sabato 21 dicembre 2013
lunedì 16 dicembre 2013
tempo e spazio
ONDE di Mario Luzi
Qui è la lotta con se stesso del mare
che nelle cale livide si torce
si svelle dalla sua continuità,
s’innalza, manda un fremito e ricade.
Il mare, sai, mi associa al suo tormento,
il mare viene, volge in fuga, viene,
coniuga tempo e spazio in questa voce
che soffre e prega rotta alle scogliere.
Qui è la lotta con se stesso del mare
che nelle cale livide si torce
si svelle dalla sua continuità,
s’innalza, manda un fremito e ricade.
Il mare, sai, mi associa al suo tormento,
il mare viene, volge in fuga, viene,
coniuga tempo e spazio in questa voce
che soffre e prega rotta alle scogliere.
domenica 15 dicembre 2013
il corpo
PELAGICA
sfoca
Serifos su la scia
diafane
spiagge ferrose
scivolano
– su le onde
il corpo
tuo dormiente
a vento
d’Egeo fremita
come di
cicale le tamerici
su le
sassaie fra raggi arsi
radici
amare serpeggiano
alle chiare
acque rifiorite
rugiade
stelle cogliemmo
ne
l’acerba pelaga quiete
di
sirena un sibilo aguzzo
desta le
paratie calanti
verso un’arsura
di settembre
mi naufrago a mute sillabe.
G. Nigretti da Derive quiete 2010/11
sabato 7 dicembre 2013
ero
IL SAGGIO di Hafiz
Ero perso
con lo sguardo verso il mare
Ero perso
con lo sguardo nell'orizzonte,
tutto e
tutto appariva come uguale;
poi ho
scoperto una rosa in un angolo di mondo,
ho scoperto
i suoi colori e la sua disperazione
di essere
imprigionata fra le spine
non l'ho
colta ma l'ho protetta con le mie mani,
non l'ho
colta ma con lei ho condiviso e il profumo e le spine tutte quante.
Ah,
stenderei il mio cuore come un tappeto sotto i tuoi passi,
ma temo per
i tuoi piedi le spine di cui lo trafiggi.
"L’idioma
dell’Amore non si può veicolare con la lingua:
versa il
vino, coppiere, e smetti quest’insulso parlare"
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sabato 30 novembre 2013
mercoledì 27 novembre 2013
domenica 24 novembre 2013
giovedì 21 novembre 2013
come falena
I VIVI MORTI
ci
stanno sempre appresso.
Chissà
se ascoltano
in ogni
ora d’aria lenta
un frùscio
di fievole voce
che sillaba
parole. Nel vuoto
d’amore chiama
amore
l’ombra da
ogni uscio
senza
scia esce fluendo
di luce ci
sfascia le ore
nel buio
come falena vivendo
i vivi morti
ci cadono addosso.
G. Nigretti da Derive d'inverno 2011/12
mercoledì 13 novembre 2013
sabato 9 novembre 2013
nuda e
PELLE NERA
Era di legate giornate
già inverno
quando lei giunse e
mi fiutò da quel basso
bianco di scarno inferno
silenziosa
e ferma
fredda cercava
la muta calura mia
nelle ore di brina
a nuda pelle rimase
nuda e straniera
in quelle nodose serate
distesa a pelle nera
senza voce donare
dal nulla fragorosa
mi hai slegato.
Di venerdì mattina l’ho trovata
sul davanti stesa – come in
letargo
ed anche di lei ho pensato
che avrebbe preso il largo
leggera come quella nuvoletta
che nel sole fa la civetta
ma era di notte morta
la mia muta cavalletta.
G. Nigretti da Derive eretiche 2009
giovedì 7 novembre 2013
non più domani
In una gloria di sole occidentale
Vaneggi, mente stanca:
Inseguito prodigio non s’adempie
Nell’aldiquà del fiore che s’imbianca
Ma tu, distanza, torna a ricolmarti
Tu a farti terra di questa ferma fuga
Mare di nuda promessa
Ai nostri balbettanti passi tardi
E tu, voce, rimani
Persuàdici – un poco, un poco ancora
Nostro non più domani,
Usignolo dell’aurora
domenica 3 novembre 2013
sabato 2 novembre 2013
ossa
Giacomo Leopardi |
PERCHÉ COME SE FOSSERO di Giovanni Giudici
Perché come se fossero
Vivi vestiamo i morti?
Quanto più casta e giusta
È la nudità dei corpi che li avvicina
Al loro finalmente disincarnarsi!
Ma noi li mascheriamo così copriamo le ossa
Troncate perché fingano la supinità della catarsi
mercoledì 30 ottobre 2013
bensì ridicolo
LA VITA IN VERSI di Giovanni Giudici
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.
sabato 26 ottobre 2013
sempre
...
oggi di
nero asfaltata – dietro opachi vetri spenti
m’addormo,
fra le vuote ombre di vino o di mute
passanti
sotto, e sotto crolli le terrazze sono crollate
disfatte
da sigillate inferriate di blu asfalto ghiacciate.
(e polvere calda
sfuma
il lontano corpo
gravido
e dipinge i lisci suoi
occhi neri
e veri e mai
indiani e padani
e oggi la rimpiango
dentro il fango già
rappreso ieri
con le bianche ultime
perle vere
che accolse solo fra le socchiuse
mani)
E il nero
rondone andò e alto veleggia ancora
e
l’inferriata salda iniziò di secchi serti a sfiorire
e venne Pandora con
Caino e tutta gramigna seminò
e venne Brillina
con sacchi e velli e donò un regalino
e venne Dolorina
con stille e stalle e lanciò un sassino
e venne Nanina con tacchi
e santi e volle il librettino
e venne Ilioina con
lingue e pianti e lasciò un pelino
e giunse
questo Giugno con le secche piogge
e
indietro impermeabili porta
e
indosso commosso il sommo vuoto
di
quest’ultimo annoso giorno.
G. Nigretti, frammento di17 giugno, da Derive eretiche 2009
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