LE DURE RADICI
E sbatto polipi –
su gli scogli delle mie radici
schiume – come le nostre vite
pallide scivolano di fianco
su la proda pietrosa, incerte
dalle onde emergono madri.
Hanno molli i ventri tatuati.
(e urlano – dimentiche figlie
i loro figli per piccole birbe
fra le ali dei vecchi gabbiani)
Fra le mie mani ammirano
le molli pance sbattute, e
le essenze candide cadute.
Granchi scuri di scogliera, timidi
saggiano la chiara linfa che spargo
in fessure – di questa vana moglie
chiusa – nel passato sugo d’agro
le notti condisce di vuoto e tagli
in vene piene – di bianchi abbagli
le mie giornate cucino e salo
nei vapori gli sfumati sogni
e le speranze pescate ieri
nessun ventre oggi accoglie.
G. Nigretti da Derive amare
Nessun commento:
Posta un commento