Tra il brusio di una folla nel latrato del mare tra gli ordini e i richiami mancavo, morivo sotto il peso delle armi. Ed ecco stranamente simultanee le ragazze di un tempo tutte le mie ragazze tra loro per mano in semicerchio incontro a me venire non so se soccorrevoli od ostili.
Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t'attende dalla sera in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all'avventura e il calcolo dei dadi più non torna. Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s'addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola né qui respiri nell'oscurità.
Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende...). Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
«Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti»
Cesare Pavese
... E s’alza
d’esilio una nebbia accanto / a
l’essere mio non affonda radici / in quel
che sono vago straniero.