G. Nigretti da Dell'andar straniero, 2011 |
LA NOTTE di C. Pavese
Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perdura una calma stupita
fatta anch'essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.
Talvolta ritorna nel giorno
nell'immobile luce del giorno d'estate,
quel remoto stupore.
Per la vuota finestra
il bambino guardava la notte sui colli
freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:
vaga e limpida immobilità. Fra le foglie
che stormivano al buio, apparivano i colli
dove tutte le cose del giorno, le coste
e le piante e le vigne, eran nitide e morte
e la vita era un'altra, di vento, di cielo,
e di foglie e di nulla.
Talvolta ritorna
nell'immobile calma del giorno il ricordo
di quel vivere assorto, nella luce stupita.
UNA NITIDA FIAMMA di P. Valery
Una nitida fiamma abita in me,
la violenta vita vedo intera
al suo freddo bagliore: più non posso
amar soltanto se dormo i suoi gesti
di grazia, intrisi di luce. I miei giorni
di notte tornano a ridarmi gli sguardi.
E dopo il primo sventurato sonno,
quando sparsa nel buio è la sventura
stessa, tornano a vivermi, a darmi
degli occhi. E se poi la loro gioia
erompe, l’eco che mi sveglia un morto,
non altro ributtò sulla mia riva
di carne, e se il mio straniero riso impone,
qual murmure di mare alla conchiglia
vuota, al mio orecchio di dubbio, sul confine
d’un estremo stupore: se io sono
o fui, se veglio o dormo.
FISSITÀ di Vittorio Sereni
Da me a quell'ombra in bilico tra fiume e mare
solo una striscia di esistenza
in controluce dalla foce.
Quell'uomo.
Rammenda reti, ritinteggia uno scafo.
Cose che io non so fare. Nominarle appena.
Da me a lui nient'altro: una fissità.
Ogni eccedenza andata altrove. O spenta.