mercoledì 13 novembre 2013
sabato 9 novembre 2013
nuda e
PELLE NERA
Era di legate giornate
già inverno
quando lei giunse e
mi fiutò da quel basso
bianco di scarno inferno
silenziosa
e ferma
fredda cercava
la muta calura mia
nelle ore di brina
a nuda pelle rimase
nuda e straniera
in quelle nodose serate
distesa a pelle nera
senza voce donare
dal nulla fragorosa
mi hai slegato.
Di venerdì mattina l’ho trovata
sul davanti stesa – come in
letargo
ed anche di lei ho pensato
che avrebbe preso il largo
leggera come quella nuvoletta
che nel sole fa la civetta
ma era di notte morta
la mia muta cavalletta.
G. Nigretti da Derive eretiche 2009
giovedì 7 novembre 2013
non più domani
In una gloria di sole occidentale
Vaneggi, mente stanca:
Inseguito prodigio non s’adempie
Nell’aldiquà del fiore che s’imbianca
Ma tu, distanza, torna a ricolmarti
Tu a farti terra di questa ferma fuga
Mare di nuda promessa
Ai nostri balbettanti passi tardi
E tu, voce, rimani
Persuàdici – un poco, un poco ancora
Nostro non più domani,
Usignolo dell’aurora
domenica 3 novembre 2013
sabato 2 novembre 2013
ossa
Giacomo Leopardi |
PERCHÉ COME SE FOSSERO di Giovanni Giudici
Perché come se fossero
Vivi vestiamo i morti?
Quanto più casta e giusta
È la nudità dei corpi che li avvicina
Al loro finalmente disincarnarsi!
Ma noi li mascheriamo così copriamo le ossa
Troncate perché fingano la supinità della catarsi
mercoledì 30 ottobre 2013
bensì ridicolo
LA VITA IN VERSI di Giovanni Giudici
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.
sabato 26 ottobre 2013
sempre
...
oggi di
nero asfaltata – dietro opachi vetri spenti
m’addormo,
fra le vuote ombre di vino o di mute
passanti
sotto, e sotto crolli le terrazze sono crollate
disfatte
da sigillate inferriate di blu asfalto ghiacciate.
(e polvere calda
sfuma
il lontano corpo
gravido
e dipinge i lisci suoi
occhi neri
e veri e mai
indiani e padani
e oggi la rimpiango
dentro il fango già
rappreso ieri
con le bianche ultime
perle vere
che accolse solo fra le socchiuse
mani)
E il nero
rondone andò e alto veleggia ancora
e
l’inferriata salda iniziò di secchi serti a sfiorire
e venne Pandora con
Caino e tutta gramigna seminò
e venne Brillina
con sacchi e velli e donò un regalino
e venne Dolorina
con stille e stalle e lanciò un sassino
e venne Nanina con tacchi
e santi e volle il librettino
e venne Ilioina con
lingue e pianti e lasciò un pelino
e giunse
questo Giugno con le secche piogge
e
indietro impermeabili porta
e
indosso commosso il sommo vuoto
di
quest’ultimo annoso giorno.
G. Nigretti, frammento di17 giugno, da Derive eretiche 2009
venerdì 25 ottobre 2013
non sapendo
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sabato 19 ottobre 2013
purpureo
PER UN GIORNO ANCORA
Due euro a piccole mani d’oriente
e sprizzo purpureo infiamma
d’attimi un buio pesto.
Spire rovisto
fra lingue d’opale sbavano
ferali sirene a gesto nuziale.
Spire aspiro in cavità labiali
sillabo memorie scavo fondali
traboccano frastuoni e frammenti
per un giorno ancora remo
pensieri
nel trasparente eremo una stella punge
la scrittura del vivere nella notte del giorno.
Dove non camminiamo è ancora volare.
G. Nigretti da Derive eretiche 2009
domenica 13 ottobre 2013
dal bordo
DESERTO
Io, nomade smarrito
Su deserti convessi
Inseguo il sogno
Fra vuote distese
Periferie del corpo
Dal bordo mi guardano
Il volto naufragando
Solitario si esilia
Sul punto di attracco
Di luce si svuota
Nei riflessi di ogni deriva
Inseguo l'ombra
Tra amori e tramonti
Esplorando indugio
Ne l'arena. Ultima?
Fra arresti ed enigmi
Doppio l'occhio
Del capro putrefatto
Guardo stupefatto
Dai percorsi rifiuti
Inseguo la nostalgia
Nuda sul mio corpo
L’ombra si specchia
Su la scena scoperta
Il suo occhio nasconde
Nei piedi miei di nomade
Rivede se stessa
Soglia di dolore
L’effige sua attraverso
Inseguo la meraviglia
Svolgendomi da la sfinge
Ogni pietra scruto
Nei frammenti del mondo
Incrocio la follia
Della lucida trappola
Il limite vacilla
Negli specchianti ritratti
Brillano crudeli rimandi
Inseguo l’oblio
Da laterali triangolazioni
Osservanti indiscrete
Accanto mi squadrano
Quando cado
Da luoghi di transito
Incontro te
Nascosto nel tuo riflesso
Pungenti stelle ho sognato
Inseguo lo sguardo
Stasi del lutto
Profili obliqui passano
Fra lividi cieli
Fuggono ritorsioni
Nei labirinti del risveglio
Lo specchio si é voltato
Di spalle offre il volo
Sul precipizio del mare
Inseguo la voce
Di vita fluisce lontano
Verso l’eterno naufragio
In desolate costellazioni
Coniugo parole
D’infiniti silenzi
Inseguo orizzonti.
G. Nigretti da Derive deserte 1994/01
lunedì 7 ottobre 2013
mercoledì 2 ottobre 2013
sabato 28 settembre 2013
badehose
POCO PRIMA DI MEZZANOTTE
di Jürgen Theobaldy da Aus Blaue Flecken
di Jürgen Theobaldy da Aus Blaue Flecken
Scrivere una poesia poco prima
di mezzanotte
dopo essere rimasto in casa
tutto il giorno
perchè non conoci nessuno
né sai
dove andare
è tetro piacere
come
infilarsi le nuove "ultraleggere"
badehose da bagno
e poco prima di mezzanotte
trovarsi a nuotare in mare
perchè la nave è colata a picco.
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Theobaldy
giovedì 26 settembre 2013
mercoledì 25 settembre 2013
e sta
Trani, Scoglio di Frisio, settembre 2013 |
CURVA DI VITA
questa gabbia
ruggine
stagna e sta –
come aprile su le
rive
colme di secche
scorie
ossa di quel sorriso
delfino
una muta di
gabbiani fruga
un arcobaleno livido
discende
pesante – attraverso
la soglia
l’ultima ombra va
dove non sanguina
dove non secca
dove non brucia
dove non c’è
che muta quiete e
Giuseppe Nigretti da Derive Quiete 2010/2011
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