G. Nigretti, da Di sogni d'orfeo, 2013 |
martedì 22 febbraio 2022
venerdì 24 settembre 2021
venerdì 3 settembre 2021
mercoledì 25 agosto 2021
martedì 23 febbraio 2021
domenica 14 febbraio 2021
venerdì 5 febbraio 2021
giovedì 10 dicembre 2020
venerdì 4 dicembre 2020
del mio sangue
Sono miei figli, i Versi, del mio sangue.
Parlano, ma do loro le parole
come fossero pezzi del mio cuore
o lacrime sgorgate dai miei occhi.
Con un sorriso amaro vanno in giro,
perché insisto a dipingere la vita.
Li rivesto di sole e giorno e sole,
che cingeranno quando annotterò.
Signoreggiano in cielo e sulla terra.
Ma si chiedono cosa ancora manchi
per vincere stanchezza e noia, figli
che per madre conobbero la Pena.
Invano spargo il riso del motivo
più tenero, o del flauto la passione:
sono per loro un re inesperto, che
ha perduto l’affetto del suo popolo.
E languono, si spengono, e giammai
non smettono di piangere pian piano.
Mentre passi, o Mortale, guarda altrove:
o Lete, qua la nave tua, che sàlpino.
sabato 26 settembre 2020
nel tempo
La vita io l’ho castigata vivendola.
Fin dove il cuore mi resse
arditamente mi spinsi.
Ora la mia giornata non è più
che uno sterile avvicendarsi
di rovinose abitudini
e vorrei evadere dal nero cerchio.
Quando all’alba mi riduco,
un estro mi piglia, una smania
di non dormire.
E sogno partenze assurde,
liberazioni impossibili.
Oimè. Tutto il mio chiuso
e cocente rimorso
altro sfogo non ha
fuor che il sonno, se viene.
Invano, invano lotto
per possedere i giorni
che mi travolgono rumorosi.
Io annego nel tempo.
venerdì 11 settembre 2020
balenando in burrasca
GABBIANI di Vincenzo Cardarelli
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
venerdì 19 giugno 2020
ad altre rive
DOVE LA LUCE di Giuseppe Ungaretti
Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.
L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo.
venerdì 24 gennaio 2020
senza memoria
ora che fra le onde non più ti porgo
nel golfo vano il gran dono di miele
quello che ti spargo è questo suono
dal ramingo talamo del mare e
– senza memoria di piaga in mano –
sempre si slarga sul gramo ondare:
come il gorgo largo che non scorgo
dallo scoglio dalle scorie scosso
dove a sera naufragando albergo.
G. Nigretti da Fra le scorie, 2016
sabato 2 novembre 2019
oltre lo sguardo
I MORTI di E. Montale
Il mare che si frange sull'opposta
riva vi leva un nembo che spumeggia
finché la piana lo riassorbe. Quivi
gettammo un dì su la ferrigna costa,
ansante più del pelago la nostra
speranza! - e il gorgo sterile verdeggia
come ai dì che ci videro fra i vivi.
Or che aquilone spiana il groppo torbido
delle salse correnti e le rivolge
d'onde trassero, attorno alcuno appende
ai rami cedui reti dilunganti
sul viale che discende
oltre lo sguardo;
reti stinte che asciuga il tocco tardo
e freddo della luce; e sopra queste
denso il cristallo dell'azzurro palpebra
e precipita a un arco d'orizzonte
flagellato.
Più d'alga che trascini
il ribollio che a noi si scopre, muove
tale sosta la nostra vita: turbina
quanto in noi rassegnato a' suoi confini
risté un giorno; tra i fili che congiungono
un ramo all'altro si dibatte il cuore
come la gallinella
di mare che s'insacca tra le maglie;
e immobili e vaganti ci ritiene
una fissità gelida.
Così
forse anche ai morti è tolto ogni riposo
nelle zolle: una forza indi li tragge
spietata più del vivere, ed attorno,
larve rimorse dai ricordi umani,
li volge fino a queste spiagge, fiati
senza materia o voce
traditi dalla tenebra; ed i mozzi
loro voli ci sfiorano pur ora
da noi divisi appena e nel crivello
del mare si sommergono...
giovedì 17 ottobre 2019
menadi danzanti
A BUIO VOLO
da questa memoria di aria
sempre con occhi riappare
e lenta in afra nebbia scende
e in muto tempo frana la mente
piaga di ore a sorte già rafferme
e di vuoto tutte colme stanno
sul bordo di questo curvo stame
ombre brune spingono anni
distanti – da sementi a sciame
lasciate ai piedi ameni
di menadi danzanti
lungo la notte nulla
a buio volo di luna
una sirena che urla
rimbomba domestici camposanti.
G. Nigretti da Derive quiete, 2010/11
mercoledì 26 giugno 2019
quel che brucia
COLPI di Mario Luzi
La potatura d’alberi rintocca
colpo su colpo di pennato. Il freddo
fa rilucere i tagli ancora vivi.
Tempo che l’uomo in là con gli anni dice:
sono com’ero in compagnia del fuoco
che avviva e rode la sostanza, veglio
su quel che brucia e quel ch’è fatto cenere,
tengo fede ai pensieri d’una volta.
Pure non è gran cosa, è men che poco.
Anni, ancora, che quanto viene offerto
sotto la specie del dolore
tarda a farsi vita vera.
Per anni e anni
la vita segue la vita
con la fedeltà che ha l’ombra
mentre scorre il fiume,
mentre il filo d’erba trema
tra pala e pala della falciatrice
e l’uomo appena uscito dalla prova
integro o privato del suo bene
solleva il capo fino al nuovo colpo.
venerdì 26 aprile 2019
la nostra distanza
I LEONI SUL SAGRATO di Mariagloria Sears
C'è un luogo dove dormi
e il tuo respiro
io non lo sento, non lo sento mai.
Fra i nostri due riposi
è la città spavalda
strade, fragori, alterchi, gente e tetti
e come due leoni sul sagrato
remoti e fermi, chiusi in una forma,
noi vigiliamo la nostra distanza.
martedì 26 marzo 2019
dialogo silente 1
SUI MASSI
lo spruzzare maestrale del mare
di candida nube accanto portava
bellezza – nell’involto pensiero
dell’essere scosceso – sui massi
a marea bassa di alta scogliera:
ma da qui non so se in sé fosse dea
o musa – o carta da rime disciolta
forse un volare di putride squame
che schianto di onda nel fondo ci porta.
G. Nigretti da Derive di Carta, 2015
A Giuseppe Nigretti (SUI MASSI)
non è solo “spruzzare maestrale dal mare”
ma lieto sopire-sopirsi tra pieghe-piaghe angusta
memoria di quando - te dentro- salivi rapide scale,
e “di candida nube accanto portava bellezza” ma
ancora “nell’involto pensiero” volava e tu chino
(tu prono) “dea o musa” non scorgevi ma -te dentro-
sapevi e allo stesso tempo… non sapevi affatto.
Questo. Questo il vero silenzio che parla e di parola-
parole è voce e tu -immenso- in luce traduci.
Marta Celio, 2019
lunedì 31 dicembre 2018
tormenta colma
SU UN FILO DI ARIA
spesso l’albina voce che ci vive
ballando attorno si è vista uscire
– dall’ombra peregrina dell’anima – e
per l’eterea stanza è l’irruenta
che di giorno non ci fa più girare a
tormenta colma di orba nostalgia:
perché con sola mano noi scaliamo
la parola che sul bianco non lascia
spazio di voce all’ombra funambola.
G. Nigretti da Derive di ombre, 2018