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lunedì 25 dicembre 2017

scritta nebbia


QUADRETTO DI NATALE

Ed anche quest’anno discende
sovrana morbida – di vanagloria 
le strade della notte spoglia 
             e le fatue luci alle case affonda 
                        e dallo spurio amore 
l’aria a colline stanche scioglie 
                 e nel buio le adunche stanze 
         già spente di quiete e voce
da quel nome distoglie 
che al di là di mute memorie
                    ombra d’anima qui rinasce 
e questa scritta nebbia mai dissolve.

G. Nigretti da Derive urbane 2012/13

lunedì 7 dicembre 2015

per un po'



PER-UN-PO’

Com’era tenue nell’attesa
 [già tediosa]
dove incurva, oggi acuta,
respira, allunga e sale
verso l’alcova dimora urbana
[a ore]
quella salita già discesa:

– Dove passano veloci vagoni
colmi d’ombre vanno e
vengono da chi per-un-po’
di quella quiete attende.

– Dove di nera pelle e torpori
[a ore] per-un-po’
incarnano voce le straniere
in molli carni crude d’amore

[una mi disse: “fare bene amore”]

ed io, per-un-po’, di ore
in voce verde e bagliori
lungo quella lunghissima discesa
[già per gl’inferi?] scendevo

e tu salivi rapida, sempre pallida
barbara con la dura cavalla nera
per-un-po’
morgana muta è risalita ancora.


G. Nigretti da Derive Urbane 2012/13

mercoledì 1 gennaio 2014

fra le mani



Oggi hanno un anno in più / quei morti giorni che ci hanno / senza più nome sfogliato (forse / sarebbe meglio dire strappato) / il cuore e i calendari

GIÀ FREDDI FRA LE MANI

Così la parola mia
scesa in me parlava
in quell’essere primo
di questa nuova scena.

Ora dimmi mia parola:
dove sono quelle ore
morte su i calendari di ieri?
forse sono…           ricordi

accadde come a quello
stanco paia di mocassini miei
ed anche a gli scarni desideri
già freddi fra le mani
che per aria o nei rifiuti
li ha li abbiamo
in un solo fiato via gettati.

Ed anche questo finirà
prima o poi. Su di un foglio.
Uguale a quelli?
forse – senza dubbio alcuno
fra ottomila-e-settecentosessanta ore
anch’esso lo butteremo in una buca
senza voce e carne d’ombra alcuna.

G. Nigretti da Derive urbane 2012/2013

sabato 11 maggio 2013

oscura calma


LE LUCCIOLE

Quando spenta si è ogni luce
Quando l’ultimo sguardo volge
Là di fronte sempre solo scorge
Dell’urbano voi sole già stupore
Incolore su questa oscura calma

Quando lenta la notte ci porta
Verso quella sola terra nostra
Di sogni d’orfeo e molle orrore
Come le altissime mute sorelle
Ci guardate?

E dal velo uguale tutte quante
Forse guardate questa spoglia
Stagione – nuda di quiete
E colma di sola quiete.

E quando non più?
Forse nel nulla ci sarà pace
Quella quieta senza luce
E lucciole di luce.

G. Nigretti da Derive urbane 2013

domenica 31 marzo 2013

parigi



PARÌ

Padana memoria
e bagaglio a mano
di maceria lontana
porta il viandante di latta
in parole tuttora di carta

d’ali infermo mi stendo
nell’andare molle del fiume
sotto la Torre di ferri e
sguardi e fiori verdi… curvi
di ghisa che non respirammo

nel cunicolo grembo
di bitumi e fragori
strabico vago
fra parvenze morbide
d’antico sguardo colme

e in questo stormire fermo
d’ombra innocua di derma
uguale a statua pallida
senza pena di carne e lama
m’avvolgo di Parì e dormo.


G. Nigretti da Derive urbane 2012/13

martedì 1 gennaio 2013

quadretto per le feste


QUADRETTO DI NATALE

ed anche quest’anno discende
morbida
  nella notte già spoglia
di gloria nel cielo per le strade
dalle case le fatue luci affonda
sovrana candida
                              e tutta sfoglia
da questo spurio amore la città
        e le colline già nel buio stanche
 e le morte stanze senza quiete
e voce intorno scolora da quel nome
e ombra – che al di là della memoria
dentro me rinasce –
e questa nebbia non discioglie.

G. Nigretti da Derive urbane

martedì 25 dicembre 2012

rossa nebbia

Tramonto di nebbia
PRIMA CHE RIAPPAIA

Quando sbianca ogni parola
e lo sguardo stanco nasconde
pallido, ed ogni ombra che
il volto ti riaffiora sbiadisce

non sei nel vuoto che ridice
scialbo ogni eco e lo rimanda
lontano, come in quel primo
grembo di non essere nato.

Non sei in quel vuoto ovattato
uguale a questa coltre di ore
già morte prima
che riappaia fragoroso il sole.

G. Nigretti da Derive urbane