martedì 24 giugno 2025

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 Carlo Gozzi scrive del fratello Gasparo

«Mio fratello Gaspare s’era già ammogliato per una geniale astrazione poetica perché apprese da Francesco Petrarca ad innamorarsi».

Segue il ritratto della Bergalli, moglie di Gaspare: 

«Una giovane, che aveva però due lustri più di lui, ch’era di nome Luigia, di cognome Bergalli, e tra le pastorelle d’Arcadia Irminda Partenide, poetessa di fantasia... fu la Laura del mio fratello, il quale... se l’ha sposata petrarchescamente, ma legalmente». «Questa femmina (sovrana d’un regno tisico) di fervida e volante immaginazione, perciò abilissima a’ poetici rapimenti volle... regolare le cose domestiche disordinate; ma i suoi progetti e gli ordini suoi non poterono uscire da’ ratti romanzeschi e pindarici... Mi narrava le imprese che aveva fatte, quelle che intendeva di fare, che, per dire il vero, non erano che poetiche bestialità».

Ritratto della famiglia di Carlo Gozzi e della Bergalli

Nella Prefazione del Gargiolli alle Poesie di Gaspare Gozzi il critico rincara la dose: «E poi che ebbe egli cantato ben bene questa sua Laura, se la fece sposa nel trentotto per una geniale distrazione poetica, come dice il fratello Carlo benché ella fosse nata più che dieci anni prima di lui. Ma questa moglie non poco nocque al nostro Gaspare. Gli affari della sua casa non andavano bene da molti anni, fìno da quando Giacomo, il padre di lui, aveva sposata la Tiepolo: perocché ognuno che abbia fior di senno saprà imaginare, come dice N. Tommaséo, qual disordine dovesse portare nella testa e nella casa d’un nobiluccio di pròvincia, splendido per natura, sbadato per letteratura, una moglie avvezza alle pompe oziose, a’ comandi assoluti, alle inuguaglianze nelle abitudini, nell’umore, e sin negli affetti; una moglie che lo fa ricco di nove figliuoli; che non sa vivere in campagna né sola; che non intende ragione del risparmiare, perché nacque di quella pianta di che si fabbricano le dogaresse; che, pel privilegio de’ natali, pretende d’avere nel patrimonio comune un patrimonio suo, un governo domestico nel governo; donna insomma che condiscende a essere moglie, e n’esercita saporitamente i diritti, ma non indovina gli uffizi di consorte, e, se era caduto in cattive acque il patrimonio de’ Gozzi per la madre gentildonna, come non doveva andare di male in peggio allora che, ammogliatosi Gaspare a una poetessa, che non gli portava in dote che le aride campagne di Arcadia, ma che lo faceva padre di cinque fìgli, a lui fu affidata la cura delle faccende domestiche; a lui che incapace a far da massaio abbandonava ogni ingerenza alla moglie, famosa per le sue poetiche bestialità e per l’amministrazione pindarica. Le strettezze gli crescevano ogni giorno; ed ei dovette durare in esse gran parte della sua vita».


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