lunedì 31 dicembre 2012

per Rita... in quella quiete altissima

"Chi ha fede crede chi ha scienza vede" P.P. Pasolini

IN QUELLA QUIETE ALTISSIMA  di `Abd al-Rahmân Jâmî
Traduzione di Iman Mansub Basiri e Carla De Bellis

In quella quiete altissima
dove non abitava traccia alcuna
dell’esistere e dove il mondo ancora
si nascondeva all’angolo del Nulla,
un Essere era: immune
dalle ferite del duale
ed eccelso sul dialogo
diviso del “noi” e del “tu”.

Somma bellezza ancora irrivelata
perché ancora libera dal vincolo
dell’atto che creando disvela,
chiara sé contemplava nel suo lume.

Specchio il suo volto non aveva ancora
le sue trecce tocco di carezza.
Ancora Zefiro non le scioglieva
il nodo dei capelli e ancora
non le scuriva l’angolo degli occhi
nessun segno di polvere di kohl.

Nessun giacinto che aprisse i suoi petali
nei colori dei divini attributi
s’accostava a quella Rosa bellissima
che solo nel Nulla era assorta,
e nessun fiore ancora si adornava
del suo segreto e fervido rigoglio.

Non aveva il suo volto tratti visibili
le ombre della visibile materia.
Nessun occhio mirava la sua immagine,
ed Ella andava musicando Amore
da e per stessa solamente.
Nel gioco d’azzardo dell’amore
stessa soltanto Ella sfidava.

Ma come sempre avviene a ogni bellezza,
la bella non vuol mai restar celata.
Quella che ha volto di fata nascondersi
non vuole, e se la sua porta le chiudi
è dalla sua finestra che s’affaccia.

martedì 25 dicembre 2012

rossa nebbia

Tramonto di nebbia
PRIMA CHE RIAPPAIA

Quando sbianca ogni parola
e lo sguardo stanco nasconde
pallido, ed ogni ombra che
il volto ti riaffiora sbiadisce

non sei nel vuoto che ridice
scialbo ogni eco e lo rimanda
lontano, come in quel primo
grembo di non essere nato.

Non sei in quel vuoto ovattato
uguale a questa coltre di ore
già morte prima
che riappaia fragoroso il sole.

G. Nigretti da Derive urbane

domenica 16 dicembre 2012

celebration of the Living


“Celebration of the Living (who reflect upon death)”  3rd edition, November 2, 2012

10am New York; 11am Buenos Aires; 12pm São Paulo; 3pm London;
4pm Cairo, Rome; 5pm Addis Ababa; 9pm Phnom Penh; 10pm Beijing, Shanghai

In early November people in many parts of the world celebrate the Day of the Dead, remembering those who passed away and often visiting their graves; one way or another we all try to establish contact with our loved  ones, and sometimes  we consider our own common and mortal destiny, therefore reflecting on death in general.
We would like to evoke, create and share an imaginary space where  individual thoughts, analogies or coincidences may emerge; where images and voices seen or heard during our contact with the dead ones can find an echo in the experience of others.
On occasion of the 3rd edition of “The Celebration of the Living (who reflect upon death)”, we propose a collective action, open to everyone, which will be held in different places at the same time.
Each participant will meet his/her loved ones, friends and relatives who passed away. Everyone will try to imagine and configure the right way to get in touch with the dead either through ritual, gesture, or thought.

sabato 15 dicembre 2012

ne l'illusione


IN UNA PAROLA

Chi sei? Tu che mi chiami
come un vuoto senz’aria
una eco spenta lontana
da un tempo antico dove
di bianco la fatica del giorno
spezzava intorno il silenzio
di una buca vuota
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

e i giorni erano trappole
e lo sguardo candido cadeva
ne l’illusione dei suoi cristalli
acerbi in una parola vuota d’aria.

G. Nigretti da Derive d'aria

martedì 11 dicembre 2012

collage


da SGUINZAGLIARE RICORDI di Yehuda Amichai

In questi giorni penso al vento fra i tuoi capelli,
agli anni che fui nel mondo prima di te
e all’eternità che prima di te andrò a incontrare,
...


CONTRO LE LETTURE PUBBLICHE  di José Emilio Pacheco

Se leggo le mie poesie in pubblico
tolgo l’unico senso alla poesia:
fare che le mie parole siano la tua voce,
per un istante almeno.

sabato 8 dicembre 2012

a sciame di perle

FITTA DI NEVE


Fitta di neve si aggira la via
a sciame di perle m’addossa
una tristezza di orme fiocca

un murmure di anni mi attacca
di schiena – in una pozza di cielo
schizza d’inganni una catena

fitta di neve come la notte saetta
il suo viso – leggerissimo in giardino
freddo di gioia slitta un bambino.

G. Nigretti da Derive di notte

venerdì 23 novembre 2012

ostrica del primo mattino


QUESTO ODORE MARINO di G. Caproni

Questo odore marino
che mi rammenta tanto
i tuoi capelli, al primo
chiareggiato mattino.


Negli occhi ho il sole fresco
del primo mattino. Il sale
del mare…


Insieme,
come fumo d’un vino,
ci inebriava, questo
odore marino.


Sul petto ho ancora il sale
d’ostrica del primo mattino.


(da Ballo a Fontanigorda, 1938)

domenica 18 novembre 2012

giovedì 15 novembre 2012

dal tardo cielo

NE L’ULTIMO PONENTE


si allontana l’orizzonte. Muto
dietro i colli è uno stelo
di spine – dal tardo cielo
la sera vaga a fredde rose

per le stanze aspre indugia
un tedio di ombre molli
lacere soglie frana, d’oblio
l’anima in uno stagno d’ore
sgronda a fogli di fioca voce

il sangue di spogli silenzi –
l’ultimo ponente tramonta
ne l’aria gelida dei fossi
una monotonia a petali rossi.

G. Nigretti da Derive d'inverno

domenica 4 novembre 2012

su le rugate chianche

Birth: unknown  -  Death: Jan. 1, 1832
Mountain Saint Mary's Cemetery
Emmitsburg Frederick County Maryland, USA

PIOGGIA CADE


Quando sarò verme
e il cielo risuonerà le sue saette
su le antiche viette ritornerò
sotto quel cielo ceruleo

di cerata mantella – molle
passavi solitaria campana
fra i bugnati bagnati dai giorni
dove l’unica aria ti era concessa.

Pioggia cade su le rugate chianche
bianche come mille tombe allagate
isole remote di ragazzino vagante
in affogati pensieri adagio cadevi.

forse pensavi a la pioggia che si poggiava
sulle tue nude lunghe gambette bagnate
come un petalo di madre che tenue sfiora boccioli

forse pensavi a la pioggia che si sfoggiava
da quelle golose velate labbra che duro sfioravi
come oggi di sirena sfioro i rasoi delle dure squame

forse non pensavi che la pioggia si fingeva pioggia
divenendo dono di natura per ogni solitudine futura
come l’inganno che oggi colma calici e fogli bianchi

Pioggia cade
in questa memoria galleggio
su le gocciole senza ormeggi
come i naufraghi di frontiera

fra le soglie giaciamo stranieri
lontano Fratello dei vicoli di Giano
dove ora già si aprono gli ombrelli neri
e il passato sui fogli bianchi non ti asciuga.

 

G. Nigretti da Derive eretiche

venerdì 2 novembre 2012

stanno

G. Nigretti "Senza titolo"

NOVEMBRE

Cadono di rosa gli ultimi petali
nel nulla dell’alba scolorano
di pioggia i colli, le case, i lumi
già freddi si oscurano ne gli occhi
lungo l’umida strada d’alberi muti
cade deserta la stagione d’ombre.

Si alza Novembre dalle foglie secche
bianche di nebbia nel campo dei morti
si odono voci e preghiere, di un giorno
al freddo dei marmi germogliano fiori.
Recisi.

G. Nigretti da Derive d'inverno


G. Nigretti "Senza titolo"

SEPOLCRI


Stanno – in quiete bianca
i marmi di assenti dimora
in terra d’ossa e cenere
le pacate anime tacciono
a lamenti a pianti di voci
davanti fiori e molli ceri

passo lividi cancelli
senza madonne o preghiere
a sillabe mute – Padre
al tuo bianco marmo porto
sempreverdi da lunghi anni
incolti come lapidi senza sguardi.

G. Nigretti da Derive straniere

giovedì 1 novembre 2012

il tempo di chiudere

G. Nigretti, "Ombre"
OMBRA FERITA, ANIMA CHE VIENI di Giovanni Raboni

Ombra ferita, anima che vieni
zoppicando, strisciando dal tuo fioco
asilo a cercare nei sogni il poco
che rosicchio per te all’andirivieni


dei risvegli e degli incubi, agli osceni
cortei delle sciarade, così poco
che qualche volta quando arrivi il fuoco
è già spento, divelte le imposte, pieni


di insulsi intrusi o infidi replicanti
l’immensità della cucina, il banco
di scuola, il letto, dammi tempo, non


svanire, il tempo di chiudere i tanti
conti vergognosi in sospeso con
loro prima di stendermi al tuo fianco.

martedì 16 ottobre 2012

che se ne fa il mondo di

UN AMORE FELICE di Wislawa Szymborska

Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perchè proprio su questi e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i princìpi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano -
comprensibile all'apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che si inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finerebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai  e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

lunedì 1 ottobre 2012

s'impolverano i gesti

G. Nigretti "Azioni converse"

Abbiamo tutta una vita di Giorgio Manganelli

Abbiamo tutta una vita
da non vivere insieme.
Sugli scaffali di Dio
s'impolverano i gesti possibili:
le mosche cherubiche insozzano
le nostre carezze;
stanno appollaiati come gufi
i sentimenti impagliati.
"Merce inesitata" - griderà l'angelo d'ottone -
dieci casse di vite, di possibili.
E avremo anche una morte da morire:
una morte casuale, innecessaria,
distratta, senza te.

domenica 30 settembre 2012

la luna del poeta

LUNA ESTIVA PIENA

La Lunapiena disse al Poeta:
“La mia voce è di sole nell’oscuro del mondo
la tua è un lacero sudario per morte parole
un brontolio di sillabe spente, nel buio…
e per avere luce devi pagare la bolletta.”

Il Poeta disse alla Lunapiena:
“Nel silenzio di ogni novilunio porto la voce
di chi è già caduto cercandoti, l’urlo muto
le orme di questo nostro oscuro andare…
e con te e le parole pago mezza bolletta.”

G. Nigretti da Derive d'aria

domenica 26 agosto 2012

un attimo intero

Trani - il porto

UN PAESETTO DI MARE


C’è silenzio.
Un quasi silenzio intorno
sul precipizio del giorno
– sembrano quasi tutti morti
se non passasse un motorino:
una calma quasi domenicale –

è domenica! – il giorno del rito
e del buon appetito – ed è quasi
quieto il mare. I fiori sempre verdi
e le casette sono quasi tutte bianche
coi cognomi nomi e le numerazioni
bene in vista sul davanti. E le statue

di memoria con le bronzee fioriere.
Un paesetto di mare tutto marmi e
silenzio.
Qui ancora vengo per stare con voi
– ed è di già – per un attimo intero
domenica in questa via del cimitero.

G. Nigretti da Derive d'aria

martedì 21 agosto 2012

dell'esilio

Trani - il porto

frammenti da CITTA DELLA PIANURA - Giovanni Giudici

Qui sono giunto da un luogo dell'esilio,
perché un esilio sempre e in ogni luogo
è la vita dell'uomo e la sua attesa.

...
Aspetto te, serena voce
di chi m'incontrerà la prima volta,
voce di chi non mi conosce e spera
ravvisarmi fraterno, amico, fragile
arbusto di salvezza lungo il margine
costante di un abisso:

un giorno, un solo
giorno di tregua al mio respiro
...
E non so se questa sia l'estranea
città d'una licenza provvisoria
o dei giorni franati o dell'attesa
di rinascere.

sabato 18 agosto 2012

più del vero

MONOTONIA


Risuona una musica – su la riva
noiosa – si discioglie ne l’aria
di afa, disfatta su l’onda ritorna
di ombre monotona memoria

ancora di fuliggini e fracassi
ricadono i fuochi – artificiali
nei riflessi si ripetono
più del vero annoiano.

G. Nigretti da Derive d'aria

mercoledì 15 agosto 2012

la notte

Gravina di Puglia

A FONDO NOTTE


Tonfo
nel latteo mattino
cadde
un bianco gattino
nella cerea melma
si affannò
nella campagna nera lavagna
mille gialli lampioni – stelle
a puntoni la notte ci disegna
nelle pupille, fuochi lontani
guizzano icone nell’aria
nei nostri occhi gazzelle
di fuoco – si accende Giraldilla
a confine d’orizzonti sfavilla
nei tramonti passati si aggira
nel vento a scintille ardenti
risplende – fino a fondo notte
si affannò
nella cerea melma
un bianco gattino
cadde
nel latteo mattino
tonfo.

G. Nigretti da Derive eretiche

lunedì 6 agosto 2012

le mie radici

LE DURE RADICI


E sbatto polipi –
su gli scogli delle mie radici
schiume – come le nostre vite
pallide scivolano di fianco

su la proda pietrosa, incerte
dalle onde emergono madri.
Hanno molli i ventri tatuati.

(e urlano – dimentiche figlie
 i loro figli per piccole birbe
fra le ali dei vecchi gabbiani)

Fra le mie mani ammirano
le molli pance sbattute, e
le essenze candide cadute.

Granchi scuri di scogliera, timidi
saggiano la chiara linfa che spargo
in fessure – di questa vana moglie

chiusa – nel passato sugo d’agro
le notti condisce di vuoto e tagli
in vene piene – di bianchi abbagli

le mie giornate cucino e salo
nei vapori gli sfumati sogni
e le speranze pescate ieri
nessun ventre oggi accoglie.

G. Nigretti da Derive amare

giovedì 2 agosto 2012

inutile linguaggio

RICORDARSI DI ALLORA di Carlos Pujol

Ricordarsi di allora,
delle ferite che si conoscono a memoria,
aperte come labbra
che tacciono perché il tempo si vergogna
del suo inutile linguaggio.
Ma questa è la domanda:
con quale antico dolore dobbiamo pagare
il poco che sappiamo?

mercoledì 1 agosto 2012

in cucina assieme



STIAMOCENE UN PO’ IN CUCINA ASSIEME  di Osip Mandel’štam

Stiamocene un po' in cucina assieme;
l'aria è dolce di bianco cherosene;

un coltello tagliente e una pagnotta...
Se vuoi, prepara ben bene il fornello;

altrimenti raduna e intreccia corde:
prima dell'alba fa’ una grande sporta;

fuggiamo alla stazione, ad un binario
ove nessuno ci possa trovare.

(da Ottanta poesie - Traduzione di Nicola Crocetti)

venerdì 27 luglio 2012

La meraviglia delle nuvole

"La meraviglia sta nello scrivere, non nello scrivere la meraviglia"
Il porto di Trani

LE NUVOLE


Come sono fasulle le nuvole
– se il sole non ti abbaglia –
sembrano perfino abbaiare
a l’aria, d’una luna lontana

altre un guscio di madreperla
silenzioso, su l’onda del cielo
fanno pure una bianca spuma
di sposa, e s’involano lontano.

Leggere le mie nuvole fingono
di essere tutto – anche amore
ma poi a piombo ti cadono
addosso – e sono uragano.

G. Nigretti da Derive d'aria

lunedì 23 luglio 2012

La Chjazze du Pèsce - Trani





17 GIUGNO


Neri rondoni squassavano
le bianche terrazze in giro
giocando, il chiaro vespro
su l’odorosa Chjazze du Pèsce

i pescivendoli a voci rotte
pescavano, gli ultimi omini
smenando belle sode sardelle
e le ultime audaci seppie novelle.

In punta di piedi sorrisi, di fiato
sul limpido vetro disegnandoli
aspettavo, il tuo sempre buono
da le ombre in piazza di ritorno

sempre atteso, da quelli che avevi
oggi venduto per felini e pecorini.
...

G. Nigretti, frammento di 17 GIUGNO da Derive eretiche

giovedì 19 luglio 2012

della meraviglia

Il fine del saggio-poeta non e' la meraviglia-thauma
"la parola greca non indica solo lo stupore davanti a eventi insoliti,
ma anche lo smarrimento angosciato"
La filosofia nasce dalla meraviglia. La parola greca, che traduciamo con meraviglia, è thauma. Ma thauma starebbe a significare anzitutto l´orrore provato dinanzi a uno spettacolo angosciante. Platone dice che "la meraviglia è figlia di Iride e del Gigante Thaumante". Con thaumante abbiamo di nuovo una parola costruita su thauma. La filosofia proviene dalla paura, o, meglio, dal timore per il mondo, dal timore per il divenire del mondo, quindi dalla terrifica scoperta che ogni cosa nasce e muore, "diviene" quindi. Ma il "trauma" sarebbe all'origine, ovvero il movente profondo, anche della mitologia, della religione, della scienza stessa: modi diversi di porsi, di cercare di rispondere al turbamento provocato appunto dalla "meraviglia".

Taumaturgo. Si dice di persona (santa) che opera cose meravigliose. Viene dal greco thauma, cosa meravigliosa (affine ai verbi theàomai, vedere = cosa da vedere, e thàomai, contemplare, ammirare...) unito al sostantivo èrgon (verbo ergàzomai), lavoro, opera. Dalla medesima radice da cui viene thauma, anche lo thaumatòn, ciò che desta stupore e, per Socrate, apre alla conoscenza.

Nella parola greca "thauma" Aristotele vide la meraviglia che l´uomo ha per il mondo e che lo spingerebbe a conoscerlo, altri vedono un suo significato più originario e profondo: lo stupore attonito di fronte a ciò che è strano, imprevedibile, mostruoso. Paura esistenziale che, inevitabilmente, ci spinge al dominio,
ovvero a voler imporre un ordine nostro alle cose grandi o piccole di questo mondo e ai pensieri stessi, come rimedio.