lunedì 15 marzo 2021

conto gli anni






DORMI DUNQUE di Paul Celan

Dormi dunque
e il mio occhio rimarrà aperto
la pioggia colmò la brocca
noi la vuotammo
la notte germinerà un cuore
il cuore un breve stelo
ma per mietere è troppo tardi
falciatrice.
Vento notturno
così candidi sono i tuoi capelli
candido ciò che mi resta
candido ciò che perdo
ella conta le ore e io conto gli anni
noi bevemmo pioggia
pioggia, bevemmo.

sabato 27 febbraio 2021

qualcosa d'invisibile



LE NOSTRE MANI NELL’ACQUA di Y. Bonnefoy


Noi agitiamo quest’acqua. In essa le nostre mani si cercano,

Talvolta si sfiorano, forme spezzate.

Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile,

Altri alberi, altre luci, altri sogni.


E guarda, sono anche altri colori.

La rifrazione trasfigura il rosso.

Era un giorno d’estate? No, è il temporale

Che “cambierà il cielo”, e fino a sera.


Noi immergevamo le mani nel linguaggio,

Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo

Che fare, non essendo che i nostri desideri.


Noi invecchiammo. Quest’acqua, nostra trasparenza.

Altri sapranno cercare più nel profondo

Un nuovo cielo, una nuova terra

giovedì 14 gennaio 2021

un vago ricordare



LA NOTTE di C. Pavese


Ma la notte ventosa, la limpida notte

che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,

è un ricordo. Perdura una calma stupita

fatta anch'essa di foglie e di nulla. Non resta,

di quel tempo di là dai ricordi, che un vago

ricordare.


           Talvolta ritorna nel giorno

nell'immobile luce del giorno d'estate,

quel remoto stupore.


            Per la vuota finestra

il bambino guardava la notte sui colli

freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:

vaga e limpida immobilità. Fra le foglie

che stormivano al buio, apparivano i colli

dove tutte le cose del giorno, le coste

e le piante e le vigne, eran nitide e morte

e la vita era un'altra, di vento, di cielo,

e di foglie e di nulla.


             Talvolta ritorna

nell'immobile calma del giorno il ricordo

di quel vivere assorto, nella luce stupita.

giovedì 31 dicembre 2020

se dormo



UNA NITIDA FIAMMA  di P. Valery


Una nitida fiamma abita in me,

la violenta vita vedo intera

al suo freddo bagliore: più non posso

amar soltanto se dormo i suoi gesti

di grazia, intrisi di luce. I miei giorni

di notte tornano a ridarmi gli sguardi. 


E dopo il primo sventurato sonno,

quando sparsa nel buio è la sventura 

stessa, tornano a vivermi, a darmi

degli occhi. E se poi la loro gioia

erompe, l’eco che mi sveglia un morto,

non altro ributtò sulla mia riva

di carne, e se il mio straniero riso impone, 

qual murmure di mare alla conchiglia 

vuota, al mio orecchio di dubbio, sul confine

d’un estremo stupore: se io sono

o fui, se veglio o dormo.