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martedì 8 agosto 2017

d'ali straniero

GIORNI DI PAROLE

a pezzi di passato giacciono
nel biancastro pelago liquido
cercavano (un lemma di vita?)
in un fremito d’ali straniero
l’ultima voce di rosa sbiadita

è già secca come questa carta
bianca d’ossa nel sole pesante 
di grassa maceria e vuote ore 
la memoria su ci smena parole

di questo lèmure tempo
che a voragine ci aliena
                                    l’anima?
– un venticello di parole morte.

G. Nigretti da Derive straniere 2011

sabato 1 ottobre 2016

poeta legge poeta



Poeta legge poeta – intervento di G. Nigretti

Con questa coinvolgente iniziativa Alessandro Cabianca ci ha proposto di portare con noi un poeta guida, un poeta di riferimento… 
Personalmente non è stata una facile scelta, almeno da un punto di vista cosciente, perché nella mia deriva poetica, più che ad un poeta guida, sento la vicinanza a diversi poeti italiani, in particolare:

Il Montale di Ossi di seppia  – per la poetica del male di vivere
Il Quasimodo di Ed è subito sera – per la poetica della solitudine dell’uomo
O il Giudici di La vita in versi – per la poesia come necessità esistenziale

Ho qui con me la poesia di Quasimodo "Vento a Tindari". Poesia che racchiude in sé l’inquietudine, il dramma e le contraddizioni dell'uomo moderno.
La mia vicinanza al Quasimodo di Vento a Tindari è connessa anche, e non solo, al tema dello sradicamento dell'uomo, per la sua, e mia, personale condizione di esule volontario dal sud al nord Italia.


VENTO A TINDARI

Tindari, mite ti so

Fra larghi colli pensile sull’acque
Delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.

Salgo vertici aerei precipizi,

assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d’ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima

A te ignota è la terra

Ove ogni giorno affondo
E segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.

Aspro è l’esilio,

e la ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo al buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.

Tindari serena torna;

soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato.



Con la poesia dell’uomo esule, dell’uomo fuori suolo, "Vento a Tindari", ho portato, con grande umiltà, la mia "È domenica", poesia del 2011 che fa parte della sezione Derive straniere della raccolta Amare derive. 
Il tema è la classica passeggiata estiva dei tranesi (Trani è la mia città natale) nel giardino pubblico sul mare, che al sud chiamano Villa.


È DOMENICA

e s’affolla d’ombre e genti 

la Villa – bell’anima antica
verde a giuochi, a illusi amori
fra falciate aiuole – una poesia
di palme e lecci e pini e tamerici
(germoglia un fiore di nostalgia?)

in un angolo buio al cuore

una luce di viali e fontanelle
spingono famiglie e amorini
e giovani mogli coi carrozzini
e vecchi stanchi sui pesanti anni
e a gesti a gridi di voci e cicale

vanno tutti alle ringhiere di sale

a veder l’aroma acerbo del mare
(è un restare quel che m’assale?)
e s’alza d’esilio una nebbia accanto
all’essere mio non sfronda radici 
e in quel che ero oggi erro straniero.



Oggi l’esule, il vero e tragico uomo fuori suolo è il migrante… da Derive di carta del 2015 leggo "Gli umani", poesia scritta osservando uno stormo autunnale di rondini in volo


GLI UMANI

Quando neri dall’innato alto

andar via – sull’autunno aspro
di vento maestro lontano –
i migranti quieti colmano
con grazie di nugoli tersi
il riguardare di noi umani:
senz’ali e già di terre neri

su onde avverse e spini di ferro persi

stanno gli umani che mai rimiriamo.


domenica 18 agosto 2013

l'ora sirena



ANDAR STRANIERO

 

Andar straniero per strade
dove l’astro più non canta
di donna bellezza d’ombra accanto

azzurra di luce su ogni confine
l’ora sirena che viene d’incanto
da mare in cielo sussurra vele e
l’etereo volto al porto intorno

di angeli ardenti e fosforo piange
la notte – una via crucis di stelle
discende lungo le voci del mare
di ombre e di frontiere accende
la strada fra le braccia di pietra
un abisso emerge.

G. Nigretti da Derive straniere 2011

giovedì 8 agosto 2013

là s’invola



IN LIEVE PIOGGIA

vi è un’isola al di là
un’isola d’azzurro circoncisa
oltre il ricurvo orizzonte
talvolta il pensiero là s’invola
su segrete rive vola e s’infrange

in lieve pioggia a ignoti giorni
una paura di echi precipita
ombre di voci e incolte gioie
nell’onda la marea discioglie
una malinconia su la sabbia incisa.

G. Nigretti da Derive straniere 2011

mercoledì 7 agosto 2013

al di là


SU FOGLI E SPUME 

Oggi non ha orizzonti
solo macerie su la riva
remote parvenze esalano

da naufraghe derive su fogli
e spume il mare imbianca
ogni parola di morte rigonfia.

Oggi è tutto un precipizio
nel bianco ombre quiete vanno.
(al di là del velo nuoteremo ancora?)

G. Nigretti da Derive Straniere 2011

domenica 23 giugno 2013

straniero

«Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti»
Cesare Pavese


... E s’alza d’esilio una nebbia accanto / a l’essere mio non affonda radici / in quel che sono vago straniero.
G. Nigretti da È domenica, Derive straniere 2011

venerdì 2 novembre 2012

stanno

G. Nigretti "Senza titolo"

NOVEMBRE

Cadono di rosa gli ultimi petali
nel nulla dell’alba scolorano
di pioggia i colli, le case, i lumi
già freddi si oscurano ne gli occhi
lungo l’umida strada d’alberi muti
cade deserta la stagione d’ombre.

Si alza Novembre dalle foglie secche
bianche di nebbia nel campo dei morti
si odono voci e preghiere, di un giorno
al freddo dei marmi germogliano fiori.
Recisi.

G. Nigretti da Derive d'inverno


G. Nigretti "Senza titolo"

SEPOLCRI


Stanno – in quiete bianca
i marmi di assenti dimora
in terra d’ossa e cenere
le pacate anime tacciono
a lamenti a pianti di voci
davanti fiori e molli ceri

passo lividi cancelli
senza madonne o preghiere
a sillabe mute – Padre
al tuo bianco marmo porto
sempreverdi da lunghi anni
incolti come lapidi senza sguardi.

G. Nigretti da Derive straniere

martedì 17 luglio 2012

Vento di maestrale

DALLA SCOGLIERA


quest’anno il mare è
bianco come una puttana
su la via – d’illusi piaceri

penetro l’umido grembo
col duro tedio dell’inverno
pago, nel vuoto appena colmo
di lattea schiuma – un sorriso

lenisce la prodiga scogliera
nel sole, di ombre si allunga
di anni un soave attimo di ore
d’amore, dove le colsi il salso nettare
di questa scogliera – oggi straniera.

G. Nigretti da Derive straniere 

mercoledì 6 giugno 2012

TRANI





È DOMENICA


e s’affolla di genti e d’ombre
la Villa – bell’anima antica
verde a giochi a illusi amori
fra le falciate aiuole – una poesia
di palme e lecci e pini e tamerici
(si apre un volo di nostalgia?)

in dedalo angolo al cuore
una luce di viali e fontanelle
spingono famiglie e amorini
e giovani mogli coi carrozzini
e vecchi stanchi sui pesanti anni
e tutti: a gesti a gridi di voci e cicale

vanno a le pensili ringhiere di sale
a vedere l’aroma verde del mare.
(è un rimpianto quel che m’assale?)
E s’alza d’esilio una nebbia accanto
a l’anima mia non affonda radici
in quel che sono vago straniero.

G. Nigretti da Derive straniere