domenica 13 maggio 2018
venerdì 27 aprile 2018
sguardi
DI SGUARDI
Navigando l’antico naufragare
su nuvolette di letti in affitto o
nel vuoto poemetto – di parole
gli echi spandono le remote icone
da fogli vecchi bruciati d’argento
legioni di morgane diramano
gli sguardi sempre persi negli specchi
già convessi gli occhi ardono
e nello sfoco cade l’adunco
cogliersi del sé da solo.
G. Nigretti da Derive deserte 1994/2001
lunedì 9 aprile 2018
mille pupe
LUNEDÌ
davanti al rotante congegno
con la pala per il vento
sul balcone del convegno
avvenne questo vero evento
come un bell’ingegno di poeti
lì ebbe inizio fra rose e uliveti
quando vennero due smorfiosette
con scolli fondi e nude pancette.
Ci raggiunsero dipoi in sette
già solerte e come fattorini
di confetteria sui fiorini
s’aggiravano con le alette
tallonando in aria librate
le urlanti amene donnette
rovesciate come borsette
fra le fratte profumate.
E non erano di certo mannaie
volate via dal beccaio accanto
ma a mille pupe sette api operaie
tutte ricolme di miele e d’incanto.
G. Nigretti da Derive eretiche 2009
G. Nigretti da Derive eretiche 2009
domenica 25 marzo 2018
letture
che da ogni soglia
già m’attornia
e la piaga slarga
e da carne spurga
animata scoria
che da ogni doglia
qui m’attornia
e memoria porta
che su carta accaglia
la parola morta.
G. Nigretti da Derive d'Orfeo 2013
IN DIFESA DEI POETI di Niels Hav
Cosa dobbiamo farcene dei poeti?
La vita è dura per loro
sembrano così penosi vestiti di nero,
pallidi per i tormenti interiori.
La Poesia è un'orribile malattia
un cammino infettato dai lamenti
le urla contaminano l’aria come
scorie nucleari della mente. È così nevrotica!
La Poesia è un tiranno
che non lascia dormire di notte e rovina i matrimoni
che sospinge in baite desolate nel bel mezzo dell’inverno
dove loro si rannicchiano, sofferenti, con cappelli
e sciarpe pesanti.
Che tortura!
La Poesia è una pestilenza
è peggio dello scolo, una terribile vergogna.
Essere considerati poeti è dura,
siate pazienti con loro!
Sono isterici come se stessero aspettando
dei gemelli
digrignano i denti quando dormono, mangiano male
e erbe. Rimangono esposti per ore al vento ululante
tormentati da metafore sbalorditive.
Ogni giorno è sacro per loro.
Vi prego, abbiate pietà dei poeti
sono ciechi e sordi
aiutateli nel traffico quando barcollano
nella loro invisibile menomazione
che ricorda ogni sorta di miserie. Ogni
tanto uno di loro si ferma
per ascoltare una sirena lontana.
Mostrate considerazione per loro!
I poeti sono come bambini malati
seguiti da casa dall’intera famiglia.
Pregate per loro
sono nati infelici
le loro madri li hanno compatiti
hanno cercato l’aiuto di medici e avvocati,
infine hanno rinunciato
per paura di perdere la testa.
Compiangete i poeti!
Nulla può salvarli.
Contagiati dalla poesia, come lebbrosi isolati
sono rinchiusi nel proprio mondo fantastico
un macabro ghetto pieno di demoni
e fantasmi vendicativi.
Quando durante una limpida giornata estiva, col
sole splendente
vedete un povero poeta
uscire di casa barcollante, esangue
come un cadavere e stravolto dalle meditazioni
avvicinatevi ed aiutatelo!
Allacciategli le scarpe, portatelo
al parco e aiutatelo a sedersi su una panchina
al sole. Cantategli qualcosa
comprategli un gelato e raccontategli una storia
perché è così triste.
La poesia lo ha completamente rovinato.
Traduzione di Hanne Bech & Gaetano Longo
mercoledì 21 marzo 2018
sabato 17 marzo 2018
spoglia
è tutta dal basso ignuda
e su quel mare è spoglia
come lavagna di mano
questa corva sera
di chiaro lontano
la segna un Gran Pavese
va navigando a tutte luci
accese – e da qui pare
un puro giglio di mare
e tutt’attorno sfrigola una scia
d’aglio – e d’allegria tutti vanno
nell’ora che affolla le osterie
e la maestrale malinconia.
G. Nigretti da Derive di aria 2012
domenica 25 febbraio 2018
questa traccia
IL POETA di G. Ferraboschi
Con gli occhi ascolto, poi respiro;
sento la voce del Maestro che ammiro.
Quanto all'azione, la scrivo quieta
con la potenza del cuore analfabeta.
E gioco un poco, così mi diverto
in questa diversione del Deserto.
Ma infine amo questa traccia di me stesso,
questo avvenire passato proprio adesso.
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sabato 10 febbraio 2018
d'amore
FEBBRAIO AL CARMINE
scende gelido su fuliggini e santi
nella navata muta al divino buio
scrocchia secco lo scalpiccìo
dei passi dell’empio tardivo
nel vuoto immenso d’ogni Dio
porto di pensieri e ceri creanza
di anni vani alla tua Donna
nera sembianza che inganna
speranze a ogni vuota stanza
d’amore – un angelo muore
di luce su cera combusta
che di quiete odora nuda
uguale alla pelle sua
già di fumo voluta.
G. Nigretti da Derive d'inverno 2011/12
sabato 20 gennaio 2018
dove vai?
NON HO SMESSO DI PENSARTI di C. Bukowski
Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.
domenica 7 gennaio 2018
luce e canto
LA NOTTE NERA SI ERA FATTA AURORA di M. Luzi
La notte nera si era fatta aurora,
le aurorò sul viso
e nei capelli
con paese tutt'intorno;
s'avvide di sé e si sorprese
lì, presente
in quel punto del tempo,
dello spazio, del vivente.
Io? che io sia qui
è scritto, è necessario
oppure indifferente? -
pensò e non seppe di pensarlo
rapita la sua mente
le incendiarono frattanto
luce e canto
della fonte
che prodiga profonde
acqua di sorgente
alla valle sottostante
e alla sua sparuta montanara gente.
Chi sa, potresti forse
per pura libertà
o per arbitrio
da questa imminenza essere esente,
viverne distante
eppure da sempre ne sei parte,
palese o clandestino astante,
oh, tout se tient.
lunedì 1 gennaio 2018
quando morgano
DALL’ALTO
piano segnano i lieti lumi
lì di luna la riva antica
per il confinato cammino
– al bianco cominciamento –
senza più fiato da cogliere e
senza di fianco cadere a
cantare del dì la caglia fatica:
quando morgano è l’icantamento
e l’arcano andare s’è già calmato.
G. Nigretti da Derive di luce 2017
domenica 31 dicembre 2017
senza maceria
CANZONE di Maria Grazia Calandrone
Canto perché ritorni
quando canto
canto perché attraversi tutti i giorni
miglia di solitudine
per asciugarmi il pianto.
Ma ho vergogna di chiederti tanto
e smetto il canto.
Canto e sono leggero
come un fiore di tiglio
canto e siedo davvero
dove mi meraviglio:
all’inizio del mondo
c’è l’ombra bianca delle prime rose
che non sono più amare
perché canto e ti vedo tornare
come tornano a riva le cose:
senza passato,
con il petto lavato
dal mare.
Ecco!,
sali le scale come un ragazzino
che scrolla dalle ciglia una corona di sale,
dà due beccate d’indice
alla porta, s’inginocchia
in fretta, in fretta
dice: “Vieni!,
ti porto al mare” e mi sorride, dalla sua statura
di nevischio e di rose, dalla sua garza d’anima salvata
dalle piccole cose.
Dalla sua bocca bianca ride il mondo
e ridono le cose
trasparenti del cielo
se, girandosi appena
per pudore, dice: “Lo vedi, non ho più paura”
come parlando a un’ombra evaporata
nell’innocenza
calma delle ginestre, a un fiatare di rose
andato via per le finestre
aperte
fino alle fondamenta.
Così mi lasci nell’aperto privo
di peso. E allora canto
lo stare seduti
nel vivo, tutto l’amore privo,
che non smetta
la presenza perfetta
di chi non pesa
ma è senza volontà, senza maceria, senza l’avvenimento
della materia
è solo polvere che tende alla luce.
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lunedì 25 dicembre 2017
scritta nebbia
QUADRETTO DI NATALE
Ed anche quest’anno discende
sovrana morbida – di vanagloria
le strade della notte spoglia
e le fatue luci alle case affonda
e dallo spurio amore
l’aria a colline stanche scioglie
e nel buio le adunche stanze
già spente di quiete e voce
da quel nome distoglie
– che al di là di mute memorie –
ombra d’anima qui rinasce
e questa scritta nebbia mai dissolve.
G. Nigretti da Derive urbane 2012/13
venerdì 15 dicembre 2017
muto tempo
IN VOLO
da questa memoria di aria
sempre con occhi riappare e
in afra nebbia scende lenta e
in muto tempo frana la mente
già ferita da ferme ore morte
che di vuoto colme stanno
sul bordo di questa curva vita
ombre brune spingono anni
distanti – da sementi a sciame
lasciate ai piedi ameni
di menadi danzanti
lungo la notte nulla
a buio volo di luna
una sirena che urla
rimbomba domestici camposanti.
G. Nigretti da Derive quiete 2010/11
giovedì 14 dicembre 2017
semenze piovute
da LASCIAMI, NON TRATTENERMI di M. Luzi
Lui solo in quella solitaria casa
coabitava con lui,
lo seguitava
dovunque e in ogni istante,
gli teneva
non indesiderata compagnia,
ossessiva tuttavia, fisso, il pensiero della morte.
Lui solo ma in lui quante esistenze
sue ed altrui, semenze
piovute chissà quando
nella tumultuaria lontananza
del tempo e dello spazio
popolavano quelle vuote stanze –
se non che signora
occulta
del luogo era memoria,
memoria di memoria
fino alla prealba della mente
e della materia –
e lui? Lui chi veramente era?
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