giovedì 23 maggio 2013
domenica 19 maggio 2013
ciò che resta
L’UOMO di F. Hölderlin
Chi vive a sé e si mostra
quanto resta,
è come dividesse il giorno in
giorni.
È un piegarsi squisito a ‹‹ciò
che resta››,
diviso da natura, senza
invidie.
È come solo, in altro, vasto
vivere,
con verdi primavere e lenti
estati amiche,
finché cala veloce l’annata
nell’autunno
e ci avvolgono sempre nubi e
nubi.
Il 28 luglio Con umiltà
1842 Scardanelli
giovedì 16 maggio 2013
le passioni
L'affresco simultaneo che raffigura questo primo volume della serie de "L'Indice delle Esistenze" ci presenta l'essere, e l'esistenza, nelle sue mutevoli forme. Una Collana lunga un anno, distribuita per capitoli, o argomenti mensili. Il primo paragrafo riguarda le passioni. All'interno dell'opera la poesia "Notte fiorente" di Giuseppe Nigretti.
NOTTE FIORENTE
Ne l’oro di un raggio discende
viola d’avorio la chioma solare
a l’aria dei pallidi vetri sorride
d’estiva gioia accende la riviera
e l’orizzonte tramonta e si esilia
furente su maree l’egeo c’involò
da l’indaco sale a l’invernale giglio
con nostra gemma a vertigine andammo
sul nicchio d’amore in pioggia d’incanto
vermiglio zefiro in carne fluiva
di miele l’Arno ci rimirava
di fragori ne le ore d’astri
ci lambiva – la notte fiorente
col fioco di luna a faville fuggiva.
G. Nigretti da Derive di notte 2009/10
domenica 12 maggio 2013
compagno di sbronze
da Charles Bukowski
“è poca la gente con cui possa trovarmi in una stanza per più di cinque minuti senza sentirmi stomacato”
SPLASH
L'illusione è che tu semplicemente
Stia leggendo questa poesia.
La realtà è che questa è
più di una poesia.
Questo è il coltello
Di un accattone.
È un tulipano
È un soldato che marcia
Attraverso Madrid.
Questo sei tu
Sul tuo letto di morte.
Questo è Li Po che ride
Questo è il circo
del diavolo.
E non la stai leggendo
Su una pagina
Sottoterra.
No, non è una dannata
Poesia.
È un cavallo
che dorme.
Una farfalla dentro
Il tuo cervello.
È la pagina che legge
Te.
La senti?
È come un cobra.
È un aquila affamata
che sorvola la stanza.
Questa non è una poesia
La poesia è barbosa,
ti fa venire sonno.
Queste parole ti incitano
a una nuova
follia.
Ti ha toccato la grazia,
sei stato spinto
dentro un abbacinante
regione di luce.
Adesso l'elefante
Sogna insieme
a te.
La volta dello spazio
curva e ride.
Adesso puoi morire
Tu puoi morire adesso come
Si doveva morire da uomini:
grande,
vittorioso,
con l'orecchio della musica,
essendo tu la musica,
che romba,
romba,
romba
“è poca la gente con cui possa trovarmi in una stanza per più di cinque minuti senza sentirmi stomacato”
SPLASH
L'illusione è che tu semplicemente
Stia leggendo questa poesia.
La realtà è che questa è
più di una poesia.
Questo è il coltello
Di un accattone.
È un tulipano
È un soldato che marcia
Attraverso Madrid.
Questo sei tu
Sul tuo letto di morte.
Questo è Li Po che ride
Questo è il circo
del diavolo.
E non la stai leggendo
Su una pagina
Sottoterra.
No, non è una dannata
Poesia.
È un cavallo
che dorme.
Una farfalla dentro
Il tuo cervello.
È la pagina che legge
Te.
La senti?
È come un cobra.
È un aquila affamata
che sorvola la stanza.
Questa non è una poesia
La poesia è barbosa,
ti fa venire sonno.
Queste parole ti incitano
a una nuova
follia.
Ti ha toccato la grazia,
sei stato spinto
dentro un abbacinante
regione di luce.
Adesso l'elefante
Sogna insieme
a te.
La volta dello spazio
curva e ride.
Adesso puoi morire
Tu puoi morire adesso come
Si doveva morire da uomini:
grande,
vittorioso,
con l'orecchio della musica,
essendo tu la musica,
che romba,
romba,
romba
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sabato 11 maggio 2013
oscura calma
LE LUCCIOLE
Quando spenta si è ogni luce
Quando
l’ultimo sguardo volge
Là di
fronte sempre solo scorge
Dell’urbano
voi sole già stupore
Incolore
su questa oscura calma
Quando
lenta la notte ci porta
Verso
quella sola terra nostra
Di sogni
d’orfeo e molle orrore
Come le
altissime mute sorelle
Ci
guardate?
E dal
velo uguale tutte quante
Forse
guardate questa spoglia
Stagione
– nuda di quiete
E colma
di sola quiete.
E quando
non più?
Forse
nel nulla ci sarà pace
Quella
quieta senza luce
E
lucciole di luce.
G. Nigretti da Derive urbane 2013
mercoledì 8 maggio 2013
il pianto dei poeti
LEI HA INIZIATO A SCRIVERE GIOVANISSIMA, È STATA INCORAGGIATA IN QUESTO DALLA SUA FAMIGLIA?
«Quando Giacinto Spagnoletti lesse le mie poesie e mi segnalò ufficialmente, ero così orgogliosa che portai subito la critica a mio padre. Lui, dopo averla letta, me la strappò in faccia, dicendo: “Di poesia non si vive, ricordatelo!” Ma oggi non gli porto più rancore».
«Quando Giacinto Spagnoletti lesse le mie poesie e mi segnalò ufficialmente, ero così orgogliosa che portai subito la critica a mio padre. Lui, dopo averla letta, me la strappò in faccia, dicendo: “Di poesia non si vive, ricordatelo!” Ma oggi non gli porto più rancore».
IN CHE MOMENTO DELLA SUA VITA HA DECISO CHE AVREBBE VOLUTO SCRIVERE?
«Da sempre. Adesso so solo che saper scrivere è come essere condannati a vivere».
CHE SENSO HA, FARE DELLA POESIA OGGI?
«Anche se questa società tenta a tutti i costi di convincere che per essere felici bisogna avere un pavimento lucidato a specchio e una bella macchina, la poesia è fondamentale. L’uomo ne ha bisogno, e dovrebbe avere l’umiltà di ammetterlo. La poesia può aiutare le persone a provare di nuovo emozioni e reazioni umane, a sopportare cose indicibili, la fame, la malattia, il senso di vuoto dentro che appare incolmabile. Chi riesce ad amare la poesia, riesce a vivere e ad avere cuore. L’uomo deve tradursi in musica, e deve saper perdonare quello che non è».
(da l'articolo di Alma Daddario, pubblicato su Orizzonti n.17)
«Anche se questa società tenta a tutti i costi di convincere che per essere felici bisogna avere un pavimento lucidato a specchio e una bella macchina, la poesia è fondamentale. L’uomo ne ha bisogno, e dovrebbe avere l’umiltà di ammetterlo. La poesia può aiutare le persone a provare di nuovo emozioni e reazioni umane, a sopportare cose indicibili, la fame, la malattia, il senso di vuoto dentro che appare incolmabile. Chi riesce ad amare la poesia, riesce a vivere e ad avere cuore. L’uomo deve tradursi in musica, e deve saper perdonare quello che non è».
(da l'articolo di Alma Daddario, pubblicato su Orizzonti n.17)
Veleggio come un'ombra di Alda Merini
Veleggio come un'ombra
nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chissà chi.
Io penso che l'inferno
sia illuminato di queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perché la loro forse
non s'addormenta mai.
nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chissà chi.
Io penso che l'inferno
sia illuminato di queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perché la loro forse
non s'addormenta mai.
Pianto dei poeti di Alda Merini
Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza
o gemma che trapassi il suono
col tuo respiro l'ombra che sta ferma
di fronte ad un porto di paura
quel trascendere il mito
come se fosse forzatamente azzurro
o chi senza abbandono
che non sanno che il pianto dei poeti
è solo canto.
Canto rubato al vecchio del portone
rubato al remo del rematore
alla ruota dell'ultimo carro
o pianto di ginestra
dove fioriva l'amatore immoto.
o gemma che trapassi il suono
col tuo respiro l'ombra che sta ferma
di fronte ad un porto di paura
quel trascendere il mito
come se fosse forzatamente azzurro
o chi senza abbandono
che non sanno che il pianto dei poeti
è solo canto.
Canto rubato al vecchio del portone
rubato al remo del rematore
alla ruota dell'ultimo carro
o pianto di ginestra
dove fioriva l'amatore immoto.
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domenica 5 maggio 2013
fine e
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mercoledì 1 maggio 2013
uno di maggio
frammenti da "Lavorare stanca" di Cesare Pavese
« Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava
soltanto, è remota,
è un ricordo. Perdura una calma stupita
fatta anch'essa di
foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.»
« L'ho creata dal fondo di tutte le cose
che mi sono più care, e non
riesco a comprenderla.»
« I lavori cominciano all'alba. Ma noi cominciamo
un po' prima dell'alba
a incontrare noi stessi
nella gente che va per la strada...
La città ci
permette di alzare la testa
a pensarci, e sa bene che poi la chiniamo»
« ... fa freddo, nell'alba,
e la stretta di un corpo sarebbe la
vita.»
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domenica 28 aprile 2013
vedersi vedersi
IL MOMENTO SUPREMO
DELL’AMORE di Gunnar Ekelöf
Il momento supremo
dell’amore
L’ora della verità
È quanto più lontano
Da tutti gli orpelli
dell’amore
Lontano dal primo incontro
Lontano dal sesso
Lontano dalle carezze
rassicuranti
Al capezzale del malato
La mano che accarezza
un’altra mano lentamente
O accarezza una guancia
Il momento supremo, l’ora
della verità
Il momento supremo
È quando l’occhio deflagra e
si fonde
Con l’occhio che guarda
E l’occhio che guarda riceve
il suo sguardo.
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venerdì 26 aprile 2013
per Pinni
I LIMONI di E. Montale
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
domenica 21 aprile 2013
la nuit
SENZA DOLORE
una voce ne l’alba gruma
di sguardi spianava approdi
e ti attese
nei lividi giorni di bruma
levigando rughe al cuore
come labbra si avvolse
nello scemare del sole
leggera d’aria sfiorava
la notte senza dolore d’amore
nel soffio dell’ombra riaffiori.
G. Nigretti da Derive d'amore 2001/04
sabato 20 aprile 2013
un angelo di vetro
HO CHIUSO LA MIA PORTA AL MONDO di Emilio Prados
Ho chiuso la mia porta al mondo;
ho lasciato fuggire la mia carne nel sogno…
Mi sono chiuso dentro, magico, invisibile,
e nudo come un cieco.
ho lasciato fuggire la mia carne nel sogno…
Mi sono chiuso dentro, magico, invisibile,
e nudo come un cieco.
Pieno fino al bordo stesso degli occhi,
mi illumino da dentro.
mi illumino da dentro.
Tremulo, trasparente,
sono rimasto sopra il vento,
come un limpido vaso
di acqua pura,
come un angelo di vetro
in uno specchio.
sono rimasto sopra il vento,
come un limpido vaso
di acqua pura,
come un angelo di vetro
in uno specchio.
giovedì 18 aprile 2013
di nulla
IL SÀNDALO di Alfonso Gatto
L'incannucciata di parole
chiare
azzurre donne verdi quali il
mare
a stecche dissolveva sopra il
muro
in un velario d'aria come un
puro
soffio la vita, il sàndalo al
beccheggio
dell'acqua e già sul piede
dell'addio
ad involarti. Ero felice
anch'io
di nulla, mi giocavo il tuo
contento.
Così per l'uscio aperto
entrava il vento,
brezza di paglie ove stormiva
il mare
un sonno verde di parole
chiare.
da Poesie d'amore,
Mondadori, 1973
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martedì 2 aprile 2013
lunedì 1 aprile 2013
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