domenica 25 novembre 2018
giovedì 1 novembre 2018
da onde di mare
L’AUTUNNO
Riverbera a sera la pietra a sfera e
sulla via curva di morte rame
vela l’ombra di voce che ci spaura
l’autunno – del nostro già fermo andare –
al buio mondo che nel sonno dona
lo stame: a quel che resta di parole
cadute lontane da onde di mare.
Sul confine ritorna il giro del sole e
da voragine chiama nera immagine.
G. Nigretti, da Derive di ombre, 2018
martedì 23 ottobre 2018
una via di città
INCONTRO di E. Montale
Tu non m'abbandonare mia tristezza
sulla strada
che urta il vento forano
co' suoi vortici caldi, e spare; cara
tristezza al soffio che si estenua: e a questo,
sospinta sulla rada
dove l'ultime voci il giorno esala
viaggia una nebbia, alta si flette un'ala
di cormorano.
La foce è allato del torrente, sterile
d'acque, vivo di pietre e di calcine;
ma più foce di umani atti consunti,
d'impallidite vite tramontanti
oltre il confine
che a cerchio ci rinchiude: visi emunti,
mani scarne, cavalli in fila, ruote
stridule: vite no: vegetazioni
dell'altro mare che sovrasta il flutto.
Si va sulla carraia di rappresa
mota senza uno scarto,
simili ad incappati di corteo,
sotto la volta infranta ch'è discesa
quasi a specchio delle vetrine,
in un'aura che avvolge i nostri passi
fitta e uguaglia i sargassi
umani fluttuanti alle cortine
dei bambù mormoranti.
Se mi lasci anche tu, tristezza, solo
presagio vivo in questo nembo, sembra
che attorno mi si effonda
un ronzio qual di sfere quando un'ora
sta per scoccare;
e cado inerte nell'attesa spenta
di chi non sa temere
su questa proda che ha sorpresa l'onda
lenta, che non appare.
Forse riavrò un aspetto: nella luce
radente un moto mi conduce accanto
a una misera fronda che in un vaso
s'alleva s'una porta di osteria.
A lei tendo la mano, e farsi mia
un'altra vita sento, ingombro d'una
forma che mi fu tolta; e quasi anelli
alle dita non foglie mi si attorcono
ma capelli.
Poi più nulla. Oh sommersa!: tu dispari
qual sei venuta, e nulla so di te.
La tua vita è ancor tua: tra i guizzi rari
dal giorno sparsa già. Prega per me
allora ch'io discenda altro cammino
che una via di città,
nell'aria persa, innanzi al brulichio
dei vivi; ch'io ti senta accanto; ch'io
scenda senza viltà.
Tu non m'abbandonare mia tristezza
sulla strada
che urta il vento forano
co' suoi vortici caldi, e spare; cara
tristezza al soffio che si estenua: e a questo,
sospinta sulla rada
dove l'ultime voci il giorno esala
viaggia una nebbia, alta si flette un'ala
di cormorano.
La foce è allato del torrente, sterile
d'acque, vivo di pietre e di calcine;
ma più foce di umani atti consunti,
d'impallidite vite tramontanti
oltre il confine
che a cerchio ci rinchiude: visi emunti,
mani scarne, cavalli in fila, ruote
stridule: vite no: vegetazioni
dell'altro mare che sovrasta il flutto.
Si va sulla carraia di rappresa
mota senza uno scarto,
simili ad incappati di corteo,
sotto la volta infranta ch'è discesa
quasi a specchio delle vetrine,
in un'aura che avvolge i nostri passi
fitta e uguaglia i sargassi
umani fluttuanti alle cortine
dei bambù mormoranti.
Se mi lasci anche tu, tristezza, solo
presagio vivo in questo nembo, sembra
che attorno mi si effonda
un ronzio qual di sfere quando un'ora
sta per scoccare;
e cado inerte nell'attesa spenta
di chi non sa temere
su questa proda che ha sorpresa l'onda
lenta, che non appare.
Forse riavrò un aspetto: nella luce
radente un moto mi conduce accanto
a una misera fronda che in un vaso
s'alleva s'una porta di osteria.
A lei tendo la mano, e farsi mia
un'altra vita sento, ingombro d'una
forma che mi fu tolta; e quasi anelli
alle dita non foglie mi si attorcono
ma capelli.
Poi più nulla. Oh sommersa!: tu dispari
qual sei venuta, e nulla so di te.
La tua vita è ancor tua: tra i guizzi rari
dal giorno sparsa già. Prega per me
allora ch'io discenda altro cammino
che una via di città,
nell'aria persa, innanzi al brulichio
dei vivi; ch'io ti senta accanto; ch'io
scenda senza viltà.
domenica 7 ottobre 2018
pensata effige
RIPENSO IL TUO SORRISO di E. Montale
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d’una giovinetta palma…
venerdì 5 ottobre 2018
morte stelle
DI BRUMA ATTORNO
s’aggirano pietosi nembi
a pallide volute indolenti
le ore nei sensi scolorano
come dal nulla quella rosa
sfiorita nel nulla t’involano
dall’affranta finestra d’amore
in un momento di solo vento
fra le insonni colline d’argento
su vie curve in latteo incanto
un volto pallore molle appare e
nuda t’avveri nei nudi rilievi.
Lenta la notte ti sfuma la pelle
quando la bruma si fuma i fanali
sbattono incerti i tacchi tuoi rosa lontano
il selciato freddo cocente di morte stelle.
G. Nigretti da Derive eretiche, 2009
lunedì 24 settembre 2018
in scoria
SENZA SOSTA
è stata un contratto lento volare
la sfatta stagione a sale di vento
sul tutto tardo confine serale
dove di contento ribatte il mare
senza sapere se c’è un domani
– per noi che animo non è di gabbiani –:
sempre in scoria è finita la storia e
a memoria quel che di vita dura
è soltanto questa mera scrittura.
G. Nigretti da Derive di confine, 2018
giovedì 13 settembre 2018
vergini sorelle
VERGINI SORELLE
Qui che la gran mano del maestrale
frange a sale per le allegre marine
le chiome folte alle serene incolte
signorine – belle e pie levantine –
tutte ricolme di gioia e d’incanto
hanno salse le lacrime di pianto
se l’ameno dio caldo le ha avvolte
sono di Dafne vergini sorelle:
le felici e devote tamerici.
G. Nigretti da Derive di confine, 2018
martedì 11 settembre 2018
naufrago pensiero
DI SANGUE
Dal mare ritorna un sorriso di onda
a franto di sponda spuma memoria
a tremole aorte sale e s’aggruma
– di sangue e parole inonda le carte –
nella mano del viandante che langue
sul confine dove a scoria s’abbruma
il naufrago pensiero in acque morte
che affonda eguale a deserto veliero:
sarcofago di noi senza più porto.
G. Nigretti da Derive di confine, 2018
sabato 18 agosto 2018
fatua chimera
G. Nigretti da "Affichage interdit" 1995/09
|
fuori l’albore del dì bianco sale
urlando luce per chi in ade cade:
– a orfeo ché volto l’amor rimuore –
nel fondo stallo per parole vane
al tempo che d’inane cola eguale
a nebbia che colma la via intera
sul confine dell’impietoso mare
senza tregua si continua ad errare
vagando a canto di fatua chimera.
G. Nigretti da Derive di confine, 2018
venerdì 10 agosto 2018
è sepolto
Senza titolo - G. Nigretti, 1990 |
SILLABE A ERATO di S. Quasimodo
A te piega il cuore in solitudine,
esilio d'oscuri sensi
in cui trasmuta ed ama
ciò che parve nostro ieri,
e ora è sepolto nella notte.
Semicerchi d'aria ti splendono
sul volto; ecco m'appari
nel tempo che prima ansia accora
e mi fai bianco, tarda la bocca
a luce di sorriso.
Per averti ti perdo,
e non mi dolgo: sei bella ancora,
ferma in posa dolce di sonno:
serenità di morte estrema gioia.
sabato 28 luglio 2018
luna rossa
LUNA ESTIVA PIENA
La Pienaluna disse al Poeta:
“Nell’oscuro del mondo la voce mia è di sole
la tua è un lacero sudario per morte parole
un desolato calvario di sillabe storte e
per aver luce devi la bolletta pagare”
Il Poeta così le rispose:
“Nel silenzio d’ogni novilunio porto la voce
l’urlo muto di chi cercandoti è già caduto
sull’andare oscuro di quest’orme sole e
con te e parole saldo metà bolletta”
G. Nigretti da Derive di aria, 2012
La Pienaluna disse al Poeta:
“Nell’oscuro del mondo la voce mia è di sole
la tua è un lacero sudario per morte parole
un desolato calvario di sillabe storte e
per aver luce devi la bolletta pagare”
Il Poeta così le rispose:
“Nel silenzio d’ogni novilunio porto la voce
l’urlo muto di chi cercandoti è già caduto
sull’andare oscuro di quest’orme sole e
con te e parole saldo metà bolletta”
G. Nigretti da Derive di aria, 2012
venerdì 27 luglio 2018
i miei fuochi
IL BEL SOLE
Sale svelto dal confine
dell’acque e sale il colore
che attorno fa gran rumore
e alfine in fumo scompare:
così è il bel sole che rimuore
– dietro le rovine di nostra sorte –
al perso senso che serra l’essere
e in possente notte lo fa cadere
dove non v’è mai né voce e né porte.
da Derive di confine, 2018
DI FUOCO
fatto alto in aria nulla della sera
s’allunga a cielo largo il gran fragore…
poi a gioie poco resta di quel fuoco
di festa: un fumo che già s'allontana
e cade – in flutto svelto d'alto mare –
e se non svola vento si presenta
come di scorie la paruta accanto
che scivola muta sul fianco di carta
del poeta stanco uguale è la mano.
da Derive di scorie, 2016
IN FUMO
Quando in alto
più niente vedi
e senti solo odore
come d’asfalto
e la eco ti svena
l’anima
e l’aria nella bocca
è d’insepolto
che ti tocca
da quel buio accanto
t’illuderai che tutto questo
rumore d’infranto colore
abbia in fumonero presto fine
su bianco di carta.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Solo santi e innamorati vedono
fiorire gioia e stupore nei fuochi –
che inseguivamo.
MONOTONA
Lungo la riva di feria
nell’aria disfatta di afa
risuona ancora bramosa
cadenza d’ombra pesante
che a noia porta memoria
reale dal brano ritratta
e senza profumo di carta
l’inumana immanenza amara
a vera parvenza riappare
fra fumi e sordi rumori ritorna
come la eco dei fuochi – artificiali
che nel riflesso accanto si rifanno
annoiando più dei volti reali.
da Derive di aria, 2012
FERMATE I FUOCHI
non v’è mai luce vera che mi segua
e a bagliori la sera non dà tregua
e a riflessi m’assale – una carezza.
Fermate questi guizzi di tristezza.
da Derive straniere, 2011
I FUOCHI INSEGUIVAMO
I fuochi inseguivamo
fra riflessi di blumare
la notte d’ardori furente
a luci stelle la vestiva
su gli antichi sedili
d’arabeschi s’apriva
d’occhi a bagliori gioiva.
I fuochi inseguivamo
fra vedute d’arido Prato
lo sgrondare di braci
spegneva la notte brunita
da un sudario di ceneri
sull’accecata piazza
cade un dolore di vita.
da Derive di notte 2009/10
martedì 24 luglio 2018
esilio
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Zanzotto
martedì 10 luglio 2018
a nero fondo
A NERO FONDO
Sul fine bordo a orrido confine
c’è un grasso ventre che procede
vomitando lebbra verde e giallo
fiele: che il greggiare già nutrono
– di quel gran volgo caglio e volgare –
che a lingua ventrale tutto beve
nel pantano del sociale inganno
e senza pieta di mano affonda
a nero fondo – l’essenza umana.
G. Nigretti da Derive di confine, 2018
Sul fine bordo a orrido confine
c’è un grasso ventre che procede
vomitando lebbra verde e giallo
fiele: che il greggiare già nutrono
– di quel gran volgo caglio e volgare –
che a lingua ventrale tutto beve
nel pantano del sociale inganno
e senza pieta di mano affonda
a nero fondo – l’essenza umana.
G. Nigretti da Derive di confine, 2018
domenica 17 giugno 2018
al bordo
sta un volto tetro sulla frontiera
disfatto a pezzi e cocci di vetro
– che erano un essere nello specchio –
naufragato dal gran cavo attorno
sulla paruta lama nella mano:
dove d’amore a morte sale l’occhio
già straniero al bordo del sole nero
e lì muore con lo sguardo a quell’onda
che a memoria porta la vita intera.
G. Nigretti da Derive di confine, 2018
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