mercoledì 2 luglio 2014
lunedì 30 giugno 2014
a l'amo
VILLANE FACCIATE
La prima sensazione volare
poi mi ha ripreso all’amo
di una felicità non contagiosa
dopo il crollo chiarificatore
di ogni sereno dubbio interiore.
Nel naufragio c’è la rinascita
quindi a manca sicuro navigo
nei placidi porti non guado
della assenza sua odorano.
. . . . . . . . . .
Fuori dai densi
piaceri
rimpiante stagioni
percorri
nel dolo a briglie
sciolte
ti trottano al cocchio
del fantoccino –
nero
ogni notte dal
chiuso scuro
attendi che a
stelle rosa e
gialle tinte nel
buio dipinga
il fiele delle villane
facciate
flesse nello specchio
sbiadito
dall’eclisse quotidiano.
G. Nigretti da Derive Amare 2004/05
sabato 28 giugno 2014
percorsi
ECHI di Alessandro Cabianca
Sono specchi ed echi, sono labirinti
di parole, forme concluse ed ombre,
scritture a margine e infiniti
intrecci, di segno in segno,
attraversamenti, o di sogno in segno;
mostrano il passaggio degli sconosciuti,
i transiti delle muse, poemi provvisori,
inconclusi, unici o replicanti,
percorsi dell'acqua e del fuocogiovedì 26 giugno 2014
e chi ascolta
E CHI ascolta di Giuseppe Ferraboschi
E CHI ascolta
le parole che si allontanano,
gli agrodolci suoni
all'inane ricerca di Narciso,
folle amante dello specchio che traspare,
amore perfetto che sussiste,
ma non esiste mentre invece insiste
nell'impossibile vedere?
E CHI attende l'abbraccio mortale?
Eco notturna dei passi
crepitio delle foglie secche
nel vecchio petto dell'amato
E CHI ascolta
le parole che si allontanano,
gli agrodolci suoni
all'inane ricerca di Narciso,
folle amante dello specchio che traspare,
amore perfetto che sussiste,
ma non esiste mentre invece insiste
nell'impossibile vedere?
E CHI attende l'abbraccio mortale?
Eco notturna dei passi
crepitio delle foglie secche
nel vecchio petto dell'amato
Ma il cielo è uno specchio scuro
che riflette i pensieri di Narciso:
baluginio di stelle, misteriosa gioia.
Raggiungerle? Un tuffo
del cuore verso l'alto.
Notturno Icaro, non bruceranno le tue
ali
mercoledì 18 giugno 2014
se mi leggi
SIRIA di E. Montale
Dicevano gli antichi che la poesia
è scala a Dio. Forse non è così
se mi leggi. Ma il giorno io lo seppi
che ritrovai per te la voce, sciolto
in un gregge di nuvoli e di capre
dirompenti da un greppo a brucar bave
di pruno e di falasco, e i volti scarni
della luna e del sole si fondevano,
il motore era guasto ed una freccia
di sangue su un macigno segnalava
la via di Aleppo.
Dicevano gli antichi che la poesia
è scala a Dio. Forse non è così
se mi leggi. Ma il giorno io lo seppi
che ritrovai per te la voce, sciolto
in un gregge di nuvoli e di capre
dirompenti da un greppo a brucar bave
di pruno e di falasco, e i volti scarni
della luna e del sole si fondevano,
il motore era guasto ed una freccia
di sangue su un macigno segnalava
la via di Aleppo.
martedì 17 giugno 2014
di-aria
da Diario Di Aria 206 fotografie- |
DIARIO DI-ARIA
note dal bordo per L.M
Di sole profumata
nell’ombra illuminata
tra mare e sassi
rilassata serena sirena!
Convessa ondina
di liquido di seta
di schiuma protegge
chi nel lato emerge.
Dal bordo deciso
nella deriva aspetta
mare che porta
una zattera. Morta?
Luna levigata
pelle ondulata
senni intrecciati
di latta bagnata.
Luna pelosa
casa prodigiosa
entra lo sguardo
appare la sposa.
intrecciata e~lavata
trama quadrata~non salva~la cassa girata
trama spigata fronda spezzata palla maculata
gabbia sradicata sacco di~chele
secchio~rigato guanto~imbottigliato
messaggio arrivato!
angolo di~cassa palla~di piume?
frammenti di~mele rovi di trine
cassa di cola spine~di casa~casa~di
spine
intrecci di~rami pupa seduta pupa sdraiata
cassetta voltata camera bucata
latta plasticata mano arenata
bambino ombrato
fa cenno col capo
rami~di trine pelle di~spine
sacco di~testa perduta
nassa scassata lampadina fulminata
zoccolo di fata bandiera inclinata pozione avvelenata
magia salvata!
Capro addormentato
nella casa vuota catturato
nel tranello si riflette
chi l’inganno ti promette.
Luna calpestata
su le orme ti ho inseguita
fra luci e oscurità
nell’ombra dell’ambiguità.
croce trafitta pinna abbandonata
valigia scoperchiata ala ondulata~di plastica
scassata
porta rullino vasino
allontanata~arrotondata~avvicinata poltrona abbandonata
cavallino da bambino
allonatanato~arrotondato~avvicinato cappotto perduto
Nella trama fermàti
per il falso uniti
nel riflesso si è prostrato
il dolore che hai celato.
frutta selecta casa difetta
padre madre prole
senza parole
Sul trono si è posata
la stirpe ha diviso
di lato sdraiata
l’occhio si è reciso.
Di spalle si scruta
nel cerchio spezzato
l’enigma è s~velato
lo sguardo si è voltato.
Famiglia naufragata
nell’origine si è cercata
la finzione non proietta
e la maschera è offerta.
Di spalle è tornata
la poltrona è occupata
il padre progetta
il tempo disdetta.
Nello specchio velato
l’abbraccio negato
il figlio si è creato
la speranza ti ha donato.
La magia è fatta!
e lo sguardo riflette
il vuoto specchio
che Narciso ti dette.
Finalmente sedotti
sulla riva sdoppiati
di spalle corriamo
mentre il volo prendiamo
nell’ombra
che nella caduta bramiamo.
G. Nigretti da Derive deserte 1994/01
domenica 15 giugno 2014
strappo
15 Giugno 2014 a Dairago (Mi) Nigretti in assenza è presente con tre poesie a: Memorie - Poesia A Strappo - Circolo Poetico Correnti
SOLO IL SILENZIO
Verso un vuoto di mare
passa di sassi un giorno
agro di memorie morde
nell’aria un frùscio lieve
di burro e fragole eri
sul pane caldo del mattino
di quell’hotel alla scogliera
solo il silenzio rimane
solo come un cane morde
la carne che resta maceria
sulle onde la marea sfracela
un galleggiare di gabbiani
a sequele uguali a orme
di ombre sulla sabbia.
G. Nigretti da Derive di notte 2009/10
La manifestazione, ideata nel 1995 a Crema dal Circolo Poetico Correnti, itinerante per piazze e luoghi d'Italia, permette al visitatore-lettore di creare una piccola antologia personale di poesie, attraverso il libero strappo dei testi degli autori esposti.
sabato 7 giugno 2014
c'era sulle tue
ONORIFICENZA di Oskar Pastior
Tutto in te era estraneo,
carne cresciuta in case sconosciute,
imbevuta d'ore d'altra gente,
dei profumi di lontane contemporaneità
e di pensieri che
mi si presentavano come scrittura a specchio.
Addirittura portavi ali
mai viste prima:
venate di cifre e fumo come il corno e
scure nella richiesta seria.
Sale c'era sulle tue labbra,
quando il tuo sguardo
lanciò la stella nera.
Questa io porto sul mio cuscino
ed è onorificenza al mio
sogno autunnale.
Tutto in te era estraneo,
carne cresciuta in case sconosciute,
imbevuta d'ore d'altra gente,
dei profumi di lontane contemporaneità
e di pensieri che
mi si presentavano come scrittura a specchio.
Addirittura portavi ali
mai viste prima:
venate di cifre e fumo come il corno e
scure nella richiesta seria.
Sale c'era sulle tue labbra,
quando il tuo sguardo
lanciò la stella nera.
Questa io porto sul mio cuscino
ed è onorificenza al mio
sogno autunnale.
mercoledì 28 maggio 2014
new website
Carissimi, vi invito a visitare il mio nuovo sito web: Labyrinth
www.nigretti.it
sono molto gradite critiche, suggerimenti e osservazioni
grazie
www.nigretti.it
sono molto gradite critiche, suggerimenti e osservazioni
grazie
sabato 24 maggio 2014
o sorella
CANTO PRIMO di G. Ungaretti
O sorella dell'ombra,
notturna quanto più la luce ha forza,
m'insegui, morte.
In un giardino puro
alla luce ti diè l'ingenua brama
e la pace fu persa,
pensosa morte,
sulla tua bocca.
Da quel momento
ti odo nel fluire della mente
approfondire lontananze,
emula sofferente dell'eterno.
Madre velenosa degli evi
nella paura del palpito
e della solitudine,
bellezza punita e ridente,
nell'assopirsi della carne
sognatrice fuggente,
atleta senza sonno
della nostra grandezza,
quando m'avrai domato, dimmi:
nella malinconia dei vivi
volerà a lungo la mia ombra?
O sorella dell'ombra,
notturna quanto più la luce ha forza,
m'insegui, morte.
In un giardino puro
alla luce ti diè l'ingenua brama
e la pace fu persa,
pensosa morte,
sulla tua bocca.
Da quel momento
ti odo nel fluire della mente
approfondire lontananze,
emula sofferente dell'eterno.
Madre velenosa degli evi
nella paura del palpito
e della solitudine,
bellezza punita e ridente,
nell'assopirsi della carne
sognatrice fuggente,
atleta senza sonno
della nostra grandezza,
quando m'avrai domato, dimmi:
nella malinconia dei vivi
volerà a lungo la mia ombra?
sabato 17 maggio 2014
chiudere il cielo
ATTESA DI NIENTE di Raffaele Carrieri
La luce non mi è stata compagna
sulla terra né l'acqua sorella.
L'affabile acqua piovana
che materna addormenta
il vecchio gabelliere
e la giovane rana.
Avrei voluto chiudere il cielo
come una semplice porta
per restare una giornata
acquattato sull'erba
in attesa di niente.
La luce non mi è stata compagna
sulla terra né l'acqua sorella.
L'affabile acqua piovana
che materna addormenta
il vecchio gabelliere
e la giovane rana.
Avrei voluto chiudere il cielo
come una semplice porta
per restare una giornata
acquattato sull'erba
in attesa di niente.
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Poesia
mercoledì 30 aprile 2014
4 parole e carne
IV LE DUE
Della
Dolle D. l’altre m’han detto
Di
quand’ella queste sul web lesse
Ed uguale
ad un’antefissa permase
La
notturna vanessa, tutta turbata da
Come
quel che ero fosse ora in basso
Fondo caduto:
di sensi parole e carne
– “con quelle due amanuensi puttane“–.
Ma Dolle
D. dalle poesiole si fa sempre abbindolare:
Le due
donne? son solo un’estetista e una sciampista.
G. Nigretti da Derive quotidiane 2013/14
martedì 29 aprile 2014
3 cima sfiora
III LA SECONDA
Non da meno
di voce compiace
E nel
vano è, con nirvana mano
Procace
uguale – a vestale indiana –
Che a madidi
palmi cima sfiora:
E lo fa
tutto prima spumeggiare
E d’essenze
essenziali poi venire
Infinito
puntiglio di riprincipiare.
Il di
lei nome che accennar non voglio
È
d’ebbrezza aerea che si fece cortezza.lunedì 28 aprile 2014
2 un sospiro
II FRA LE DUE
Quella
che-mi-fa in poco d’ora
Ed ha il
vello bello liscio e tutta
La
dervìscia mano di foco tatuata
È la
mora: – geisha un po’ crudele –
Quando il
nudo percepito del mio
Guardo, di
oli e calde cere deflora
Da tutto
quel macello appesantito.
Ed è di
voce e nome soave da sembrare
Un
sospiro in volo d’uccello fuoruscito.
G. Nigretti da Derive quotidiane 2013/14
sabato 26 aprile 2014
1 colle mani
I QUELLE DUE
Ora che assiso
o steso, con un palpito
Di palmo,
mano dita o altro, nel vano
Dell’ozioso
divano o dell’indolente
Lettino –
e senza neppure amarmi –
Ci son
solo quelle due a palparmi:
Su
appuntamento e dietro compenso
Delle
occasionali prestazioni manuali
In
libertà esercitate; quelle che di mane o
sera in gratùito
privato son da voi praticate.
G. Nigretti da Derive quotidiane 2013/14
giovedì 10 aprile 2014
immobile e chiusa
You, wind of March di Cesare Pavese
Sei la vita e la morte.
Sei venuta di marzo
sulla terra nuda -
il tuo brivido dura.
Sangue di primavera
- anemone o nube -
il tuo passo leggero
ha violato la terra.
Ricomincia il dolore.
Il tuo passo leggero
ha riaperto il dolore.
Era fredda la terra
sotto povero cielo,
era immobile e chiusa
in un torpido sogno,
come chi piú non soffre.
Anche il gelo era dolce
dentro il cuore profondo.
Tra la vita e la morte
la speranza taceva.
Ora ha una voce e un sangue
ogni cosa che vive.
Ora la terra e il cielo sono
un brivido forte,
la speranza li torce,
li sconvolge il mattino,
li sommerge il tuo passo,
il tuo fiato d'aurora.
Sangue di primavera,
tutta la terra trema
di un antico tremore.
Hai riaperto il dolore.
Sei la vita e la morte.
Sopra la terra nuda
sei passata leggera
come rondine o nube,
il torrente del cuore
si è ridestato e irrompe
e si specchia nel cielo
e rispecchia le cose -
e le cose, nel cielo e nel cuore
soffrono e si contorcono
nell'attesa di te.
È il mattino, è l'aurora,
sangue di primavera,
tu hai violato la terra.
La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte.
Il tuo passo è leggero.
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Poesia
mercoledì 2 aprile 2014
tra i due muri
APRILE-AMORE di Mario Luzi
Il pensiero della morte m’accompagna
tra i due muri di questa via che sale
e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di primavera irrita i colori,
stranisce l’erba, il glicine, fa aspra
la selce; sotto cappe ed impermeabili
punge le mani secche, mette un brivido.
Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
che in un turbine chiaro porta fiori
misti a crudeli apparizioni, e ognuna
mentre ti chiedi che cos’è sparisce
rapida nella polvere e nel vento.
Il cammino è per luoghi noti
se non che fatti irreali
prefigurano l’esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono divenuto
che m’aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole!
È incredibile ch’io ti cerchi in questo
o in altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un’età, la mia,
che s’aspetta dagli altri
quello che è in noi oppure non esiste.
L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest’attimo.
Il pensiero della morte m’accompagna
tra i due muri di questa via che sale
e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di primavera irrita i colori,
stranisce l’erba, il glicine, fa aspra
la selce; sotto cappe ed impermeabili
punge le mani secche, mette un brivido.
Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
che in un turbine chiaro porta fiori
misti a crudeli apparizioni, e ognuna
mentre ti chiedi che cos’è sparisce
rapida nella polvere e nel vento.
Il cammino è per luoghi noti
se non che fatti irreali
prefigurano l’esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono divenuto
che m’aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole!
È incredibile ch’io ti cerchi in questo
o in altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un’età, la mia,
che s’aspetta dagli altri
quello che è in noi oppure non esiste.
L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest’attimo.
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Stra
lunedì 24 marzo 2014
la poesia
22 marzo Giornata mondiale della Poesia 2014 a Padova - ZuBar di Palazzo Zuckerman |
SPUME DI SPOSA
Come
sono fasulle
se di
sole non ti abbagliano
sembrano
perfino abbaiare
a l’aria
di una luna lontana
altre a silenziose
vulve si svelano
di
madreperla su l’onda del cielo
fanno
pure dolci spume – di sposa
e lontano
s’involano come gabbiano.
Le
nuvole mie fingono leggere
di
essere tutto, anche amore
ma poi a
piombo ti cadono
addosso: e sono uragano.NEL VUOTO VENTO
Sì!
le ha fatte tutte arrabbiare
e
in tutta fretta
tutte
via sono andate
lasciando
un vuoto
sconsolato
di aria
nell’aria
svuotata
da tutta la spuma
di Dio
e da ogni guscio
vuoto
per qualsivoglia fantasia.
Così il poeta
mulinando fogli
nel vuoto vento
potrà farsi bianca nuvola
con scure schiume di scrittura.
G. Nigretti da Derive d'aria 2012
mercoledì 19 marzo 2014
il padre
LETTERA22
G.Nigretti da Derive eretiche 2009
oh Padre! piedalato Messaggero dei tuoi
dei
fra ondose reti di notte vagavo. negli occhi suoi golosi. di badessa sguardi
ho rivisto svagati in voli bassi. Da quell’ignoto l’Angiolo giocante è caduto su
questa matrigna Stella suadente.
oh Padre!
piedalato Messaggero dei tuoi dei oggi da sphinge serena è tornata. il
fremente roseto infrange. e incanta e incarta da sirena padana. è pescatrice
come cortigiana. di giallo giuda giottesco vestita. e snuda lunghi pianti e baci calanti.
oh Padre! piedalato Messaggero dei tuoi
dei i verdetti tuoi frane mie sono. in sudate tane di cagne nane. E invano a sangue e ferro di cavalla talami
costello da zoppico vulcano. trafitto dai congiunti serpenti. in ogni prodigo
ritorno andato tra un dolore e un colore e un calore.
oh Padre! piedalato Messaggero dei tuoi
dei polyphemo di speranze dal Fato mutilato:
alle montane giumente nane. gioiose sotto le esili gambe dei piccoli
Messi. Oggi sottovetro spinti e lavati Angiolini
bendati al profugo Padano. come uno scrollato suino dal sacro focolare marino.
oh Padre! piedalato Messaggero dei tuoi
dei ricordi i verdi dolori su Lettera22 pestati. in quelle notti insonni quando
di verdalba lucente vestito flutti
zappavi ed io armato neptuno a frotte frutti
scovavamo insieme.
Ora la perla pescata è il figlio cioè
il foglio. di parola trovata, lavata, rasata, e riscritta. piena di labiali di
rabbia in gabbia con sabbia di stabbia. da vuoto Imbecille Parolaio.
ouh Padre! piedalato Messaggero dei tuoi
dei e t’ho pure alzato l’ara marina davanti:
Santi e Fanti e Grappe d’Oro e porto
sempre pianti e fiori e denari e lunghe cere alle tue Tombe e Madonne Nere.
E oggi a ponente dopo domani non
è ancora domani.
E domani l’ho rivista – invano: diva di divani nei suoi vani vani ispani.
E ieri la nuova poesia di deserto
deserto mi porterà di lei ogni granello.
Via.
G.Nigretti da Derive eretiche 2009
sabato 15 marzo 2014
la moglie
LA CHIAVE DEL GAS di Juan Gelman
La moglie del poeta è
condannata a leggere o ascoltare i
versi del poeta che fumano
appena estratti dall’anima. E ancora:
la moglie del poeta
è condannata al poeta, a quel tipo
che mai sa dove
si trova il rubinetto del gas e finge
di domandare per sapere
quando in realtà gli importa solo di domandare
ciò che non ha risposta.
La moglie del poeta è
condannata a leggere o ascoltare i
versi del poeta che fumano
appena estratti dall’anima. E ancora:
la moglie del poeta
è condannata al poeta, a quel tipo
che mai sa dove
si trova il rubinetto del gas e finge
di domandare per sapere
quando in realtà gli importa solo di domandare
ciò che non ha risposta.
mercoledì 12 marzo 2014
lunedì 3 marzo 2014
fatta pietra
SENZA PIÙ FILO
Stelle
che mi obliate
su l’isola
d’arcaici dedali
perchè
di pietra scendete
a
ricamare cascate sete?
assetate
da
l’oscuro di lontana stella
assonnata
d’amore hanno sete.
O
sovrane stelle dimentiche
né a squame
morgane sbalzate
questa croata
notte disfatta
dalle pietrose
ombre tremule
sete mute
d’amore vibrano
di
memorie voce e brace
di
stella al viandante aereo
ne
l’oscuro senza più filo
di orme
su
questa isola d’amore fatta
pietra spoglia
di carne e nome.
G Nigretti da Derive di notte 2009/10
sabato 1 marzo 2014
marzo
CORSE DI MARZO
Inclinato attendo –
Inclinato attendo –
come fronda a discese ventose
d’afose sponde ponti t’innalzo
in carne nelle corse di marzo
furiose quelle mani ci hanno
come vanga pesante scavato
un destino d’aria ricamato
immobile ombra ci annoda
a perle e spini l’anima
verso voragini giornate
ai venti di attese vertigini
gemiti un gitano sogno vano.
G. Nigretti da Derive d'amore 2001/04
domenica 23 febbraio 2014
lunedì 17 febbraio 2014
venerdì 14 febbraio 2014
qué importa
Qué importa que tu puñal di José Martí
¿Qué importa que tu puñal
Se me clave en el riñón?
¡Tengo mis versos, que son
Más fuertes que tu puñal!
¿Qué importa que este dolor
Seque el mar y nuble el cielo?
El verso, dulce consuelo,
Nace alado del dolor.
Che importa se il tuo pugnale
trafigge la mia schiena?
Possiedo i miei versi, che sono
più forti del tuo pugnale!
Che importa se questo dolore
secca il mare e oscura il cielo?
Il verso, dolce consolazione,
Nasce alato dal dolore
¿Qué importa que tu puñal
Se me clave en el riñón?
¡Tengo mis versos, que son
Más fuertes que tu puñal!
¿Qué importa que este dolor
Seque el mar y nuble el cielo?
El verso, dulce consuelo,
Nace alado del dolor.
Che importa se il tuo pugnale
trafigge la mia schiena?
Possiedo i miei versi, che sono
più forti del tuo pugnale!
Che importa se questo dolore
secca il mare e oscura il cielo?
Il verso, dolce consolazione,
Nasce alato dal dolore
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