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giovedì 4 luglio 2013

non c'è


MA SE IL TRAMONTO di Attilio Bertolucci

Ma se il tramonto dura sulle cime
degli alberi che chiudono la pianura
soffocata da brume estive, il cielo
è una leggera arida spoglia inerte.

Eterno giorno, che cos’è la morte
quando sui visi radianti si posa
la maschera lucente
del tramonto lentissimo di luglio?

Non c’è memoria più, non c’è speranza
nel transito fatale del tempo.

giovedì 13 giugno 2013

è



È

e cadde la fiacca rosa
su la strada ferita
e cadde la neve scialba
su la casa sfiorita
e cadde l’amaro sale
su la carne incisa
e cadde la notte molle
su la voce recisa
e seccò l’ulivo corroso
da la feroce paura
e seccò il seme gettato
ne l‘agonia dura
e seccò l’ovulo infilato
su la morte pazza
e seccò ogni cosa su questa
fredda terrazza.
Amen.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

domenica 19 maggio 2013

ciò che resta



L’UOMO di F. Hölderlin

Chi vive a sé e si mostra quanto resta,
è come dividesse il giorno in giorni.
È un piegarsi squisito a ‹‹ciò che resta››,
diviso da natura, senza invidie.

È come solo, in altro, vasto vivere,
con verdi primavere e lenti estati amiche,
finché cala veloce l’annata nell’autunno
e ci avvolgono sempre nubi e nubi.

Il 28 luglio                     Con umiltà
     1842                                  Scardanelli

sabato 11 maggio 2013

oscura calma


LE LUCCIOLE

Quando spenta si è ogni luce
Quando l’ultimo sguardo volge
Là di fronte sempre solo scorge
Dell’urbano voi sole già stupore
Incolore su questa oscura calma

Quando lenta la notte ci porta
Verso quella sola terra nostra
Di sogni d’orfeo e molle orrore
Come le altissime mute sorelle
Ci guardate?

E dal velo uguale tutte quante
Forse guardate questa spoglia
Stagione – nuda di quiete
E colma di sola quiete.

E quando non più?
Forse nel nulla ci sarà pace
Quella quieta senza luce
E lucciole di luce.

G. Nigretti da Derive urbane 2013

martedì 26 febbraio 2013

donne lontane

 

LA DONNA di Josep Palau I Fabre

 

Quante donne dormono
nei miei versi, ah,
per sempre...

(da Poemas de l’alquimista, 1952)

giovedì 14 febbraio 2013

de piedra una rosa


LA NIEBLA ENTORNO

Merodean nimbos piadosos
pálidas volutas indolentes
por el aire esfuman las horas

del pecho etérea te elevan
como de piedra una rosa
que de aridez marchita cae

en un marco de vacío
lejos – del refugio mudo
en un solo momento de viento
entre las insomnes colinas
sobre curvas de lácteo encanto 
una palidez débil aparece 
y te realizas en desnudos relieves. 

Lenta la noche esfuma las estrellas
cuando la niebla en torno humea faroles
veloces pisan tus inciertos tacones rosa nuevo
el negro adoquín frío ardiente de la noche.

G. Nigretti da Derive eretiche
Traduzione di L. Rado

lunedì 11 febbraio 2013

bianco


e nevica


nevicata

BIANCO


marmo la notte sfarina
sbatte l’ombra il fragore
a fiocchi fredda gli occhi.

È tardi.
Accanto di gioia rincasa
una voce – nel vuoto m’appende
di silenzio a un’assenza
uguale a un lume spento
in campo di croci.

G. Nigretti da Derive di Notte

venerdì 1 febbraio 2013

fra profonde valve


TRA COLLI

oggi tramonta spento
su orizzonti traballanti
il rosso sole – travolto
su le sponde l’hai trascinato
dove i sogni non traboccano

dalle labili sabbie traforate
dai tarli del tuo tragico abito
volano tre falene trafelate
di trainate sere strepitano
nelle trafitte orecchie mie

echi morti tracimano cimici
neri da l’incanto tradito
d’aria e gemiti ti trapassi
di vita spenta tracolli arida
trafugando le mie giornate.

Tranciate e vomitate le rivedo 
sulle trapunte del gelo notturno
mentre tracanno l’ultima tossina
traghetto l’ultimo sguardo fugace 
fra le profonde valve aperte ancora.

G. Nigretti da Derive amare

martedì 25 dicembre 2012

rossa nebbia

Tramonto di nebbia
PRIMA CHE RIAPPAIA

Quando sbianca ogni parola
e lo sguardo stanco nasconde
pallido, ed ogni ombra che
il volto ti riaffiora sbiadisce

non sei nel vuoto che ridice
scialbo ogni eco e lo rimanda
lontano, come in quel primo
grembo di non essere nato.

Non sei in quel vuoto ovattato
uguale a questa coltre di ore
già morte prima
che riappaia fragoroso il sole.

G. Nigretti da Derive urbane

martedì 11 dicembre 2012

collage


da SGUINZAGLIARE RICORDI di Yehuda Amichai

In questi giorni penso al vento fra i tuoi capelli,
agli anni che fui nel mondo prima di te
e all’eternità che prima di te andrò a incontrare,
...


CONTRO LE LETTURE PUBBLICHE  di José Emilio Pacheco

Se leggo le mie poesie in pubblico
tolgo l’unico senso alla poesia:
fare che le mie parole siano la tua voce,
per un istante almeno.

sabato 8 dicembre 2012

a sciame di perle

FITTA DI NEVE


Fitta di neve si aggira la via
a sciame di perle m’addossa
una tristezza di orme fiocca

un murmure di anni mi attacca
di schiena – in una pozza di cielo
schizza d’inganni una catena

fitta di neve come la notte saetta
il suo viso – leggerissimo in giardino
freddo di gioia slitta un bambino.

G. Nigretti da Derive di notte

giovedì 15 novembre 2012

dal tardo cielo

NE L’ULTIMO PONENTE


si allontana l’orizzonte. Muto
dietro i colli è uno stelo
di spine – dal tardo cielo
la sera vaga a fredde rose

per le stanze aspre indugia
un tedio di ombre molli
lacere soglie frana, d’oblio
l’anima in uno stagno d’ore
sgronda a fogli di fioca voce

il sangue di spogli silenzi –
l’ultimo ponente tramonta
ne l’aria gelida dei fossi
una monotonia a petali rossi.

G. Nigretti da Derive d'inverno

venerdì 22 giugno 2012

presto scomparirà


AL CREPUSCOLO di Pär Lagerkvist

È al crepuscolo che ci si isola,
alla caduta del sole.


È allora che si abbandona tutto.
Il pensiero si chiude nella sua tenda di ragnatela
e il cuore dimentica i motivi della sua angoscia.
Il viandante del deserto abbandona il suo campo,
che presto scomparirà sotto la sabbia,
e prosegue il suo viaggio nella quiete della notte,
guidato da enigmatiche stelle.

lunedì 7 maggio 2012

La donna e le colline

 

INCONTRO di Cesare Pavese

 

Queste dure colline che han fatto il mio corpo
e lo scuotono a tanti ricordi, mi han schiuso il prodigio
di costei, che non sa che la vivo e non riesco a comprenderla.

L'ho incontrata, una sera: una macchia più chiara
sotto le stelle ambigue, nella foschia d’estate.
Era intorno il sentore di queste colline
più profondo dell'ombra, e d'un tratto suonò
come uscisse da queste colline, una voce più netta
e aspra insieme, una voce di tempi perduti.

Qualche volta la vedo, e mi vive dinanzi
definita, immutabile, come un ricordo.
Io non ho mai potuto afferrarla, la sua realtà
ogni volta mi sfugge e mi porta lontano.
Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane:
mi sorprende, a pensarla, un ricordo remoto
dell'infanzia vissuta tra queste colline,
tanto è giovane. È come il mattino. Mi accenna negli occhi
tutti i cieli lontani di quei mattini remoti.
E ha negli occhi un proposito fermo: la luce più netta
che abbia avuto mai l'alba su queste colline.

L'ho creata dal fondo di tutte le cose
che mi sono più care, e non riesco a comprenderla.

(da "Lavorare stanca", 1936)