domenica 18 novembre 2012
giovedì 15 novembre 2012
dal tardo cielo
NE L’ULTIMO PONENTE
si allontana l’orizzonte. Muto
dietro i colli è uno stelo
di spine – dal tardo cielo
la sera vaga a fredde rose
per le stanze aspre indugia
un tedio di ombre molli
lacere soglie frana, d’oblio
l’anima in uno stagno d’ore
sgronda a fogli di fioca voce
il sangue di spogli silenzi –
l’ultimo ponente tramonta
ne l’aria gelida dei fossi
una monotonia a petali rossi.
G. Nigretti da Derive d'inverno
domenica 4 novembre 2012
su le rugate chianche
Birth: unknown - Death: Jan. 1, 1832 Mountain Saint Mary's Cemetery Emmitsburg Frederick County Maryland, USA |
PIOGGIA CADE
Quando sarò verme
e il cielo risuonerà le sue saette
su le antiche viette ritornerò
sotto quel cielo ceruleo
di cerata mantella – molle
passavi solitaria campana
fra i bugnati bagnati dai giorni
dove l’unica aria ti era concessa.
Pioggia cade su le rugate chianche
bianche come mille tombe allagate
isole remote di ragazzino vagante
in affogati pensieri adagio cadevi.
– forse pensavi a la pioggia che si poggiava
sulle tue nude lunghe gambette bagnate
come un petalo di madre che tenue sfiora boccioli
– forse pensavi a la pioggia che si sfoggiava
da quelle golose velate labbra che duro sfioravi
come oggi di sirena sfioro i rasoi delle dure squame
– forse non pensavi che la pioggia si fingeva pioggia
divenendo dono di natura per ogni solitudine futura
come l’inganno che oggi colma calici e fogli bianchi
Pioggia cade
in questa memoria galleggio
su le gocciole senza ormeggi
come i naufraghi di frontiera
fra le soglie giaciamo stranieri
lontano Fratello dei vicoli di Giano
dove ora già si aprono gli ombrelli neri
e il passato sui fogli bianchi non ti asciuga.
PIOGGIA CADE
Quando sarò verme
e il cielo risuonerà le sue saette
su le antiche viette ritornerò
sotto quel cielo ceruleo
di cerata mantella – molle
passavi solitaria campana
fra i bugnati bagnati dai giorni
dove l’unica aria ti era concessa.
Pioggia cade su le rugate chianche
bianche come mille tombe allagate
isole remote di ragazzino vagante
in affogati pensieri adagio cadevi.
– forse pensavi a la pioggia che si poggiava
sulle tue nude lunghe gambette bagnate
come un petalo di madre che tenue sfiora boccioli
– forse pensavi a la pioggia che si sfoggiava
da quelle golose velate labbra che duro sfioravi
come oggi di sirena sfioro i rasoi delle dure squame
– forse non pensavi che la pioggia si fingeva pioggia
divenendo dono di natura per ogni solitudine futura
come l’inganno che oggi colma calici e fogli bianchi
Pioggia cade
in questa memoria galleggio
su le gocciole senza ormeggi
come i naufraghi di frontiera
fra le soglie giaciamo stranieri
lontano Fratello dei vicoli di Giano
dove ora già si aprono gli ombrelli neri
e il passato sui fogli bianchi non ti asciuga.
venerdì 2 novembre 2012
stanno
G. Nigretti "Senza titolo" |
NOVEMBRE
Cadono di rosa gli ultimi petali
nel nulla dell’alba scolorano
di pioggia i colli, le case, i lumi
già freddi si oscurano ne gli occhi
lungo l’umida strada d’alberi muti
cade deserta la stagione d’ombre.
Si alza Novembre dalle foglie secche
bianche di nebbia nel campo dei morti
si odono voci e preghiere, di un giorno
al freddo dei marmi germogliano fiori.
Recisi.
G. Nigretti da Derive d'inverno
G. Nigretti "Senza titolo" |
SEPOLCRI
Stanno – in quiete bianca
i marmi di assenti dimora
in terra d’ossa e cenere
le pacate anime tacciono
a lamenti a pianti di voci
davanti fiori e molli ceri
passo lividi cancelli
senza madonne o preghiere
a sillabe mute – Padre
al tuo bianco marmo porto
sempreverdi da lunghi anni
incolti come lapidi senza sguardi.
G. Nigretti da Derive straniere
giovedì 1 novembre 2012
il tempo di chiudere
G. Nigretti, "Ombre" |
Ombra ferita, anima che vieni
zoppicando, strisciando dal tuo fioco
asilo a cercare nei sogni il poco
che rosicchio per te all’andirivieni
dei risvegli e degli incubi, agli osceni
cortei delle sciarade, così poco
che qualche volta quando arrivi il fuoco
è già spento, divelte le imposte, pieni
di insulsi intrusi o infidi replicanti
l’immensità della cucina, il banco
di scuola, il letto, dammi tempo, non
svanire, il tempo di chiudere i tanti
conti vergognosi in sospeso con
loro prima di stendermi al tuo fianco.
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martedì 16 ottobre 2012
che se ne fa il mondo di
UN AMORE FELICE di Wislawa Szymborska
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?
Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perchè proprio su questi e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i princìpi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.
Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano -
comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che si inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!
E' difficile immaginare dove si finerebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?
Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.
Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.
lunedì 1 ottobre 2012
s'impolverano i gesti
G. Nigretti "Azioni converse" |
Abbiamo tutta una vita di Giorgio Manganelli
Abbiamo tutta una vita
da non vivere insieme.
Sugli scaffali di Dio
s'impolverano i gesti possibili:
le mosche cherubiche insozzano
le nostre carezze;
stanno appollaiati come gufi
i sentimenti impagliati.
"Merce inesitata" - griderà l'angelo d'ottone -
dieci casse di vite, di possibili.
E avremo anche una morte da morire:
una morte casuale, innecessaria,
distratta, senza te.
domenica 30 settembre 2012
la luna del poeta
LUNA ESTIVA PIENA
“La mia voce è di sole nell’oscuro del mondo
la tua è un lacero sudario per morte parole
un brontolio di sillabe spente, nel buio…
e per avere luce devi pagare la bolletta.”
Il Poeta disse alla Lunapiena:
“Nel silenzio di ogni novilunio porto la voce
di chi è già caduto cercandoti, l’urlo muto
le orme di questo nostro oscuro andare…
e con te e le parole pago mezza bolletta.”
G. Nigretti da Derive d'aria
domenica 9 settembre 2012
domenica 26 agosto 2012
un attimo intero
Trani - il porto |
UN PAESETTO DI MARE
C’è silenzio.
Un quasi silenzio intorno
sul precipizio del giorno
– sembrano quasi tutti morti
se non passasse un motorino:
una calma quasi domenicale –
è domenica! – il giorno del rito
e del buon appetito – ed è quasi
quieto il mare. I fiori sempre verdi
e le casette sono quasi tutte bianche
coi cognomi nomi e le numerazioni
bene in vista sul davanti. E le statue
di memoria con le bronzee fioriere.
Un paesetto di mare tutto marmi e
silenzio.
Qui ancora vengo per stare con voi
– ed è di già – per un attimo intero
domenica in questa via del cimitero.
G. Nigretti da Derive d'aria
martedì 21 agosto 2012
dell'esilio
sabato 18 agosto 2012
più del vero
MONOTONIA
Risuona una musica – su la riva
noiosa – si discioglie ne l’aria
di afa, disfatta su l’onda ritorna
di ombre monotona memoria
ancora di fuliggini e fracassi
ricadono i fuochi – artificiali
nei riflessi si ripetono
più del vero annoiano.
G. Nigretti da Derive d'aria
mercoledì 15 agosto 2012
la notte
Gravina di Puglia |
A FONDO NOTTE
Tonfo
nel latteo mattino
cadde
un bianco gattino
nella cerea melma
si affannò
nella campagna nera lavagna
mille gialli lampioni – stelle
a puntoni la notte ci disegna
nelle pupille, fuochi lontani
guizzano icone nell’aria
nei nostri occhi gazzelle
di fuoco – si accende Giraldilla
a confine d’orizzonti sfavilla
nei tramonti passati si aggira
nel vento a scintille ardenti
risplende – fino a fondo notte
si affannò
nella cerea melma
un bianco gattino
cadde
nel latteo mattino
tonfo.
G. Nigretti da Derive eretiche
lunedì 6 agosto 2012
le mie radici
LE DURE RADICI
E sbatto polipi –
su gli scogli delle mie radici
schiume – come le nostre vite
pallide scivolano di fianco
su la proda pietrosa, incerte
dalle onde emergono madri.
Hanno molli i ventri tatuati.
(e urlano – dimentiche figlie
i loro figli per piccole birbe
fra le ali dei vecchi gabbiani)
Fra le mie mani ammirano
le molli pance sbattute, e
le essenze candide cadute.
Granchi scuri di scogliera, timidi
saggiano la chiara linfa che spargo
in fessure – di questa vana moglie
chiusa – nel passato sugo d’agro
le notti condisce di vuoto e tagli
in vene piene – di bianchi abbagli
le mie giornate cucino e salo
nei vapori gli sfumati sogni
e le speranze pescate ieri
nessun ventre oggi accoglie.
G. Nigretti da Derive amare
giovedì 2 agosto 2012
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