lunedì 31 maggio 2021

lunedì 15 marzo 2021

conto gli anni






DORMI DUNQUE di Paul Celan

Dormi dunque
e il mio occhio rimarrà aperto
la pioggia colmò la brocca
noi la vuotammo
la notte germinerà un cuore
il cuore un breve stelo
ma per mietere è troppo tardi
falciatrice.
Vento notturno
così candidi sono i tuoi capelli
candido ciò che mi resta
candido ciò che perdo
ella conta le ore e io conto gli anni
noi bevemmo pioggia
pioggia, bevemmo.

sabato 27 febbraio 2021

qualcosa d'invisibile



LE NOSTRE MANI NELL’ACQUA di Y. Bonnefoy


Noi agitiamo quest’acqua. In essa le nostre mani si cercano,

Talvolta si sfiorano, forme spezzate.

Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile,

Altri alberi, altre luci, altri sogni.


E guarda, sono anche altri colori.

La rifrazione trasfigura il rosso.

Era un giorno d’estate? No, è il temporale

Che “cambierà il cielo”, e fino a sera.


Noi immergevamo le mani nel linguaggio,

Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo

Che fare, non essendo che i nostri desideri.


Noi invecchiammo. Quest’acqua, nostra trasparenza.

Altri sapranno cercare più nel profondo

Un nuovo cielo, una nuova terra

giovedì 14 gennaio 2021

un vago ricordare



LA NOTTE di C. Pavese


Ma la notte ventosa, la limpida notte

che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,

è un ricordo. Perdura una calma stupita

fatta anch'essa di foglie e di nulla. Non resta,

di quel tempo di là dai ricordi, che un vago

ricordare.


           Talvolta ritorna nel giorno

nell'immobile luce del giorno d'estate,

quel remoto stupore.


            Per la vuota finestra

il bambino guardava la notte sui colli

freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:

vaga e limpida immobilità. Fra le foglie

che stormivano al buio, apparivano i colli

dove tutte le cose del giorno, le coste

e le piante e le vigne, eran nitide e morte

e la vita era un'altra, di vento, di cielo,

e di foglie e di nulla.


             Talvolta ritorna

nell'immobile calma del giorno il ricordo

di quel vivere assorto, nella luce stupita.

giovedì 31 dicembre 2020

se dormo



UNA NITIDA FIAMMA  di P. Valery


Una nitida fiamma abita in me,

la violenta vita vedo intera

al suo freddo bagliore: più non posso

amar soltanto se dormo i suoi gesti

di grazia, intrisi di luce. I miei giorni

di notte tornano a ridarmi gli sguardi. 


E dopo il primo sventurato sonno,

quando sparsa nel buio è la sventura 

stessa, tornano a vivermi, a darmi

degli occhi. E se poi la loro gioia

erompe, l’eco che mi sveglia un morto,

non altro ributtò sulla mia riva

di carne, e se il mio straniero riso impone, 

qual murmure di mare alla conchiglia 

vuota, al mio orecchio di dubbio, sul confine

d’un estremo stupore: se io sono

o fui, se veglio o dormo.

lunedì 21 dicembre 2020

da me a quell'ombra



FISSITÀ di Vittorio Sereni


Da me a quell'ombra in bilico tra fiume e mare

solo una striscia di esistenza

in controluce dalla foce.

Quell'uomo.

Rammenda reti, ritinteggia uno scafo.

Cose che io non so fare. Nominarle appena.

Da me a lui nient'altro: una fissità.

Ogni eccedenza andata altrove. O spenta.

venerdì 4 dicembre 2020

del mio sangue

I MIEI VERSI di Kostas G. Kariotakis 


Sono miei figli, i Versi, del mio sangue.

Parlano, ma do loro le parole

come fossero pezzi del mio cuore

o lacrime sgorgate dai miei occhi.


Con un sorriso amaro vanno in giro,

perché insisto a dipingere la vita.

Li rivesto di sole e giorno e sole,

che cingeranno quando annotterò.


Signoreggiano in cielo e sulla terra.

Ma si chiedono cosa ancora manchi

per vincere stanchezza e noia, figli

che per madre conobbero la Pena.


Invano spargo il riso del motivo

più tenero, o del flauto la passione:

sono per loro un re inesperto, che

ha perduto l’affetto del suo popolo.


E languono, si spengono, e giammai

non smettono di piangere pian piano.

Mentre passi, o Mortale, guarda altrove:

o Lete, qua la nave tua, che sàlpino.

domenica 15 novembre 2020

noi simili a quelle


COME LE FOGLIE di Mimnermo

da Lirici greci, traduzione di S. Quasimodo


Al mondo delle foglie che nel tempo

fiorito della primavera nascono

e ai raggi del sole rapide crescono,

noi simili a quelle per un attimo

abbiamo diletto del fiore dell'età,

ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.

Ma le nere dee ci stanno a fianco,

l'una con il segno della grave vecchiaia

  e l'altra della morte. Fulmineo.

  precipita il frutto di giovinezza,

come la luce d'un giorno sulla terra.

E quando il suo tempo è dileguato

è meglio la morte che la vita.

domenica 8 novembre 2020

di cari inganni

 


A SE STESSO di G. Leopardi


Or poserai per sempre,

stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,

ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,

in noi di cari inganni,

non che la speme. Il desiderio è spento.

Posa per sempre. Assai

palpitasti. Non val cosa nessuna

i moti tuoi, né di sospiri è degna

la terra. Amaro e noia

la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

T'acqueta ormai. Dispera

l'ultima volta. Al gener nostro il fato

non donò che il morire. Ormai disprezza

te, la natura, il brutto

poter che, ascoso, a comun danno impera,

e l'infinita vanità del tutto.

lunedì 26 ottobre 2020

come una foglia

HAI CHIUSO GLI OCCHI di G. Ungaretti


Nasce una notte

piena di finte buche,

di suoni morti

come di sugheri

di reti calate nell'acqua.


Le tue mani si fanno come un soffio

d'inviolabili lontananze,

inafferrabili come le idee.


E l'equivoco della luna

e il dondolio, dolcissimi,

se vuoi posarmele sugli occhi,

toccano l'anima.


Sei la donna che passa

come una foglia.


E lasci agli alberi un fuoco d'autunno.