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domenica 24 marzo 2013

ciottolo riluce di lontano


da L’ablazione di Paolo Dodini

Tu muori nel tuo simbolo, ti spezzi

nella bocca e cadi nella lingua deserta, il tuo

ciottolo riluce di lontano – a volte

in queste notti della specie, l’antico

osso sillabico risplende improvviso

sull’orizzonte basso, tra la fumea dei roghi:

l’anca della voce, il segno che tu ritorni, o disconosciuta,

e sei fra noi come un pane dato, sprecato nelle tetre fami – verrà

la peste che ti ha maculata, la febbre che arse

la fronte spianata del vocabolo, se ne andrà

la lebbra nell’acqua della fonte, il fango dagli orci,

la melma nel riso, il buio dalla fronte.

giovedì 21 marzo 2013

giorno di primavera e poesia

PRIMAVERA


ancora ritorni intorno
pallida ai timidi colli
l’aria respiri, azzurra
sirena di tiepida trina

da l’amena rima sconfini
un sopito odore di pace
un volto di tenue ambra

di voce dolce non hanno parole
in quel che nasce o muore
sotto gli esili spini in fiore

un brillio d’amore si scioglie
di memorie si apre un torpore
ne gl’indugi di queste nude ore
dietro cancelli si chiude il cuore.

G. Nigretti da Derive d'inverno

martedì 19 marzo 2013

senza fiato



PIOMBO PESANTE

Spruzzo d’inchiostro la tua voce
sulla pagina bianca senza respiro
avanzo, in un fiato

di vita un frammento sfugge
a piombo pesante affonda
nei calici il tempo versato
al vento delle stanze vane

fogli stanchi oscilliamo
logorate parole stridono
fra solitudini e sirene
un faro muto si acceca

e continuo remando
su questo mare bianco
d’inutili ormeggi
in un gorgo senza fiato.

G. Nigretti da Derive amare

venerdì 15 marzo 2013

parigi

Prima che bruci Parigi  di Nazim Hikmet

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.

In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo

in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
- verso il Belgio o verso l’Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.

martedì 12 marzo 2013

parigi

G. Nigretti - Musée d'Orsay
Les fenêtres di Rainer Maria Rilke

C'est pour t'avoir vue
penchée à la fenêtre ultime,
que j'ai compris, que j'ai bu
tout mon abîme.

En me montrant tes bras
tendus ver la nuit,
tu as fait que, depuis,
ce qui en moi te quitta,
me quitte, me fuit ...

Ton geste, fut-il la preuve
d'un adieu si grand,
qu'il me changea en vent,
qu'il me versa dans le fleuve?



Le finestre "È per averti vista / sporta all'ultima finestra / che ho capito, che ho sorbito / tutto il mio abisso. // Mostrandomi le braccia / tese verso la notte / hai fatto sì che poi / ciò che in me ti lasciò / mi lasci, mi sfugga ... // Fu il tuo gesto la prova / d'un addio sì grande / che mi mutò in vento / che mi versò nel fiume?

domenica 3 marzo 2013

corse di marzo



CORSE DI MARZO

Inclinato ti attendo –
come fronda a discese ventose
d’afose sponde ponti t’innalzo

in carne le furiose emozioni
di marzo nelle corse distese 
ci hanno come vanga scavato

un destino d’aria ricamato
immobile ombra e carne
ci annoda a perle e spini

verso voragini giornate
ai venti di attese vertigini
gemiti un gitano sogno vano.

G. Nigreti da Derive d'amore

mercoledì 27 febbraio 2013

Soltanto una rosa...

POESIA DELLA BELLA SERA di E. De Nora

Vorrei soltanto una rosa;
questa luce chiara e tiepida negli occhi,
e una rosa tra le foglie verdi.


Una rosa,
per guardarla, per riposarmi,
per sentire l’anima e vedere la sua;
per restare qui solo in silenzio,
in armonia con la sera incantevole.


Lasciare che il tempo, come una ragazza
sfogli la sua bianca corolla,
scegliendo, lasciando cadere
tra le cose, nuove cose;
il tempo di luce e d’ombra…


Vorrei soltanto essere
una dolcezza di fronte a un’altra;
vorrei soltanto sognarti;
vorrei una rosa, una rosa.

sabato 19 gennaio 2013

se il fango fosse un cielo



 

ALLO SPUNTAR DEL GIORNO di Galway Kinnel

Sul fango della riva, poco prima del tramonto,
dozzine di stelle di mare
strisciavano. Era come
se il fango fosse un cielo
ed enormi stelle imperfette
l’attraversassero così lentamente
come le vere stelle il firmamento.
All’improvviso si fermarono,
e, quasi che avessero soltanto
accresciuto la loro disposizione
alla gravità, affondarono
nel fango, svanirono giù
nel fango e giacquero immobili, e nel momento
che il rosa del tramonto le colpiva
erano così invisibili
come le stelle allo spuntar del giorno.


(da Mortal Acts, Mortal Words, 1980 – Traduzione di Stefano Bernardinelli)

martedì 8 gennaio 2013

naufragar m'è dolce



CHIESUOLA di Cristina Peri Rossi

Non conosce l’arte della navigazione
chi non ha vogato nel ventre
di una donna, remato in lei,
naufragato
e sopravvissuto in una delle sue spiagge.

(da Linguística general, 1979)

La chiesuola è una parte importante della nave, essendo la colonnina che contiene la bussola e che quindi protegge lo strumento che consente l’orientamento.

sabato 15 dicembre 2012

ne l'illusione


IN UNA PAROLA

Chi sei? Tu che mi chiami
come un vuoto senz’aria
una eco spenta lontana
da un tempo antico dove
di bianco la fatica del giorno
spezzava intorno il silenzio
di una buca vuota
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

e i giorni erano trappole
e lo sguardo candido cadeva
ne l’illusione dei suoi cristalli
acerbi in una parola vuota d’aria.

G. Nigretti da Derive d'aria

venerdì 23 novembre 2012

ostrica del primo mattino


QUESTO ODORE MARINO di G. Caproni

Questo odore marino
che mi rammenta tanto
i tuoi capelli, al primo
chiareggiato mattino.


Negli occhi ho il sole fresco
del primo mattino. Il sale
del mare…


Insieme,
come fumo d’un vino,
ci inebriava, questo
odore marino.


Sul petto ho ancora il sale
d’ostrica del primo mattino.


(da Ballo a Fontanigorda, 1938)

domenica 4 novembre 2012

su le rugate chianche

Birth: unknown  -  Death: Jan. 1, 1832
Mountain Saint Mary's Cemetery
Emmitsburg Frederick County Maryland, USA

PIOGGIA CADE


Quando sarò verme
e il cielo risuonerà le sue saette
su le antiche viette ritornerò
sotto quel cielo ceruleo

di cerata mantella – molle
passavi solitaria campana
fra i bugnati bagnati dai giorni
dove l’unica aria ti era concessa.

Pioggia cade su le rugate chianche
bianche come mille tombe allagate
isole remote di ragazzino vagante
in affogati pensieri adagio cadevi.

forse pensavi a la pioggia che si poggiava
sulle tue nude lunghe gambette bagnate
come un petalo di madre che tenue sfiora boccioli

forse pensavi a la pioggia che si sfoggiava
da quelle golose velate labbra che duro sfioravi
come oggi di sirena sfioro i rasoi delle dure squame

forse non pensavi che la pioggia si fingeva pioggia
divenendo dono di natura per ogni solitudine futura
come l’inganno che oggi colma calici e fogli bianchi

Pioggia cade
in questa memoria galleggio
su le gocciole senza ormeggi
come i naufraghi di frontiera

fra le soglie giaciamo stranieri
lontano Fratello dei vicoli di Giano
dove ora già si aprono gli ombrelli neri
e il passato sui fogli bianchi non ti asciuga.

 

G. Nigretti da Derive eretiche

giovedì 1 novembre 2012

il tempo di chiudere

G. Nigretti, "Ombre"
OMBRA FERITA, ANIMA CHE VIENI di Giovanni Raboni

Ombra ferita, anima che vieni
zoppicando, strisciando dal tuo fioco
asilo a cercare nei sogni il poco
che rosicchio per te all’andirivieni


dei risvegli e degli incubi, agli osceni
cortei delle sciarade, così poco
che qualche volta quando arrivi il fuoco
è già spento, divelte le imposte, pieni


di insulsi intrusi o infidi replicanti
l’immensità della cucina, il banco
di scuola, il letto, dammi tempo, non


svanire, il tempo di chiudere i tanti
conti vergognosi in sospeso con
loro prima di stendermi al tuo fianco.

martedì 16 ottobre 2012

che se ne fa il mondo di

UN AMORE FELICE di Wislawa Szymborska

Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perchè proprio su questi e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i princìpi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano -
comprensibile all'apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che si inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finerebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai  e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

domenica 30 settembre 2012

la luna del poeta

LUNA ESTIVA PIENA

La Lunapiena disse al Poeta:
“La mia voce è di sole nell’oscuro del mondo
la tua è un lacero sudario per morte parole
un brontolio di sillabe spente, nel buio…
e per avere luce devi pagare la bolletta.”

Il Poeta disse alla Lunapiena:
“Nel silenzio di ogni novilunio porto la voce
di chi è già caduto cercandoti, l’urlo muto
le orme di questo nostro oscuro andare…
e con te e le parole pago mezza bolletta.”

G. Nigretti da Derive d'aria

domenica 26 agosto 2012

un attimo intero

Trani - il porto

UN PAESETTO DI MARE


C’è silenzio.
Un quasi silenzio intorno
sul precipizio del giorno
– sembrano quasi tutti morti
se non passasse un motorino:
una calma quasi domenicale –

è domenica! – il giorno del rito
e del buon appetito – ed è quasi
quieto il mare. I fiori sempre verdi
e le casette sono quasi tutte bianche
coi cognomi nomi e le numerazioni
bene in vista sul davanti. E le statue

di memoria con le bronzee fioriere.
Un paesetto di mare tutto marmi e
silenzio.
Qui ancora vengo per stare con voi
– ed è di già – per un attimo intero
domenica in questa via del cimitero.

G. Nigretti da Derive d'aria

martedì 21 agosto 2012

dell'esilio

Trani - il porto

frammenti da CITTA DELLA PIANURA - Giovanni Giudici

Qui sono giunto da un luogo dell'esilio,
perché un esilio sempre e in ogni luogo
è la vita dell'uomo e la sua attesa.

...
Aspetto te, serena voce
di chi m'incontrerà la prima volta,
voce di chi non mi conosce e spera
ravvisarmi fraterno, amico, fragile
arbusto di salvezza lungo il margine
costante di un abisso:

un giorno, un solo
giorno di tregua al mio respiro
...
E non so se questa sia l'estranea
città d'una licenza provvisoria
o dei giorni franati o dell'attesa
di rinascere.

mercoledì 15 agosto 2012

la notte

Gravina di Puglia

A FONDO NOTTE


Tonfo
nel latteo mattino
cadde
un bianco gattino
nella cerea melma
si affannò
nella campagna nera lavagna
mille gialli lampioni – stelle
a puntoni la notte ci disegna
nelle pupille, fuochi lontani
guizzano icone nell’aria
nei nostri occhi gazzelle
di fuoco – si accende Giraldilla
a confine d’orizzonti sfavilla
nei tramonti passati si aggira
nel vento a scintille ardenti
risplende – fino a fondo notte
si affannò
nella cerea melma
un bianco gattino
cadde
nel latteo mattino
tonfo.

G. Nigretti da Derive eretiche