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venerdì 30 novembre 2018

credimi


IN DIALOGO SILENTE CON GIUSEPPE di Marta Celio

Al fragore di pagine abitate
(poesie raminghe)
oscilla anche la carta bianca, ma non per questo
stanca. Al tuo “faro muto” guardo
dalla mia finestra alta
e con te remo
“su questo bianco pantano” verso quel viaggio
per te “adunco” per me salvifico e
-ormeggio alla mano- per nulla –credimi!- per nulla vano!

domenica 25 novembre 2018

per i dolori

È CALDA COSÌ LA MALVA di Rocco Scotellaro

È rimasto l'odore
della tua carne nel mio letto.
È calda così la malva
che ci teniamo ad essiccare
per i dolori dell'inverno.

lunedì 24 settembre 2018

in scoria


SENZA SOSTA

è stata un contratto lento volare
la sfatta stagione a sale di vento
sul tutto tardo confine serale
dove di contento ribatte il mare
senza sapere se c’è un domani
per noi che animo non è di gabbiani –:
sempre in scoria è finita la storia e

a memoria quel che di vita dura
è soltanto questa mera scrittura.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

giovedì 13 settembre 2018

vergini sorelle


VERGINI SORELLE

Qui che la gran mano del maestrale
frange a sale per le allegre marine
le chiome folte alle serene incolte
signorine – belle e pie levantine
tutte ricolme di gioia e d’incanto
hanno salse le lacrime di pianto
se l’ameno dio caldo le ha avvolte

sono di Dafne vergini sorelle:
le felici e devote tamerici.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

martedì 11 settembre 2018

naufrago pensiero


DI SANGUE 

Dal mare ritorna un sorriso di onda
a franto di sponda spuma memoria
a tremole aorte sale e s’aggruma
di sangue e parole inonda le carte – 
nella mano del viandante che langue
sul confine dove a scoria s’abbruma
il naufrago pensiero in acque morte

che affonda eguale a deserto veliero:
sarcofago di noi senza più porto.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

venerdì 27 luglio 2018

i miei fuochi



IL BEL SOLE

Sale svelto dal confine
dell’acque e sale il colore
che attorno fa gran rumore
e alfine in fumo scompare:
così è il bel sole che rimuore
dietro le rovine di nostra sorte
al perso senso che serra l’essere

e in possente notte lo fa cadere
dove non v’è mai né voce e né porte.

da Derive di confine, 2018


DI FUOCO

fatto alto in aria nulla della sera
s’allunga a cielo largo il gran fragore…
poi a gioie poco resta di quel fuoco
di festa: un fumo che già s'allontana
e cade – in flutto svelto d'alto mare
e se non svola vento si presenta
come di scorie la paruta accanto

che scivola muta sul fianco di carta
del poeta stanco uguale è la mano.

da Derive di scorie, 2016


IN FUMO

Quando in alto
più niente vedi

e senti solo odore
come d’asfalto

e la eco ti svena
l’anima

e l’aria nella bocca
è d’insepolto

che ti tocca
da quel buio accanto

t’illuderai che tutto questo
rumore d’infranto colore

abbia in fumonero presto fine
su bianco di carta.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Solo santi e innamorati vedono
fiorire gioia e stupore nei fuochi –
che inseguivamo.


MONOTONA

Lungo la riva di feria

nell’aria disfatta di afa

risuona ancora bramosa

cadenza d’ombra pesante

che a noia porta memoria


reale dal brano ritratta

e senza profumo di carta

l’inumana immanenza amara

a vera parvenza riappare


fra fumi e sordi rumori ritorna

come la eco dei fuochi – artificiali

che nel riflesso accanto si rifanno

annoiando più dei volti reali.

da Derive di aria, 2012


FERMATE I FUOCHI

non v’è mai luce vera che mi segua
e a bagliori la sera non dà tregua
e a riflessi m’assale – una carezza.

Fermate questi guizzi di tristezza.

da Derive straniere, 2011


I FUOCHI INSEGUIVAMO

I fuochi inseguivamo
fra riflessi di blumare
la notte d’ardori furente
a luci stelle la vestiva
su gli antichi sedili
d’arabeschi s’apriva
d’occhi a bagliori gioiva.

I fuochi inseguivamo
fra vedute d’arido Prato
lo sgrondare di braci
spegneva la notte brunita
da un sudario di ceneri
sull’accecata piazza
cade un dolore di vita.

da Derive di notte 2009/10

sabato 17 marzo 2018

spoglia

IN UNA SCIA

è tutta dal basso ignuda
e su quel mare è spoglia
come lavagna di mano 
questa corva sera 
di chiaro lontano

la segna un Gran Pavese
va navigando a tutte luci
accese – e da qui pare
un puro giglio di mare

e tutt’attorno sfrigola una scia 
d’aglio – e d’allegria tutti vanno
nell’ora che affolla le osterie 
e la maestrale malinconia.

G. Nigretti da Derive di aria 2012

lunedì 1 gennaio 2018

quando morgano


DALL’ALTO

piano segnano i lieti lumi
lì di luna la riva antica
per il confinato cammino
al bianco cominciamento
senza più fiato da cogliere e
senza di fianco cadere a
cantare del dì la caglia fatica:

quando morgano è l’icantamento
e l’arcano andare s’è già calmato.

G. Nigretti da Derive di luce 2017

domenica 31 dicembre 2017

senza maceria


CANZONE di Maria Grazia Calandrone

Canto perché ritorni
quando canto
canto perché attraversi tutti i giorni
miglia di solitudine
per asciugarmi il pianto.

Ma ho vergogna di chiederti tanto
e smetto il canto.

Canto e sono leggero 
come un fiore di tiglio
canto e siedo davvero
dove mi meraviglio:

all’inizio del mondo

c’è l’ombra bianca delle prime rose
che non sono più amare
perché canto e ti vedo tornare
come tornano a riva le cose:
senza passato,
con il petto lavato
dal mare.

Ecco!,

sali le scale come un ragazzino
che scrolla dalle ciglia una corona di sale,
dà due beccate d’indice
alla porta, s’inginocchia
in fretta, in fretta
dice: “Vieni!,
ti porto al mare” e mi sorride, dalla sua statura
di nevischio e di rose, dalla sua garza d’anima salvata
dalle piccole cose.

Dalla sua bocca bianca ride il mondo
e ridono le cose
trasparenti del cielo
se, girandosi appena
per pudore, dice: “Lo vedi, non ho più paura”

come parlando a un’ombra evaporata
nell’innocenza

calma delle ginestre, a un fiatare di rose
andato via per le finestre
aperte
fino alle fondamenta.

Così mi lasci nell’aperto privo
di peso. E allora canto
lo stare seduti
nel vivo, tutto l’amore privo,
che non smetta

la presenza perfetta
di chi non pesa

ma è senza volontà, senza maceria, senza l’avvenimento
della materia

è solo polvere che tende alla luce.

giovedì 2 novembre 2017

vuoto


SUL FILO

Mai luce non c’è qui di vero
dalla sponda dell’orfeo stare
dove mare mai a marea sale 
su foriera ora di nostra vita
che sul filo torto della sera 
sta in attesa del buio porto:
muto nulla di sparuto volto 

uguale ad un lume d’albori spento
che a paura ci porta il guardo vuoto.

G. Nigretti da Derive di luce 2017

lunedì 21 agosto 2017

muti frammenti

NEL GRUMO

è forte di notte il rumore
del fumo di stelle cadenti
che ritornano morte in mano – 
senza voce di luce e né cenere 
nel grumo dei muti frammenti
già d’umano fratture spente
di fervore che non bruciamo

il dolore spesso noi siamo 
in un altro che non odiamo.

G. Nigretti da Derive di luce 2017

lunedì 14 agosto 2017

sol vedere

PER NOI

ora che il mare è un vuoto stare
in esilio il bel giglio qui muore
bianco l’immoto sole muto sale
dove le nuvole vanno a danzare – 
in attesa del diluvio universale:
già speranza di remoto stupore
per noi che vogliamo sol vedere

da spume vere nel vento tornare
la dea che su carta portò chimere.

G. Nigretti da Derive di luce 2017

martedì 8 agosto 2017

d'ali straniero

GIORNI DI PAROLE

a pezzi di passato giacciono
nel biancastro pelago liquido
cercavano (un lemma di vita?)
in un fremito d’ali straniero
l’ultima voce di rosa sbiadita

è già secca come questa carta
bianca d’ossa nel sole pesante 
di grassa maceria e vuote ore 
la memoria su ci smena parole

di questo lèmure tempo
che a voragine ci aliena
                                    l’anima?
– un venticello di parole morte.

G. Nigretti da Derive straniere 2011

sabato 29 luglio 2017

laida donna


UNA CAROGNA di C. Baudelaire

Ricordi, anima mia, quel che vedemmo
un bel mattino dolce d'estate
dietro quel sentiero? una carogna infame,
su un letto sparso di sassi:

zampe all'aria, come una laida donna,
ardente e trasudante veleni,
spalancava il ventre indifferente e cinico
tra tante esalazioni.

Batteva il sole su quel putridume
come per cuocerlo a puntino,
e ridare così centuplicato alla Natura
quel che lei aveva messo insieme.

E il cielo guardava quella gran carcassa
che si dilatava come un fiore.
Che fetore immondo! Temevi
di svenire là sull'erba.

Come ronzavano le mosche su quel putrido ventre!
e come sbucavano a battaglioni
nere larve! colavano come denso liquido
lungo quei brandelli vivi.

Scendevano e salivano come un’onda,
o brulicando s’avventavano;
sembrava che quel corpo, gonfiato da un respiro vago,
si moltiplicasse in tante vite.

Di lì sorgeva una strana musica
come l’acqua corrente e il vento,
o il grano che agita e rigira ritmicamente
nel suo ventilabro chi lo vaglia.

Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno:
schizzo, lento a compiersi,
sulla tela dimenticata che l’artista
condurrà a termine a memoria.

Dietro le rocce una inquieta cagna
ci guardava con irato occhio,
spiando il momento di riprendere allo scheletro
i brandelli che erano rimasti.

-E tu? Anche tu un giorno sarai quel letamaio,
quella peste orrenda,
stella dei miei occhi, sole della mia natura,
tu, mio angelo e mia passione!

Sì, anche tu sarai così, regina delle grazie,
dopo gli estremi sacramenti,
quando sotto l’erba e le piante grasse
ammuffirai tra le ossa.

E allora, mia bellezza, di’ pure ai vermi,
che ti mangeranno di baci,
che ho conservato la forma e la divina essenza
dei miei amori decomposti!

martedì 14 febbraio 2017

orfea


NEL SONNO

passar per fosse d’uman discese
e l'ombra d’albe persa vedere
umana: – dell’ade vano orfea
sposa che qui rimase tu non sei –.
Fra soglie cave è la visione
sul velo fatuo a buie caverne
che le quiete spoglie confonde

come la pietra sull’acque ferme
un passo silente il sonno fende.

G. Nigretti da Derive di pietra 2016

domenica 27 novembre 2016

ferrivecchi


A TRANI I TRENI A VAPORE di A. Cabianca

A Trani i treni a vapore

Tratti in depositi stravecchi
Tramano per tornare liberi
Su tratte di binari a ferrivecchi;
Cavalli selvaggi li accompagnano
Pronti a trotterellare affianco
Come si addice a un branco
Che non lo prendi in trappola:
Sei tu il troppo che scalpita.

lunedì 21 novembre 2016

da Trani

F. Zanovello
DA TRANI di Francesco Zanovello

Da Trani

Venisti
Col treno;
Anni oramai
Molto lontani.
Lasciavi a oriente
Un "mare" di gente;
Un olivo di quasi mille anni
Lasciavi.....................lì a Trani.

sabato 22 ottobre 2016

solo urlare

DI VITA E GIOIA                                             in morte di E.F.

Danzano le rame di palmette
Coll’aria maestrale del mare…
Ma qui tutto pare un solo urlare
E tu quieta nel talamo dormi
Con ali vere di nero gabbiano
Muta t’involi: – a quel secreto
lontano senza doglia di domani –

E nel vuoto che ci lasci non sarai
Memoria mai vacua di vita e gioia.

G. Nigretti da Amare derive 2016

domenica 9 ottobre 2016

non saprei dire


Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida di E. Montale

a K.


Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida

scorta per avventura tra le pietraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio di un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,

se dal tuo volto si esprime libera un'anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie

sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il tuo aspetto s'insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma...

giovedì 18 agosto 2016

prode pure

INVOLO

Per amare derive a prode pure

parole involo, ed anche per maree
d’affranto: perchè – da scorie sture
alla Dolle un dì lemma d’incanto
qui rifiorirà. Nel vento d'arselle
da chiaro volo è ora il guardare
verso l'assolo di spalle passare

l'essere gabbiano in volo regale

e tu a menar mano all'ala carnale.

G. Nigretti da Derive maree 2016