sabato 9 novembre 2013

nuda e




PELLE NERA



Era di legate giornate
già inverno
quando lei giunse e
 mi fiutò da quel basso
bianco di scarno inferno

  silenziosa e ferma
fredda cercava
la muta calura mia
nelle ore di brina

a nuda pelle rimase
nuda e straniera
in quelle nodose serate
distesa a pelle nera

senza voce donare
dal nulla fragorosa
mi hai slegato.

Di venerdì mattina l’ho trovata
sul davanti stesa – come in letargo
ed anche di lei ho pensato
che avrebbe preso il largo

leggera come quella nuvoletta
che nel sole fa la civetta
ma era di notte morta
la mia muta cavalletta.


G. Nigretti da Derive eretiche 2009

giovedì 7 novembre 2013

non più domani


L'AMORE DEI VECCHI di Giovanni Giudici

In una gloria di sole occidentale
Vaneggi, mente stanca:
Inseguito prodigio non s’adempie
Nell’aldiquà del fiore che s’imbianca

Ma tu, distanza, torna a ricolmarti
Tu a farti terra di questa ferma fuga
Mare di nuda promessa
Ai nostri balbettanti passi tardi

E tu, voce, rimani
Persuàdici – un poco, un poco ancora
Nostro non più domani,
Usignolo dell’aurora

sabato 2 novembre 2013

ossa


Giacomo Leopardi

PERCHÉ COME SE FOSSERO di Giovanni Giudici

Perché come se fossero
Vivi vestiamo i morti?
Quanto più casta e giusta
È la nudità dei corpi che li avvicina
Al loro finalmente disincarnarsi!
Ma noi li mascheriamo così copriamo le ossa
Troncate perché fingano la supinità della catarsi

mercoledì 30 ottobre 2013

bensì ridicolo


LA VITA IN VERSI di Giovanni Giudici


Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.

Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.

Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano

al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.

Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.

sabato 26 ottobre 2013

sempre



...

oggi di nero asfaltata – dietro opachi vetri spenti
m’addormo, fra le vuote ombre di vino o di mute
passanti sotto, e sotto crolli le terrazze sono crollate
disfatte da sigillate inferriate di blu asfalto ghiacciate.


(e polvere calda sfuma
il lontano corpo gravido
e dipinge i lisci suoi occhi neri
e veri e mai indiani e padani
e oggi la rimpiango
dentro il fango già rappreso ieri
con le bianche ultime perle vere
che accolse solo fra le socchiuse mani)


E il nero rondone andò e alto veleggia ancora
e l’inferriata salda iniziò di secchi serti a sfiorire

e venne Pandora con Caino e tutta gramigna seminò
e venne Brillina con sacchi e velli e donò un regalino
e venne Dolorina con stille e stalle e lanciò un sassino
e venne Nanina con tacchi e santi e volle il librettino
e venne Ilioina con lingue e pianti e lasciò un pelino

e giunse questo Giugno con le secche piogge
e indietro impermeabili porta
e indosso commosso il sommo vuoto
di quest’ultimo annoso giorno.

G. Nigretti, frammento di17 giugno, da Derive eretiche 2009

venerdì 25 ottobre 2013

non sapendo

IL MIO DELITTO di Giovanni Giudici

Se scrivere era vivere
Vissuto fu lo scritto
Cercavo appena un'isola di spazio
Un silenzio un sorriso intorno a me
E blando vino e modica allegria
Un quieto conversare a lume spento
Esserne perdonato non sapendo
Il mio delitto

sabato 19 ottobre 2013

purpureo


PER UN GIORNO ANCORA
 
Due euro a piccole mani d’oriente
e sprizzo purpureo infiamma
d’attimi un buio pesto.

Spire rovisto
fra lingue d’opale sbavano
ferali sirene a gesto nuziale.

Spire aspiro in cavità labiali
sillabo memorie scavo fondali
traboccano frastuoni e frammenti
per un giorno ancora remo pensieri

nel trasparente eremo una stella punge
la scrittura del vivere nella notte del giorno.

Dove non camminiamo è ancora volare.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

domenica 13 ottobre 2013

dal bordo


DESERTO
 Io, nomade smarrito
Su deserti convessi
Inseguo il sogno

Fra vuote distese
Periferie del corpo
Dal bordo mi guardano

Il volto naufragando
Solitario si esilia
Sul punto di attracco

Di luce si svuota
Nei riflessi di ogni deriva
Inseguo l'ombra

Tra amori e tramonti
Esplorando indugio
Ne l'arena. Ultima?

Fra arresti ed enigmi
Doppio l'occhio
Del capro putrefatto

Guardo stupefatto
Dai percorsi rifiuti
Inseguo la nostalgia

Nuda sul mio corpo
L’ombra si specchia
Su la scena scoperta

Il suo occhio nasconde
Nei piedi miei di nomade
Rivede se stessa

Soglia di dolore
L’effige sua attraverso
Inseguo la meraviglia

Svolgendomi da la sfinge
Ogni pietra scruto
Nei frammenti del mondo
Incrocio la follia
Della lucida trappola
Il limite vacilla

Negli specchianti ritratti
Brillano crudeli rimandi
Inseguo l’oblio

Da laterali triangolazioni
Osservanti indiscrete
Accanto mi squadrano

Quando cado
Da luoghi di transito
Incontro te

Nascosto nel tuo riflesso
Pungenti stelle ho sognato
Inseguo lo sguardo

Stasi del lutto
Profili obliqui passano
Fra lividi cieli

Fuggono ritorsioni
Nei labirinti del risveglio
Lo specchio si é voltato

Di spalle offre il volo
Sul precipizio del mare
Inseguo la voce

Di vita fluisce lontano
Verso l’eterno naufragio
In desolate costellazioni

Coniugo parole
D’infiniti silenzi
Inseguo orizzonti.

G. Nigretti da Derive deserte 1994/01

sabato 28 settembre 2013

badehose

POCO PRIMA DI MEZZANOTTE
di Jürgen Theobaldy da Aus Blaue Flecken

Scrivere una poesia poco prima
di mezzanotte
dopo essere rimasto in casa
tutto il giorno
perchè non conoci nessuno
né sai
dove andare
è tetro piacere
come
infilarsi le nuove "ultraleggere"
badehose da bagno
e poco prima di mezzanotte
trovarsi a nuotare in mare
perchè la nave è colata a picco.

giovedì 26 settembre 2013

a Dolle Durbanš

POESIA di Jürgen Theobaldy da Lividi

Mi piacerebbe scrivere una poesia breve
di quattro cinque righe
non di più
una poesia molto semplice
che dica tutto di noi due
senza nulla tradire
di te di me

mercoledì 25 settembre 2013

e sta






Trani, Scoglio di Frisio, settembre 2013



CURVA DI VITA

questa gabbia ruggine
stagna e sta –

come aprile su le rive
colme di secche scorie

ossa di quel sorriso delfino
una muta di gabbiani fruga

un arcobaleno livido discende
pesante – attraverso la soglia
l’ultima ombra va
dove non sanguina
dove non secca
dove non brucia
dove non c’è
che muta quiete e

Giuseppe Nigretti da Derive Quiete 2010/2011