lunedì 28 settembre 2015

echi

Padova 26 settembre 2015 Galleria Samonà Padova
ECHI POEMA in PROGRESS in TRICS in PROGRESS
(Cabianca, Nigretti, De Campo)

ECHI - Poema In Progress
L’iniziativa intende creare un ponte fra poeti e poetiche attraverso la scrittura di un poema a più voci. Curatori: Alessandro Cabianca e Giuseppe Nigretti

Sono specchi ed echi, sono labirinti
di parole, forme concluse ed ombre,
scritture a margine e infiniti
intrecci, di segno in segno,
attraversamenti, o di sogno in segno;
mostrano il passaggio degli sconosciuti,
i transiti delle muse, poemi provvisori,
inconclusi, unici o replicanti,
percorsi dell'acqua e del fuoco
A. C.
verso il morfeo muro crociato
colle coricate tre filanti rane
nella verdastra brodaglia
calda aperta e gracchiante
che ritaglia questa lyra
di levigate cancellate
alla selva oscura di ombre
assonnate, in lapidarie scritte
davanti profumate icone sbiadite
G. N.
Eco, l'inseguitrice, anch'Ella fugge:
       il suo Specchio è spezzato in fondo all'ago.
       E ripete e ripete, anch'ella stringe
       l'Oggetto assente virtuale,
       anch'Ella vuole posseder l'Amato.
Le Cicale fan coro al suo passaggio:
       Eco non scrive, e neppur Ella vive,
       pura Potenza che poi l'Atto finge,
       del tutto ignara del Bene e del Male
G. F.
E chi se non Linneo nel frigido rigore di Uppsala
si adoperò ad applicare la tassonomia sistematica
affermando "Nomina si nescis, perit et cognitio rerum"
e catalogando ogni essere risalì dalla specie al genere
dal genere alla famiglia dalla famiglia all'ordine
dall'ordine alla classe dalla classe al phylum
consegnando ogni vita al suo specifico regno
eppure continua a sfuggirgli Anima
che appartiene ad occulta e remota gerarchia
L. G. 
...


A. C. Alessandro Cabianca - G. N. Giuseppe Nigretti - G. F. Giuseppe Ferraboschi - L. G. Lucia Guidorizzi

giovedì 24 settembre 2015

desiderium


(Desiderium collium aeternorum) di Mario Luzi

Guardai quelle colline,
                             erano vere
o le aveva
un allungo celestiale
del pensiero
fatte nel sogno intravedere
tra le mire
             del perenne desiderio?
là si erano
a lungo
         come da un esilio
diretti oscuramente
i pensieri del ritorno,
su loro erano scorsi
anelando
           i miei pensieri
anche quando pensavano ad altro –
e ora uscivano
in una struggente trasparenza
a un incontro
con l’antica ansia,
a un promesso appuntamento
di luce, di verità immanente…

giovedì 17 settembre 2015

notte

MONDANA

d’unta chioma sorgi
sull’alba scompigliata
t’allarghi e laida incagli
il sole nascente e le stelle
a cespugli scagli arida

di seno ti spremi e
d’urina spegni la luna
di tramonto t’evacui
fumante di nebbia t’innalzi
e l’ombre vaganti inspiri
lubrica mondana

nuda coi ratti brulichi
in fogne abuliche carne
sull’acide scorie svetti
fra uteri e volti giacenti
raspi ululanti rospi

Notte
di vento sbatti
forte il piatto silenzio
cade: a pezzi di schegge
nel mattino sgoccia la notte.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/10

venerdì 11 settembre 2015

avventi

CIRCOLO POETICO CORRENTI - POESIA A STRAPPO AVVENTI
XX EDIZIONE 11,12,13 SETTEMBRE CREMA
Nigretti is present with
1. QUELLE DUE

Ora che assiso o steso a bel palpito
di mano palmo dita e altro nel vano
dell’indolente lettino o dell’ozio
divano – e senza neanche amarmi
ci son solo quelle due a palparmi:
su appuntamento e dietro compenso
per l’occasionali prestazioni manuali

in libertà esercitate – che a mane o sera 
per sola compiacenza son da te praticate.

2. FRA LE DUE

quella che-mi-fa in poco d’ora
ed ha il vello bello liscio e tutta
derviscia mano a fuoco tatuata
è la mora: – geisha un po’ crudele
che con olio e calde cere il nudo 
percepito al mio guardo deflora
da quel tutto macello appesantito.

Ed ha voce soave da sembrare
d’uccello in volo sospiro fluito.

3. LA SECONDA

non da meno di voce compiace
e nel vano è – con mano nirvana
procace uguale a vestale indiana
che a palmi madidi cima sfiora:
e tutto prima lo fa spumeggiare
e d’essenze essenziali poi venire
puntiglio perenne di riprincipiare.

Il di lei nome che accennar non voglio 
era l'ebbrezza che oggi fa tristezza.

4. LE DUE

Di Dolle D. le altre m’han detto
di quand’ella queste sul web lesse
ed eguale a un’antefissa permase
la nottula vanessa, tutta turbata da
come quel che ero fosse ora in basso
fondo caduto: di sensi parole e carne
– “con quelle due amanuensi puttane“ –.

Dolle dalle poesiole si fa sempre abbindolare.
le due donne? son solo un’estetista e una sciampista.

G. Nigretti da Derive Quotidiane 2013/14

venerdì 4 settembre 2015

mare

LE SIRENE di Guillaume Apollinaire

Donde proviene, sirene, il dolore
Che a notte vi fa, al largo, lamentare?
Come te, m’intramano voci, mare,
E sono gli anni i vascelli canori.

martedì 18 agosto 2015

sempre

SEMPRE EGUALE

nell’eremo calare delle soglie
l’imago anima che ogni dì colma
l’opaco sguardo – sempre un boccale
mantiene in mano –: come di lacrime
sull’acque morte un dovunque di salme
muto sciama dall’inane pianale
colmo di orme vuote senza più porte

dove lì Dolle D. informe entra reale
sempre vitrea musa di parole vane.

G. Nigretti da Derive di carta 2015

domenica 16 agosto 2015

tardo pelago

LACERE ICONE

D’albe e di ieri nel tardo pelago
di carne lo sguardo e il fiato tuo
avrei colmato. Ora a voce vaga
dal pianale di carta emergono

e nei dedali di lacere icone
l’oscura lingua mi naufraga
verso quella voragine larga
questa carcassa viaggia

giorno pietoso l’affossa
nel profondissimo nulla 
amari specchi l’avvolgono
con mendicanti parole

scendo fra l’infrante memorie
di macerie indugiano stagioni
dove l’ultimo sole s’affoga 
ti velano in lacere icone.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

domenica 9 agosto 2015

nell'essere

da Lasciami, non trattenermi di M. Luzi

Non perderti, non allontanarti dal pensiero,
non uscire dal desiderio
tanto da non potervi ritornare
                      e non provarne
mutuamente tu ed io alcuna pena.
Fa’ che questo non si avveri.
Non lasciarmi immaginare
un tempo
in cui sia fatta aliena,
musa in ansia, fuggitiva
trattenuta appena.
                  Resta
nella adiacenza dell’umano
se non proprio del suo male
almeno del suo dolore,
                 ti prego,
forse non dovrei, ti porta
il tuo respiro
dov’è necessario,
lo voglia o non lo voglia, per te andare.
Va’, però non ti eclissare
nel nulla immemoriale,
sia nell’essere certo e incancellabile
che nell’essere tu eri, tu nell’essere sei stata.

domenica 2 agosto 2015

di vita

I FUOCHI INSEGUIVAMO


I fuochi inseguivamo
fra riflessi di blumare
la notte furente
guizzava di stelle
su gli antichi sedili
d’arabeschi s’apriva
d’occhi a bagliori gioiva.

I fuochi inseguivamo
tra vedute d’arido Prato
un sgrondare di braci
spegne la notte brunita
da un sudario di ceneri
sull’accecata piazza
cade un dolore di vita.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/10

mercoledì 29 luglio 2015

al balzo


LA NOTTE LAVA LA MENTE di M. Luzi

Poco dopo si è qui come sai bene,
file d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.

domenica 26 luglio 2015

vago cavo



DI ARDITI GIORNI 

gravido, è corsa gravosa parlare
quindi lemmi per squilli vi stilo
quando serpi spingono spilli
pendono pensieri privi di filo

su specchi deserti di occhi
e di voce, l’ombre vitree
di arditi giorni aleggiano

in oasi di piacere canino
dal vago cavo le varco e
verso scabbia pioggia e
arido d’amore declino

nostalgie di gerbido solco
penzolando zoppe rime
a infante seme sorrido

errando da nero migrante
nei vostri lacerati peluche
fugaci sostegni rammendo
dagli strappi rapidi passano

vuoti sciacalli riciclati
come vacche rumano fantasie nane e voi
di arditi giorni dimentiche
insieme sputate nere le ultime perle vere.


G. Nigretti da Derive eretiche 2009

giovedì 16 luglio 2015

nei guardi

LUGLIO AL CARMINE

di febbre calida avvolge
la sera della Madonna Nera
e le genti tutte giù al mare

in festa stanno – per quella
meraviglia che a faville 
gli occhi loro accende 

di gioia, di bagliori – fra le onde
sugli antichi sedili: quanti fuochi
nei guardi nostri abbiamo acceso

(forse pochi son stati nei suoi,
ed ora dove sono più non so)

Poi del silenzio torna il clamore
e quel che resta è solo rumore
e fumo

spinto lontano dal maestro vento
vado nell’aria via da quest’amara
allegria.

G. Nigretti da Derive di aria 2012

mercoledì 15 luglio 2015

senza fine


AMANTI di Mario Luzi

Che mi riserva rivederti, amore,
quale viaggio t’hanno dato i venti?
L’oscuro avvolge questi giorni chiari,
circola forse in questa luce densa
qui dove a macchie dondolanti o ferme
filtra oro ed il vino matura.
Spicco dal cielo questo frutto splendido,
chiudo gli occhi su quel che porta seco,
o lo stare sulle spine
o il dirsi addio a cuore gonfio,
questo tempo nel tempo senza fine.

sabato 4 luglio 2015

pesante discende





DI OBLIO

tutta gruma sta la cera
ben bagnata è la cima
a prora – fra le onde
voci di nome memoria

l’andare via già dirada
da chine nere di vita 
le colline non più supine
su quest’onda errante

una quiete pesante discende
di oblio gli orizzonti dirama
verso un domani di passato
a vele strappate andiamo.

G. Nigretti da Derive quiete 2010/11

mercoledì 1 luglio 2015

passanti


RITORNO DI DEOLA di Cesare Pavese

Torneremo per strada a fissare i passanti
e saremo passanti anche noi. Studieremo
come alzarci al mattino deponendo il disgusto
della notte e uscir fuori col passo di un tempo.
Piegheremo la testa al lavoro di un tempo.
Torneremo laggiù, contro il vetro, a fumare
intontiti. Ma gli occhi saranno gli stessi
e anche i gesti e anche il viso. Quel vano segreto
che c’indugia nel corpo e ci sperde lo sguardo
morirà lentamente nel ritmo del sangue
dove tutto scompare.
Usciremo un mattino,
non avremo più casa, usciremo per via;
il disgusto notturno ci avrà abbandonati;
tremeremo a star soli. Ma vorremo star soli.
Fisseremo i passanti col morto sorriso
di chi è stato battuto, ma non odia e non grida
perché sa che da tempo remoto la sorte
- tutto quanto è già stato o sarà - è dentro il sangue,
nel sussurro del sangue. Piegheremo la fronte
soli, in mezzo alla strada, in ascolto di un’eco
dentro il sangue. E quest’eco non vibrerà più.
Leveremo lo sguardo, fissando la strada.