da L’ablazione di Paolo Dodini
Tu muori nel tuo simbolo, ti spezzi
nella bocca e cadi nella lingua deserta, il tuo
ciottolo riluce di lontano – a volte
in queste notti della specie, l’antico
osso sillabico risplende improvviso
sull’orizzonte basso, tra la fumea dei roghi:
l’anca della voce, il segno che tu ritorni, o disconosciuta,
e sei fra noi come un pane dato, sprecato nelle tetre fami – verrà
la peste che ti ha maculata, la febbre che arse
la fronte spianata del vocabolo, se ne andrà
la lebbra nell’acqua della fonte, il fango dagli orci,
la melma nel riso, il buio dalla fronte.
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