sabato 28 novembre 2015
mercoledì 25 novembre 2015
di pelle
BELLA CARNAP di Giose Rimanelli
Ora questa pare una storia d’altri tempi perché ovunque
io vada e comunque m’inquadri amici di amici mi squadrano
con occhi pensosi e dicono poi con un certo mistero
perplessi nei bruti ricci peli d’immodeste narici
che c’è sempre un Qualcuno nel giro (un sadico falbo
un medico astuto un atleta incompiuto una mesta
fanciulla)
che chiede o riporta notizie di Bella la quale per nulla
o qualcosa come appunto si dice ha cambiato il suo nome
in quello del signore di Rimini, Sigismondo Malatesta.
E’ stata una festa o così pare: per questa è certamente
altre ed altre gravi ragioni lei non penso che più pensi
di rivedere la soglia di casa spingere aperti i cancelli
e pulire la ruggine nei cardini delle antiche inferriate
per ricominciare tutto da capo con modestia ed amore.
Bella Carnap era fatta di pelle di capra e di zoccoli
d’oro.
martedì 17 novembre 2015
di credo
G. Nigretti - Parigi, Arco di Trionfo, La Resistenza |
ERAVAMO LÌ
ma ero da solo – nel buio forte
t’ho presa per mano e fuori
di corsa ti portavo lontano:
da quell’umane forme nere,
dal terrore nel vicolo cieco,
dove la morte fonda l’amore
per ogni dio da uomo creato
senza candore – a oriente e su terre
d'occidente – porta di credo guerre.
13 novembre 2015
G. Nigretti da Derive di carta 2015
lunedì 2 novembre 2015
sesso
SESSO, CONSOLAZIONE DELLA MISERIA di P. P. Pasolini
Sesso, consolazione della miseria!
La puttana è una regina, il suo trono
è un rudere, la sua terra un pezzo
di merdoso prato, il suo scettro
una borsetta di vernice rossa:
abbaia nella notte, sporca e feroce
come un'antica madre: difende
il suo possesso e la sua vita.
I magnaccia, attorno, a frotte,
gonfi e sbattuti, coi loro baffi
brindisi o slavi, sono
capi, reggenti: combinano
nel buio, i loro affari di cento lire,
ammiccando in silenzio, scambiandosi
parole d'ordine: il mondo, escluso, tace
intorno a loro, che se ne sono esclusi,
silenziose carogne di rapaci.
Ma nei rifiuti del mondo, nasce
un nuovo mondo: nascono leggi nuove
dove non c'è più legge; nasce un nuovo
onore dove onore è il disonore...
Nascono potenze e nobiltà,
feroci, nei mucchi di tuguri,
nei luoghi sconfinati dove credi
che la città finisca, e dove invece
ricomincia, nemica, ricomincia
per migliaia di volte, con ponti
e labirinti, cantieri e sterri,
dietro mareggiate di grattacieli,
che coprono interi orizzonti.
Nella facilità dell'amore
il miserabile si sente uomo:
fonda la fiducia nella vita, fino
a disprezzare chi ha altra vita.
I figli si gettano all'avventura
sicuri d'essere in un mondo
che di loro, del loro sesso, ha paura.
La loro pietà è nell'essere spietati,
la loro forza nella leggerezza,
la loro speranza nel non avere speranza.
Sesso, consolazione della miseria!
La puttana è una regina, il suo trono
è un rudere, la sua terra un pezzo
di merdoso prato, il suo scettro
una borsetta di vernice rossa:
abbaia nella notte, sporca e feroce
come un'antica madre: difende
il suo possesso e la sua vita.
I magnaccia, attorno, a frotte,
gonfi e sbattuti, coi loro baffi
brindisi o slavi, sono
capi, reggenti: combinano
nel buio, i loro affari di cento lire,
ammiccando in silenzio, scambiandosi
parole d'ordine: il mondo, escluso, tace
intorno a loro, che se ne sono esclusi,
silenziose carogne di rapaci.
Ma nei rifiuti del mondo, nasce
un nuovo mondo: nascono leggi nuove
dove non c'è più legge; nasce un nuovo
onore dove onore è il disonore...
Nascono potenze e nobiltà,
feroci, nei mucchi di tuguri,
nei luoghi sconfinati dove credi
che la città finisca, e dove invece
ricomincia, nemica, ricomincia
per migliaia di volte, con ponti
e labirinti, cantieri e sterri,
dietro mareggiate di grattacieli,
che coprono interi orizzonti.
Nella facilità dell'amore
il miserabile si sente uomo:
fonda la fiducia nella vita, fino
a disprezzare chi ha altra vita.
I figli si gettano all'avventura
sicuri d'essere in un mondo
che di loro, del loro sesso, ha paura.
La loro pietà è nell'essere spietati,
la loro forza nella leggerezza,
la loro speranza nel non avere speranza.
domenica 25 ottobre 2015
e rise
E L'AMORE GUARDÒ IL TEMPO E RISE di L. Pirandello
E l’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.
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Poesia
mercoledì 14 ottobre 2015
polare stella
SENZA PIÙ FILO
Stelle che mi obliate
sull’isola d’arcaici dedali
perché l’oscuro cielo sbalzate
d’argento a squame morgane?
È già disfatto da ombre umane
lucide ancora nell’acque terse
sempre d’amore hanno sete.
Oh stelle, dimentiche sovrane
perché a pietra veloce scendete
a ricamare d’amanti cascate sete?
D’alcova e di brace voce mute
ardono di stella polare lontana
spoglia dormiente al viandante
senza più filo di lana e orme
su quest’isola fatta d’amore
pietra nuda d’icona e nome.
G. Nigretti da Derive di notte 2009/2010
sabato 10 ottobre 2015
frías cosas
AQUÍ TE AMO di Pablo Neruda
Aquí te amo.
En los oscuros pinos se desenreda el viento.
Fosforece la luna sobre las aguas errantes.
Andan días iguales persiguiéndose.
Se desciñe la niebla en danzantes figuras.
Una gaviota de plata se descuelga del ocaso.
A veces una vela. Altas, altas estrellas.
O la cruz negra de un barco.
Solo.
A veces amanezco, y hasta mi alma está húmeda.
Suena, resuena el mar lejano.
Este es un puerto.
Aquí te amo.
Aquí te amo y en vano te oculta el horizonte.
Te estoy amando aún entre estas frías cosas.
A veces van mis besos en esos barcos graves,
Que corren por el mar hacia donde no llegan.
Ya me veo olvidado como estas viejas anclas.
Son más tristes los muelles cuando atraca la tarde.
Se fatiga mi vida inútilmente hambrienta.
Amo lo que no tengo. Estás tú tan distante.
Mi hastío forcejea con los lentos crepúsculos.
Pero la noche llega y comienza a cantarme.
La luna hace girar su rodaje de sueño.
Me miran con tus ojos las estrellas más grandes.
Y como yo te amo, los pinos en el viento,
Quieren cantar tu nombre con sus hojas
de alambre.
lunedì 28 settembre 2015
echi
Padova 26 settembre 2015 Galleria Samonà Padova
ECHI POEMA in PROGRESS in TRICS in PROGRESS
(Cabianca, Nigretti, De Campo)
ECHI - Poema In Progress
L’iniziativa intende creare un ponte fra poeti e poetiche attraverso la scrittura di un poema a più voci. Curatori: Alessandro Cabianca e Giuseppe Nigretti
Sono specchi ed echi, sono labirinti
di parole, forme concluse ed ombre,
scritture a margine e infiniti
intrecci, di segno in segno,
attraversamenti, o di sogno in segno;
mostrano il passaggio degli sconosciuti,
i transiti delle muse, poemi provvisori,
inconclusi, unici o replicanti,
percorsi dell'acqua e del fuocoA. C.
verso il morfeo muro crociato
colle coricate tre filanti rane
nella verdastra brodaglia
calda aperta e gracchiante
che ritaglia questa lyra
di levigate cancellate
alla selva oscura di ombre
assonnate, in lapidarie scritte
davanti profumate icone sbiadite
G. N.
Eco, l'inseguitrice, anch'Ella fugge:
il suo Specchio è spezzato in fondo all'ago.
E ripete e ripete, anch'ella stringe
l'Oggetto assente virtuale,
anch'Ella vuole posseder l'Amato.
Le Cicale fan coro al suo passaggio:
Eco non scrive, e neppur Ella vive,
pura Potenza che poi l'Atto finge,
del tutto ignara del Bene e del Male
G. F.E chi se non Linneo nel frigido rigore di Uppsala
si adoperò ad applicare la tassonomia sistematica
affermando "Nomina si nescis, perit et cognitio rerum"
e catalogando ogni essere risalì dalla specie al genere
dal genere alla famiglia dalla famiglia all'ordine
dall'ordine alla classe dalla classe al phylum
consegnando ogni vita al suo specifico regno
eppure continua a sfuggirgli Anima
che appartiene ad occulta e remota gerarchia
L. G. ...
A. C. Alessandro Cabianca - G. N. Giuseppe Nigretti - G. F. Giuseppe Ferraboschi - L. G. Lucia Guidorizzi
giovedì 24 settembre 2015
desiderium
(Desiderium collium aeternorum) di Mario Luzi
Guardai quelle colline,
erano vere
o le aveva
un allungo celestiale
del pensiero
fatte nel sogno intravedere
tra le mire
del perenne desiderio?
là si erano
a lungo
come da un esilio
diretti oscuramente
i pensieri del ritorno,
su loro erano scorsi
anelando
i miei pensieri
anche quando pensavano ad altro –
e ora uscivano
in una struggente trasparenza
a un incontro
con l’antica ansia,
a un promesso appuntamento
di luce, di verità immanente…
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Luzi,
Poesia
giovedì 17 settembre 2015
notte
d’unta chioma sorgi
sull’alba scompigliata
t’allarghi e laida incagli
il sole nascente e le stelle
a cespugli scagli arida
di seno ti spremi e
d’urina spegni la luna
di tramonto t’evacui
fumante di nebbia t’innalzi
e l’ombre vaganti inspiri
lubrica mondana
nuda coi ratti brulichi
in fogne abuliche carne
sull’acide scorie svetti
fra uteri e volti giacenti
raspi ululanti rospi
Notte
di vento sbatti
di vento sbatti
forte il piatto silenzio
cade: a pezzi di schegge
nel mattino sgoccia la notte.
G. Nigretti da Derive di notte 2009/10
venerdì 11 settembre 2015
avventi
CIRCOLO POETICO CORRENTI - POESIA A STRAPPO AVVENTI
XX EDIZIONE 11,12,13 SETTEMBRE CREMA
XX EDIZIONE 11,12,13 SETTEMBRE CREMA
Nigretti is present with
1. QUELLE DUE
Ora che assiso o steso a bel palpito
di mano palmo dita e altro nel vano
dell’indolente lettino o dell’ozio
divano – e senza neanche amarmi –
ci son solo quelle due a palparmi:
su appuntamento e dietro compenso
per l’occasionali prestazioni manuali
in libertà esercitate – che a mane o sera
per sola compiacenza son da te praticate.
2. FRA LE DUE
quella che-mi-fa in poco d’ora
ed ha il vello bello liscio e tutta
derviscia mano a fuoco tatuata
è la mora: – geisha un po’ crudele –
che con olio e calde cere il nudo
percepito al mio guardo deflora
da quel tutto macello appesantito.
Ed ha voce soave da sembrare
d’uccello in volo sospiro fluito.
3. LA SECONDA
non da meno di voce compiace
e nel vano è – con mano nirvana –
procace uguale a vestale indiana
che a palmi madidi cima sfiora:
e tutto prima lo fa spumeggiare
e d’essenze essenziali poi venire
puntiglio perenne di riprincipiare.
Il di lei nome che accennar non voglio
era l'ebbrezza che oggi fa tristezza.
4. LE DUE
Di Dolle D. le altre m’han detto
di quand’ella queste sul web lesse
ed eguale a un’antefissa permase
la nottula vanessa, tutta turbata da
come quel che ero fosse ora in basso
fondo caduto: di sensi parole e carne
– “con quelle due amanuensi puttane“ –.
Dolle dalle poesiole si fa sempre abbindolare.
le due donne? son solo un’estetista e una sciampista.
Ora che assiso o steso a bel palpito
di mano palmo dita e altro nel vano
dell’indolente lettino o dell’ozio
divano – e senza neanche amarmi –
ci son solo quelle due a palparmi:
su appuntamento e dietro compenso
per l’occasionali prestazioni manuali
in libertà esercitate – che a mane o sera
per sola compiacenza son da te praticate.
2. FRA LE DUE
quella che-mi-fa in poco d’ora
ed ha il vello bello liscio e tutta
derviscia mano a fuoco tatuata
è la mora: – geisha un po’ crudele –
che con olio e calde cere il nudo
percepito al mio guardo deflora
da quel tutto macello appesantito.
Ed ha voce soave da sembrare
d’uccello in volo sospiro fluito.
3. LA SECONDA
non da meno di voce compiace
e nel vano è – con mano nirvana –
procace uguale a vestale indiana
che a palmi madidi cima sfiora:
e tutto prima lo fa spumeggiare
e d’essenze essenziali poi venire
puntiglio perenne di riprincipiare.
Il di lei nome che accennar non voglio
era l'ebbrezza che oggi fa tristezza.
4. LE DUE
Di Dolle D. le altre m’han detto
di quand’ella queste sul web lesse
ed eguale a un’antefissa permase
la nottula vanessa, tutta turbata da
come quel che ero fosse ora in basso
fondo caduto: di sensi parole e carne
– “con quelle due amanuensi puttane“ –.
Dolle dalle poesiole si fa sempre abbindolare.
le due donne? son solo un’estetista e una sciampista.
G. Nigretti da Derive Quotidiane 2013/14
venerdì 4 settembre 2015
martedì 18 agosto 2015
sempre
SEMPRE EGUALE
nell’eremo calare delle soglie
l’imago anima che ogni dì colma
l’opaco sguardo – sempre un boccale
mantiene in mano –: come di lacrime
sull’acque morte un dovunque di salme
muto sciama dall’inane pianale
colmo di orme vuote senza più porte
dove lì Dolle D. informe entra reale
sempre vitrea musa di parole vane.
nell’eremo calare delle soglie
l’imago anima che ogni dì colma
l’opaco sguardo – sempre un boccale
mantiene in mano –: come di lacrime
sull’acque morte un dovunque di salme
muto sciama dall’inane pianale
colmo di orme vuote senza più porte
dove lì Dolle D. informe entra reale
sempre vitrea musa di parole vane.
G. Nigretti da Derive di carta 2015
domenica 16 agosto 2015
tardo pelago
LACERE ICONE
D’albe e di ieri nel tardo pelago
di carne lo sguardo e il fiato tuo
avrei colmato. Ora a voce vaga
dal pianale di carta emergono
e nei dedali di lacere icone
l’oscura lingua mi naufraga
verso quella voragine larga
questa carcassa viaggia
giorno pietoso l’affossa
nel profondissimo nulla
amari specchi l’avvolgono
con mendicanti parole
scendo fra l’infrante memorie
di macerie indugiano stagioni
dove l’ultimo sole s’affoga
ti velano in lacere icone.
D’albe e di ieri nel tardo pelago
di carne lo sguardo e il fiato tuo
avrei colmato. Ora a voce vaga
dal pianale di carta emergono
e nei dedali di lacere icone
l’oscura lingua mi naufraga
verso quella voragine larga
questa carcassa viaggia
giorno pietoso l’affossa
nel profondissimo nulla
amari specchi l’avvolgono
con mendicanti parole
scendo fra l’infrante memorie
di macerie indugiano stagioni
dove l’ultimo sole s’affoga
ti velano in lacere icone.
G. Nigretti da Derive eretiche 2009
domenica 9 agosto 2015
nell'essere
da Lasciami, non trattenermi di M. Luzi
Non perderti, non allontanarti dal pensiero,
non uscire dal desiderio
tanto da non potervi ritornare
e non provarne
mutuamente tu ed io alcuna pena.
Fa’ che questo non si avveri.
Non lasciarmi immaginare
un tempo
in cui sia fatta aliena,
musa in ansia, fuggitiva
trattenuta appena.
Resta
nella adiacenza dell’umano
se non proprio del suo male
almeno del suo dolore,
ti prego,
forse non dovrei, ti porta
il tuo respiro
dov’è necessario,
lo voglia o non lo voglia, per te andare.
Va’, però non ti eclissare
nel nulla immemoriale,
sia nell’essere certo e incancellabile
che nell’essere tu eri, tu nell’essere sei stata.
Non perderti, non allontanarti dal pensiero,
non uscire dal desiderio
tanto da non potervi ritornare
e non provarne
mutuamente tu ed io alcuna pena.
Fa’ che questo non si avveri.
Non lasciarmi immaginare
un tempo
in cui sia fatta aliena,
musa in ansia, fuggitiva
trattenuta appena.
Resta
nella adiacenza dell’umano
se non proprio del suo male
almeno del suo dolore,
ti prego,
forse non dovrei, ti porta
il tuo respiro
dov’è necessario,
lo voglia o non lo voglia, per te andare.
Va’, però non ti eclissare
nel nulla immemoriale,
sia nell’essere certo e incancellabile
che nell’essere tu eri, tu nell’essere sei stata.
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