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giovedì 14 febbraio 2019

mitologie


È L'AMORE di Jorge Luis Borges

È l’amore. Dovrò nascondermi o fuggire.
Crescono le mura delle sue carceri, come in un incubo atroce.
La bella maschera è cambiata, ma come sempre è l’unica.

A cosa mi serviranno i miei talismani:
l’esercizio delle lettere, la vaga erudizione,
le gallerie della Biblioteca, le cose comuni,
le abitudini, la notte intemporale, il sapore del sonno?
Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo.

È, lo so, l’amore: l’ansia e il sollievo di sentire la tua voce,
l’attesa e la memoria, l’orrore di vivere nel tempo successivo.
È l’amore con le sue mitologie, con le sue piccole magie inutili.

C’è un angolo di strada dove non oso passare.

Il nome di una donna mi denuncia.

Mi fa male una donna in tutto il corpo.

sabato 23 gennaio 2016

è così

NOTTE STELLATA di Anne Sexton

Questo non mi impedisce di avere un terribile bisogno di - devo dire questa parola? - religione. Allora esco di notte a dipingere le stelle.
Vincent Van Gogh in una lettera al fratello

La città non esiste
se non dove un albero dai capelli
neri scivola via, come una donna
annegata nel cielo caldo. Tace,
la città. Bolle la notte, con dieci
e una stella. Oh notte stellata,
stellata notte! È così che voglio
morire.                                                          

Si muove. Sono tutti quanti vivi.
Quando la luna rompe le catene
arancioni che la legano e spruzza
bambini dai suoi occhi, come un dio,
il vecchio serpente, senza esser visto
divora le stelle. Oh stellata notte,
notte stellata! È così che voglio
morire:

in questa strisciante bestia notturna,
risucchiata tutta dentro nel grande
drago, separata
dalla mia vita senza una bandiera,
senza pancia
né grido.

venerdì 12 dicembre 2014

fru fru

















 VELOCE SBIADISCI

Dove sei tenero amore
di~letto?
ho letto l’odorate parole
sudate
tra tremiti hai sorpreso
i peri miei .

Ma come hai fatto senza pascoli
di leopardi?
fra i quadri e i cento colorati
piatti – di uno che
da un fru fru fra le fratte
versarti voleva sulle sponde di levante.

Sempre cara di quella siepe
Rimani
Dove dell’ultimo orizzonte
Escludi voce
Mirando d’infinito parole
In profondissimo dolore
Veloce scolori
Di là dell’erme tende
Fiorate
Fra strappi e rammendi
Comparando vai
Il silenzio coniugale
E la morta stagione nuziale
Annegata nel canale
Del quotidiano naufragare.

G. Nigretti da Derive amare 2004/05

sabato 26 ottobre 2013

sempre



...

oggi di nero asfaltata – dietro opachi vetri spenti
m’addormo, fra le vuote ombre di vino o di mute
passanti sotto, e sotto crolli le terrazze sono crollate
disfatte da sigillate inferriate di blu asfalto ghiacciate.


(e polvere calda sfuma
il lontano corpo gravido
e dipinge i lisci suoi occhi neri
e veri e mai indiani e padani
e oggi la rimpiango
dentro il fango già rappreso ieri
con le bianche ultime perle vere
che accolse solo fra le socchiuse mani)


E il nero rondone andò e alto veleggia ancora
e l’inferriata salda iniziò di secchi serti a sfiorire

e venne Pandora con Caino e tutta gramigna seminò
e venne Brillina con sacchi e velli e donò un regalino
e venne Dolorina con stille e stalle e lanciò un sassino
e venne Nanina con tacchi e santi e volle il librettino
e venne Ilioina con lingue e pianti e lasciò un pelino

e giunse questo Giugno con le secche piogge
e indietro impermeabili porta
e indosso commosso il sommo vuoto
di quest’ultimo annoso giorno.

G. Nigretti, frammento di17 giugno, da Derive eretiche 2009

martedì 18 giugno 2013

di caffè




IL GIORNO RITORNA

e gesti eguali si rifanno
a l’alba ne l’ombra fredda
l’acqua sgocciola lenta
la cucina di caffè quieta
odora le stanche spoglie
di ieri

il giorno avanza
un cielo di biacca raggela
a pioggia battente le ore
nella risacca le memorie
fluttuano il muto cenere
da ogni fuoco spento
ai bordi di andate strade
risento le orme discese
in ogni notte d’asfalto
nel tempo che sfuma
fra questi murmuri di scrittura
bevo di silenzio un caffè amaro.

G. Nigretti da Derive quiete 2010/11

lunedì 3 giugno 2013

oppure

 Ti amo perché non ti odio più
 perché posso perdonarmi
 di non riuscire più ad odiarti  

sabato 1 giugno 2013

o~dio


Un giorno io… di Alda Merini

Un giorno io ho perso una parola
sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta
Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci
Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c’è risposta.
Io le mie poesie le ho buttate
non avevo fogli su cui scriverle.
Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio
qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato.
Pensavo che per loro non c’erano semafori, castelli e strade.
Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini.
Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare
un santo che non aveva le catene, non era un malfattore,
l’unica cosa che avevo avuto in questi anni.
L’avrei seguito
finché un giorno non sapevo più innamorarmi.
È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella.
Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza.
Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi.
Sono morta nell’indolenza.


Ti odio perché non ti amo più di Patrizia Cavalli

Ti odio perché non ti amo più,
perché non posso perdonarti
di non riuscire più ad amarti.

mercoledì 2 maggio 2012

ROMA

dal Gianicolo
Roma, ne l'aer tuo lancio l'anima altera volante:
accogli, o Roma, e avvolgi l'anima mia di luce.


Caravaggio - Vocazione di San Matteo - San Matteo e l'angelo
San Luigi dei Francesi

Pantheon

Bernini - Estasi di Santa Teresa
Santa Maria della Vittoria

Bernini - Beata Ludovica Albertoni
San Francesco a Riva

Bernini - Piazza San Pietro

Michelangelo - Pietà

Fontana di Trevi

l'ora suprema calando con tacita ala mi sfiori
la fronte, e ignoto io passi ne la serena pace;

Riva di Traiano

O nave che attingi con la poppa l'alto infinito,
varca a' misterïosi liti l'anima mia.


versi liberamente tratti da Roma di Giosuè Carducci