardi e via mai non vanno
dalla casa o da piana caverna di carta.
Forse perché qui per terra c’è il parchè.
G. Nigretti da Derivedi carta 2015
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