lunedì 2 novembre 2015

sesso

SESSO, CONSOLAZIONE DELLA MISERIA di P. P. Pasolini

Sesso, consolazione della miseria!
La puttana è una regina, il suo trono
è un rudere, la sua terra un pezzo
di merdoso prato, il suo scettro
una borsetta di vernice rossa:
abbaia nella notte, sporca e feroce
come un'antica madre: difende
il suo possesso e la sua vita.
I magnaccia, attorno, a frotte,
gonfi e sbattuti, coi loro baffi
brindisi o slavi, sono
capi, reggenti: combinano
nel buio, i loro affari di cento lire,
ammiccando in silenzio, scambiandosi
parole d'ordine: il mondo, escluso, tace
intorno a loro, che se ne sono esclusi,
silenziose carogne di rapaci.

Ma nei rifiuti del mondo, nasce
un nuovo mondo: nascono leggi nuove
dove non c'è più legge; nasce un nuovo
onore dove onore è il disonore...
Nascono potenze e nobiltà,
feroci, nei mucchi di tuguri,
nei luoghi sconfinati dove credi
che la città finisca, e dove invece
ricomincia, nemica, ricomincia
per migliaia di volte, con ponti
e labirinti, cantieri e sterri,
dietro mareggiate di grattacieli,
che coprono interi orizzonti.

Nella facilità dell'amore
il miserabile si sente uomo:
fonda la fiducia nella vita, fino
a disprezzare chi ha altra vita.
I figli si gettano all'avventura
sicuri d'essere in un mondo
che di loro, del loro sesso, ha paura.
La loro pietà è nell'essere spietati,
la loro forza nella leggerezza,
la loro speranza nel non avere speranza.

domenica 25 ottobre 2015

e rise


E L'AMORE GUARDÒ IL TEMPO E RISE di L. Pirandello

E l’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.

mercoledì 14 ottobre 2015

polare stella


SENZA PIÙ FILO

Stelle che mi obliate
sull’isola d’arcaici dedali
perché l’oscuro cielo sbalzate
d’argento a squame morgane?

È già disfatto da ombre umane
lucide ancora nell’acque terse
sempre d’amore hanno sete.

Oh stelle, dimentiche sovrane
perché a pietra veloce scendete
a ricamare d’amanti cascate sete?

D’alcova e di brace voce mute
ardono di stella polare lontana
spoglia dormiente al viandante

senza più filo di lana e orme 
su quest’isola fatta d’amore
pietra nuda d’icona e nome.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/2010

sabato 10 ottobre 2015

frías cosas

AQUÍ TE AMO di Pablo Neruda

Aquí te amo.
En los oscuros pinos se desenreda el viento.
Fosforece la luna sobre las aguas errantes.
Andan días iguales persiguiéndose.

Se desciñe la niebla en danzantes figuras.
Una gaviota de plata se descuelga del ocaso.
A veces una vela. Altas, altas estrellas.

O la cruz negra de un barco.
Solo.
A veces amanezco, y hasta mi alma está húmeda.
Suena, resuena el mar lejano.
Este es un puerto.
Aquí te amo.

Aquí te amo y en vano te oculta el horizonte.
Te estoy amando aún entre estas frías cosas.
A veces van mis besos en esos barcos graves,
Que corren por el mar hacia donde no llegan.
Ya me veo olvidado como estas viejas anclas.
Son más tristes los muelles cuando atraca la tarde.

Se fatiga mi vida inútilmente hambrienta.
Amo lo que no tengo. Estás tú tan distante.
Mi hastío forcejea con los lentos crepúsculos.
Pero la noche llega y comienza a cantarme.
La luna hace girar su rodaje de sueño.

Me miran con tus ojos las estrellas más grandes.
Y como yo te amo, los pinos en el viento,
Quieren cantar tu nombre con sus hojas
de alambre.

lunedì 28 settembre 2015

echi

Padova 26 settembre 2015 Galleria Samonà Padova
ECHI POEMA in PROGRESS in TRICS in PROGRESS
(Cabianca, Nigretti, De Campo)

ECHI - Poema In Progress
L’iniziativa intende creare un ponte fra poeti e poetiche attraverso la scrittura di un poema a più voci. Curatori: Alessandro Cabianca e Giuseppe Nigretti

Sono specchi ed echi, sono labirinti
di parole, forme concluse ed ombre,
scritture a margine e infiniti
intrecci, di segno in segno,
attraversamenti, o di sogno in segno;
mostrano il passaggio degli sconosciuti,
i transiti delle muse, poemi provvisori,
inconclusi, unici o replicanti,
percorsi dell'acqua e del fuoco
A. C.
verso il morfeo muro crociato
colle coricate tre filanti rane
nella verdastra brodaglia
calda aperta e gracchiante
che ritaglia questa lyra
di levigate cancellate
alla selva oscura di ombre
assonnate, in lapidarie scritte
davanti profumate icone sbiadite
G. N.
Eco, l'inseguitrice, anch'Ella fugge:
       il suo Specchio è spezzato in fondo all'ago.
       E ripete e ripete, anch'ella stringe
       l'Oggetto assente virtuale,
       anch'Ella vuole posseder l'Amato.
Le Cicale fan coro al suo passaggio:
       Eco non scrive, e neppur Ella vive,
       pura Potenza che poi l'Atto finge,
       del tutto ignara del Bene e del Male
G. F.
E chi se non Linneo nel frigido rigore di Uppsala
si adoperò ad applicare la tassonomia sistematica
affermando "Nomina si nescis, perit et cognitio rerum"
e catalogando ogni essere risalì dalla specie al genere
dal genere alla famiglia dalla famiglia all'ordine
dall'ordine alla classe dalla classe al phylum
consegnando ogni vita al suo specifico regno
eppure continua a sfuggirgli Anima
che appartiene ad occulta e remota gerarchia
L. G. 
...


A. C. Alessandro Cabianca - G. N. Giuseppe Nigretti - G. F. Giuseppe Ferraboschi - L. G. Lucia Guidorizzi

giovedì 24 settembre 2015

desiderium


(Desiderium collium aeternorum) di Mario Luzi

Guardai quelle colline,
                             erano vere
o le aveva
un allungo celestiale
del pensiero
fatte nel sogno intravedere
tra le mire
             del perenne desiderio?
là si erano
a lungo
         come da un esilio
diretti oscuramente
i pensieri del ritorno,
su loro erano scorsi
anelando
           i miei pensieri
anche quando pensavano ad altro –
e ora uscivano
in una struggente trasparenza
a un incontro
con l’antica ansia,
a un promesso appuntamento
di luce, di verità immanente…

giovedì 17 settembre 2015

notte

MONDANA

d’unta chioma sorgi
sull’alba scompigliata
t’allarghi e laida incagli
il sole nascente e le stelle
a cespugli scagli arida

di seno ti spremi e
d’urina spegni la luna
di tramonto t’evacui
fumante di nebbia t’innalzi
e l’ombre vaganti inspiri
lubrica mondana

nuda coi ratti brulichi
in fogne abuliche carne
sull’acide scorie svetti
fra uteri e volti giacenti
raspi ululanti rospi

Notte
di vento sbatti
forte il piatto silenzio
cade: a pezzi di schegge
nel mattino sgoccia la notte.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/10

venerdì 11 settembre 2015

avventi

CIRCOLO POETICO CORRENTI - POESIA A STRAPPO AVVENTI
XX EDIZIONE 11,12,13 SETTEMBRE CREMA
Nigretti is present with
1. QUELLE DUE

Ora che assiso o steso a bel palpito
di mano palmo dita e altro nel vano
dell’indolente lettino o dell’ozio
divano – e senza neanche amarmi
ci son solo quelle due a palparmi:
su appuntamento e dietro compenso
per l’occasionali prestazioni manuali

in libertà esercitate – che a mane o sera 
per sola compiacenza son da te praticate.

2. FRA LE DUE

quella che-mi-fa in poco d’ora
ed ha il vello bello liscio e tutta
derviscia mano a fuoco tatuata
è la mora: – geisha un po’ crudele
che con olio e calde cere il nudo 
percepito al mio guardo deflora
da quel tutto macello appesantito.

Ed ha voce soave da sembrare
d’uccello in volo sospiro fluito.

3. LA SECONDA

non da meno di voce compiace
e nel vano è – con mano nirvana
procace uguale a vestale indiana
che a palmi madidi cima sfiora:
e tutto prima lo fa spumeggiare
e d’essenze essenziali poi venire
puntiglio perenne di riprincipiare.

Il di lei nome che accennar non voglio 
era l'ebbrezza che oggi fa tristezza.

4. LE DUE

Di Dolle D. le altre m’han detto
di quand’ella queste sul web lesse
ed eguale a un’antefissa permase
la nottula vanessa, tutta turbata da
come quel che ero fosse ora in basso
fondo caduto: di sensi parole e carne
– “con quelle due amanuensi puttane“ –.

Dolle dalle poesiole si fa sempre abbindolare.
le due donne? son solo un’estetista e una sciampista.

G. Nigretti da Derive Quotidiane 2013/14

venerdì 4 settembre 2015

mare

LE SIRENE di Guillaume Apollinaire

Donde proviene, sirene, il dolore
Che a notte vi fa, al largo, lamentare?
Come te, m’intramano voci, mare,
E sono gli anni i vascelli canori.

martedì 18 agosto 2015

sempre

SEMPRE EGUALE

nell’eremo calare delle soglie
l’imago anima che ogni dì colma
l’opaco sguardo – sempre un boccale
mantiene in mano –: come di lacrime
sull’acque morte un dovunque di salme
muto sciama dall’inane pianale
colmo di orme vuote senza più porte

dove lì Dolle D. informe entra reale
sempre vitrea musa di parole vane.

G. Nigretti da Derive di carta 2015

domenica 16 agosto 2015

tardo pelago

LACERE ICONE

D’albe e di ieri nel tardo pelago
di carne lo sguardo e il fiato tuo
avrei colmato. Ora a voce vaga
dal pianale di carta emergono

e nei dedali di lacere icone
l’oscura lingua mi naufraga
verso quella voragine larga
questa carcassa viaggia

giorno pietoso l’affossa
nel profondissimo nulla 
amari specchi l’avvolgono
con mendicanti parole

scendo fra l’infrante memorie
di macerie indugiano stagioni
dove l’ultimo sole s’affoga 
ti velano in lacere icone.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

domenica 9 agosto 2015

nell'essere

da Lasciami, non trattenermi di M. Luzi

Non perderti, non allontanarti dal pensiero,
non uscire dal desiderio
tanto da non potervi ritornare
                      e non provarne
mutuamente tu ed io alcuna pena.
Fa’ che questo non si avveri.
Non lasciarmi immaginare
un tempo
in cui sia fatta aliena,
musa in ansia, fuggitiva
trattenuta appena.
                  Resta
nella adiacenza dell’umano
se non proprio del suo male
almeno del suo dolore,
                 ti prego,
forse non dovrei, ti porta
il tuo respiro
dov’è necessario,
lo voglia o non lo voglia, per te andare.
Va’, però non ti eclissare
nel nulla immemoriale,
sia nell’essere certo e incancellabile
che nell’essere tu eri, tu nell’essere sei stata.

domenica 2 agosto 2015

di vita

I FUOCHI INSEGUIVAMO


I fuochi inseguivamo
fra riflessi di blumare
la notte furente
guizzava di stelle
su gli antichi sedili
d’arabeschi s’apriva
d’occhi a bagliori gioiva.

I fuochi inseguivamo
tra vedute d’arido Prato
un sgrondare di braci
spegne la notte brunita
da un sudario di ceneri
sull’accecata piazza
cade un dolore di vita.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/10

mercoledì 29 luglio 2015

al balzo


LA NOTTE LAVA LA MENTE di M. Luzi

Poco dopo si è qui come sai bene,
file d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.

domenica 26 luglio 2015

vago cavo



DI ARDITI GIORNI 

gravido, è corsa gravosa parlare
quindi lemmi per squilli vi stilo
quando serpi spingono spilli
pendono pensieri privi di filo

su specchi deserti di occhi
e di voce, l’ombre vitree
di arditi giorni aleggiano

in oasi di piacere canino
dal vago cavo le varco e
verso scabbia pioggia e
arido d’amore declino

nostalgie di gerbido solco
penzolando zoppe rime
a infante seme sorrido

errando da nero migrante
nei vostri lacerati peluche
fugaci sostegni rammendo
dagli strappi rapidi passano

vuoti sciacalli riciclati
come vacche rumano fantasie nane e voi
di arditi giorni dimentiche
insieme sputate nere le ultime perle vere.


G. Nigretti da Derive eretiche 2009