G. Nigretti da D'inverno 2011/12 |
lunedì 29 marzo 2021
lunedì 15 marzo 2021
conto gli anni
domenica 7 marzo 2021
martedì 2 marzo 2021
sabato 27 febbraio 2021
qualcosa d'invisibile
LE NOSTRE MANI NELL’ACQUA di Y. Bonnefoy
Noi agitiamo quest’acqua. In essa le nostre mani si cercano,
Talvolta si sfiorano, forme spezzate.
Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile,
Altri alberi, altre luci, altri sogni.
E guarda, sono anche altri colori.
La rifrazione trasfigura il rosso.
Era un giorno d’estate? No, è il temporale
Che “cambierà il cielo”, e fino a sera.
Noi immergevamo le mani nel linguaggio,
Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo
Che fare, non essendo che i nostri desideri.
Noi invecchiammo. Quest’acqua, nostra trasparenza.
Altri sapranno cercare più nel profondo
Un nuovo cielo, una nuova terra
martedì 23 febbraio 2021
giovedì 18 febbraio 2021
domenica 14 febbraio 2021
venerdì 5 febbraio 2021
sabato 30 gennaio 2021
lunedì 25 gennaio 2021
giovedì 14 gennaio 2021
un vago ricordare
LA NOTTE di C. Pavese
Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perdura una calma stupita
fatta anch'essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.
Talvolta ritorna nel giorno
nell'immobile luce del giorno d'estate,
quel remoto stupore.
Per la vuota finestra
il bambino guardava la notte sui colli
freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:
vaga e limpida immobilità. Fra le foglie
che stormivano al buio, apparivano i colli
dove tutte le cose del giorno, le coste
e le piante e le vigne, eran nitide e morte
e la vita era un'altra, di vento, di cielo,
e di foglie e di nulla.
Talvolta ritorna
nell'immobile calma del giorno il ricordo
di quel vivere assorto, nella luce stupita.
giovedì 31 dicembre 2020
se dormo
UNA NITIDA FIAMMA di P. Valery
Una nitida fiamma abita in me,
la violenta vita vedo intera
al suo freddo bagliore: più non posso
amar soltanto se dormo i suoi gesti
di grazia, intrisi di luce. I miei giorni
di notte tornano a ridarmi gli sguardi.
E dopo il primo sventurato sonno,
quando sparsa nel buio è la sventura
stessa, tornano a vivermi, a darmi
degli occhi. E se poi la loro gioia
erompe, l’eco che mi sveglia un morto,
non altro ributtò sulla mia riva
di carne, e se il mio straniero riso impone,
qual murmure di mare alla conchiglia
vuota, al mio orecchio di dubbio, sul confine
d’un estremo stupore: se io sono
o fui, se veglio o dormo.