mercoledì 21 marzo 2018
sabato 17 marzo 2018
spoglia
è tutta dal basso ignuda
e su quel mare è spoglia
come lavagna di mano
questa corva sera
di chiaro lontano
la segna un Gran Pavese
va navigando a tutte luci
accese – e da qui pare
un puro giglio di mare
e tutt’attorno sfrigola una scia
d’aglio – e d’allegria tutti vanno
nell’ora che affolla le osterie
e la maestrale malinconia.
G. Nigretti da Derive di aria 2012
domenica 25 febbraio 2018
questa traccia
IL POETA di G. Ferraboschi
Con gli occhi ascolto, poi respiro;
sento la voce del Maestro che ammiro.
Quanto all'azione, la scrivo quieta
con la potenza del cuore analfabeta.
E gioco un poco, così mi diverto
in questa diversione del Deserto.
Ma infine amo questa traccia di me stesso,
questo avvenire passato proprio adesso.
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Poesia
sabato 10 febbraio 2018
d'amore
FEBBRAIO AL CARMINE
scende gelido su fuliggini e santi
nella navata muta al divino buio
scrocchia secco lo scalpiccìo
dei passi dell’empio tardivo
nel vuoto immenso d’ogni Dio
porto di pensieri e ceri creanza
di anni vani alla tua Donna
nera sembianza che inganna
speranze a ogni vuota stanza
d’amore – un angelo muore
di luce su cera combusta
che di quiete odora nuda
uguale alla pelle sua
già di fumo voluta.
G. Nigretti da Derive d'inverno 2011/12
sabato 20 gennaio 2018
dove vai?
NON HO SMESSO DI PENSARTI di C. Bukowski
Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.
domenica 7 gennaio 2018
luce e canto
LA NOTTE NERA SI ERA FATTA AURORA di M. Luzi
La notte nera si era fatta aurora,
le aurorò sul viso
e nei capelli
con paese tutt'intorno;
s'avvide di sé e si sorprese
lì, presente
in quel punto del tempo,
dello spazio, del vivente.
Io? che io sia qui
è scritto, è necessario
oppure indifferente? -
pensò e non seppe di pensarlo
rapita la sua mente
le incendiarono frattanto
luce e canto
della fonte
che prodiga profonde
acqua di sorgente
alla valle sottostante
e alla sua sparuta montanara gente.
Chi sa, potresti forse
per pura libertà
o per arbitrio
da questa imminenza essere esente,
viverne distante
eppure da sempre ne sei parte,
palese o clandestino astante,
oh, tout se tient.
lunedì 1 gennaio 2018
quando morgano
DALL’ALTO
piano segnano i lieti lumi
lì di luna la riva antica
per il confinato cammino
– al bianco cominciamento –
senza più fiato da cogliere e
senza di fianco cadere a
cantare del dì la caglia fatica:
quando morgano è l’icantamento
e l’arcano andare s’è già calmato.
G. Nigretti da Derive di luce 2017
domenica 31 dicembre 2017
senza maceria
CANZONE di Maria Grazia Calandrone
Canto perché ritorni
quando canto
canto perché attraversi tutti i giorni
miglia di solitudine
per asciugarmi il pianto.
Ma ho vergogna di chiederti tanto
e smetto il canto.
Canto e sono leggero
come un fiore di tiglio
canto e siedo davvero
dove mi meraviglio:
all’inizio del mondo
c’è l’ombra bianca delle prime rose
che non sono più amare
perché canto e ti vedo tornare
come tornano a riva le cose:
senza passato,
con il petto lavato
dal mare.
Ecco!,
sali le scale come un ragazzino
che scrolla dalle ciglia una corona di sale,
dà due beccate d’indice
alla porta, s’inginocchia
in fretta, in fretta
dice: “Vieni!,
ti porto al mare” e mi sorride, dalla sua statura
di nevischio e di rose, dalla sua garza d’anima salvata
dalle piccole cose.
Dalla sua bocca bianca ride il mondo
e ridono le cose
trasparenti del cielo
se, girandosi appena
per pudore, dice: “Lo vedi, non ho più paura”
come parlando a un’ombra evaporata
nell’innocenza
calma delle ginestre, a un fiatare di rose
andato via per le finestre
aperte
fino alle fondamenta.
Così mi lasci nell’aperto privo
di peso. E allora canto
lo stare seduti
nel vivo, tutto l’amore privo,
che non smetta
la presenza perfetta
di chi non pesa
ma è senza volontà, senza maceria, senza l’avvenimento
della materia
è solo polvere che tende alla luce.
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lunedì 25 dicembre 2017
scritta nebbia
QUADRETTO DI NATALE
Ed anche quest’anno discende
sovrana morbida – di vanagloria
le strade della notte spoglia
e le fatue luci alle case affonda
e dallo spurio amore
l’aria a colline stanche scioglie
e nel buio le adunche stanze
già spente di quiete e voce
da quel nome distoglie
– che al di là di mute memorie –
ombra d’anima qui rinasce
e questa scritta nebbia mai dissolve.
G. Nigretti da Derive urbane 2012/13
venerdì 15 dicembre 2017
muto tempo
IN VOLO
da questa memoria di aria
sempre con occhi riappare e
in afra nebbia scende lenta e
in muto tempo frana la mente
già ferita da ferme ore morte
che di vuoto colme stanno
sul bordo di questa curva vita
ombre brune spingono anni
distanti – da sementi a sciame
lasciate ai piedi ameni
di menadi danzanti
lungo la notte nulla
a buio volo di luna
una sirena che urla
rimbomba domestici camposanti.
G. Nigretti da Derive quiete 2010/11
giovedì 14 dicembre 2017
semenze piovute
da LASCIAMI, NON TRATTENERMI di M. Luzi
Lui solo in quella solitaria casa
coabitava con lui,
lo seguitava
dovunque e in ogni istante,
gli teneva
non indesiderata compagnia,
ossessiva tuttavia, fisso, il pensiero della morte.
Lui solo ma in lui quante esistenze
sue ed altrui, semenze
piovute chissà quando
nella tumultuaria lontananza
del tempo e dello spazio
popolavano quelle vuote stanze –
se non che signora
occulta
del luogo era memoria,
memoria di memoria
fino alla prealba della mente
e della materia –
e lui? Lui chi veramente era?
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giovedì 16 novembre 2017
di donne
Cesare Vignato - Nefertiti 2012 |
1. QUELLE DUE
Ora che assiso o steso a bel palpito
di mano palmo dita e altro nel vano
dell’indolente lettino o dell’ozio
divano – e senza neanche amarmi –
ci son solo quelle due a palparmi:
su appuntamento e dietro compenso
per le occasionali prestazioni manuali
in libertà esercitate – che a mane o sera
per sola compiacenza son da te praticate.
2. FRA LE DUE
quella che là-mi-fa in poco d’ora
ed ha il vello bello liscio e tutta
derviscia mano a fuoco tatuata
è la mora: – geisha un po’ crudele –
che deflora con olio e calde cere
il percepito pelo al mio guardo
da tutto quel macello appesantito.
Ed ha voce soave da sembrare
in volo d’uccello sospiro fluito.
3. LA SECONDA
non di meno con voce mi compiace
e nel vano è – con mano nirvana –
procace uguale alla vestale indiana
che a madidi palmi sfiora la cima:
e tutto prima lo fa spumeggiare
e d’essenze essenziali fa venire
puntiglio perenne a riprincipiare.
Il di lei nome che accennar non voglio
era l'ebbrezza che oggi fa tristezza.
4. LE DUE
Di Dolle D. le altre m’han detto
di quand’ella queste sul web lesse
ed eguale a un’antefissa permase
la nottula vanessa tutta turbata da
come quel che ero fosse ora in basso
fondo caduto: di sensi parole e carne
– “con quelle due amanuensi puttane“ –.
Dolle dalle poesiole si fa sempre abbindolare.
Le due donne? son solo un’estetista e una sciampista.
G. Nigretti da Derive Quotidiane 2013/14
giovedì 2 novembre 2017
vuoto
SUL FILO
Mai luce non c’è qui di vero
dalla sponda dell’orfeo stare
dove mare mai a marea sale
– su foriera ora di nostra vita –
che sul filo torto della sera
sta in attesa del buio porto:
muto nulla di sparuto volto
uguale ad un lume d’albori spento
che a paura ci porta il guardo vuoto.
G. Nigretti da Derive di luce 2017
domenica 1 ottobre 2017
erra fermo
A SCORDATE DISTANZE
Spesso flottante erra fermo
a musicali percorsi il pensiero
verso l’andante morgana al piano
forte – nel vano madrigale ferma
mano afferra: come se fosse chioma
di liscia chimera ai versi l’arrovescia
e da sirena carne si spoglia
nel sovrano amore di carta
nel silenzio morbido del foglio
la brama liquefatta naufraga
lontana nell’intonata stanza
di quiete sonante lievita
e d’armonie dolci scodella
calde fragranze musicali
mentre colmo la dissonante distanza
con le rimette di queste mute stanze.
G. Nigretti da Derive deserte 1994/01
Spesso flottante erra fermo
a musicali percorsi il pensiero
verso l’andante morgana al piano
forte – nel vano madrigale ferma
mano afferra: come se fosse chioma
di liscia chimera ai versi l’arrovescia
e da sirena carne si spoglia
nel sovrano amore di carta
nel silenzio morbido del foglio
la brama liquefatta naufraga
lontana nell’intonata stanza
di quiete sonante lievita
e d’armonie dolci scodella
calde fragranze musicali
mentre colmo la dissonante distanza
con le rimette di queste mute stanze.
G. Nigretti da Derive deserte 1994/01
sabato 23 settembre 2017
e sparve
VIA VELASCA di L. Sinisgalli
Il calpestìo di tanti anni
L’ha quasi affondata, la via
Incredibilmente si è stretta.
Questa è l’ora mia, la mia ora diletta.
Io, ricordo la sera che alla fioca
Luce si spense ogni rumore, un grido
Disse il mio nome come in sogno e sparve.
La via s’incurva, sgocciola
Il giorno dalle cime dei tetti:
Quest’ora dolce suona nel petto.
Non è che una larva restìa
La luce, un barlume: entro la boccia
Di vetro un pesce s’illumina.
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