giovedì 13 settembre 2018

vergini sorelle


VERGINI SORELLE

Qui che la gran mano del maestrale
frange a sale per le allegre marine
le chiome folte alle serene incolte
signorine – belle e pie levantine
tutte ricolme di gioia e d’incanto
hanno salse le lacrime di pianto
se l’ameno dio caldo le ha avvolte

sono di Dafne vergini sorelle:
le felici e devote tamerici.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

martedì 11 settembre 2018

naufrago pensiero


DI SANGUE 

Dal mare ritorna un sorriso di onda
a franto di sponda spuma memoria
a tremole aorte sale e s’aggruma
di sangue e parole inonda le carte – 
nella mano del viandante che langue
sul confine dove a scoria s’abbruma
il naufrago pensiero in acque morte

che affonda eguale a deserto veliero:
sarcofago di noi senza più porto.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

sabato 18 agosto 2018

fatua chimera

G. Nigretti da "Affichage interdit" 1995/09
SUL CONFINE

fuori l’albore del dì bianco sale
urlando luce per chi in ade cade:
a orfeo ché volto l’amor rimuore – 
nel fondo stallo per parole vane
al tempo che d’inane cola eguale
a nebbia che colma la via intera 
sul confine dell’impietoso mare

senza tregua si continua ad errare
vagando a canto di fatua chimera.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

venerdì 10 agosto 2018

è sepolto

Senza titolo - G. Nigretti, 1990

SILLABE A ERATO di S. Quasimodo

A te piega il cuore in solitudine,
esilio d'oscuri sensi
in cui trasmuta ed ama
ciò che parve nostro ieri,
e ora è sepolto nella notte.

Semicerchi d'aria ti splendono
sul volto; ecco m'appari
nel tempo che prima ansia accora
e mi fai bianco, tarda la bocca
a luce di sorriso.

Per averti ti perdo,
e non mi dolgo: sei bella ancora,
ferma in posa dolce di sonno:
serenità di morte estrema gioia.

sabato 28 luglio 2018

luna rossa

LUNA ESTIVA PIENA

La Pienaluna disse al Poeta:
Nell’oscuro del mondo la voce mia è di sole
la tua è un lacero sudario per morte parole 
un desolato calvario di sillabe storte e
per aver luce devi la bolletta pagare

Il Poeta così le rispose:
Nel silenzio d’ogni novilunio porto la voce
l’urlo muto di chi cercandoti è già caduto
sull’andare oscuro di quest’orme sole e
con te e parole saldo metà bolletta

G. Nigretti da Derive di aria, 2012

venerdì 27 luglio 2018

i miei fuochi



IL BEL SOLE

Sale svelto dal confine
dell’acque e sale il colore
che attorno fa gran rumore
e alfine in fumo scompare:
così è il bel sole che rimuore
dietro le rovine di nostra sorte
al perso senso che serra l’essere

e in possente notte lo fa cadere
dove non v’è mai né voce e né porte.

da Derive di confine, 2018


DI FUOCO

fatto alto in aria nulla della sera
s’allunga a cielo largo il gran fragore…
poi a gioie poco resta di quel fuoco
di festa: un fumo che già s'allontana
e cade – in flutto svelto d'alto mare
e se non svola vento si presenta
come di scorie la paruta accanto

che scivola muta sul fianco di carta
del poeta stanco uguale è la mano.

da Derive di scorie, 2016


IN FUMO

Quando in alto
più niente vedi

e senti solo odore
come d’asfalto

e la eco ti svena
l’anima

e l’aria nella bocca
è d’insepolto

che ti tocca
da quel buio accanto

t’illuderai che tutto questo
rumore d’infranto colore

abbia in fumonero presto fine
su bianco di carta.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Solo santi e innamorati vedono
fiorire gioia e stupore nei fuochi –
che inseguivamo.


MONOTONA

Lungo la riva di feria

nell’aria disfatta di afa

risuona ancora bramosa

cadenza d’ombra pesante

che a noia porta memoria


reale dal brano ritratta

e senza profumo di carta

l’inumana immanenza amara

a vera parvenza riappare


fra fumi e sordi rumori ritorna

come la eco dei fuochi – artificiali

che nel riflesso accanto si rifanno

annoiando più dei volti reali.

da Derive di aria, 2012


FERMATE I FUOCHI

non v’è mai luce vera che mi segua
e a bagliori la sera non dà tregua
e a riflessi m’assale – una carezza.

Fermate questi guizzi di tristezza.

da Derive straniere, 2011


I FUOCHI INSEGUIVAMO

I fuochi inseguivamo
fra riflessi di blumare
la notte d’ardori furente
a luci stelle la vestiva
su gli antichi sedili
d’arabeschi s’apriva
d’occhi a bagliori gioiva.

I fuochi inseguivamo
fra vedute d’arido Prato
lo sgrondare di braci
spegneva la notte brunita
da un sudario di ceneri
sull’accecata piazza
cade un dolore di vita.

da Derive di notte 2009/10

martedì 24 luglio 2018

esilio


DA UN ETERNO ESILIO di A. Zanzotto

Da un eterno esilio
eternamente ritorno
e coi giorni mi volgo e mi confondo,
vado, da me sempre più lontano,
divelto per erbe prati e tempi
d'ottobre
e silenzi confidati agli orecchi
da stelle e monti.

martedì 10 luglio 2018

a nero fondo

A NERO FONDO 

Sul fine bordo a orrido confine 
c’è un grasso ventre che procede
vomitando lebbra verde e giallo
fiele: che il greggiare già nutrono
di quel gran volgo caglio e volgare – 
che a lingua ventrale tutto beve
nel pantano del sociale inganno 

e senza pieta di mano affonda
a nero fondo – l’essenza umana.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

domenica 17 giugno 2018

al bordo

A QUELL’ONDA

sta un volto tetro sulla frontiera
disfatto a pezzi e cocci di vetro
che erano un essere nello specchio
naufragato dal gran cavo attorno
sulla paruta lama nella mano:
dove d’amore a morte sale l’occhio
già straniero al bordo del sole nero

e lì muore con lo sguardo a quell’onda
che a memoria porta la vita intera.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

sabato 9 giugno 2018

tra le mura



MA SERVONO LE MURA PER TENER FUORI I BARBARI?di G. Ferraboschi

La tempesta già si aggira
Sull'Italia, poveretta.
Il governo non ha fretta:
Lampi e tuoni e... baccalà.

Il governo ch'è diviso
Quasi come fosse schizo
Non ha chiaro l'indirizzo,
Non sa proprio dove andar.

Ma i poeti coraggiosi
Si radunan tra le mura.
Così inizia l'avventura
Che domani porta il sol.

Le parole saran nuove,
Saran nuovi anche i pensieri.
Pure i gesti saran veri
Per la nuova libertà.

Dalle mura poi alle piazze
I poeti coraggiosi
Tra i passanti frettolosi
Grideranno: "Eccoci qua".

E sapranno con parole
Fare la rivoluzione.
Se le frasi saran buone
Anche il ciel si schiarirà 

E sapranno, con i gesti,
Smascherare i finti onesti.
E la tromba suonerà :
"Fuori i barbari da qua!"

Perché i barbari, oh sventura!
Siamo noi - da far paura.
Ma le mura poi cadranno
I fratelli ad incontrar.

Non entrare bensì uscire
Noi dovremo, oppur morire.
Col cavallo di battaglia
Del dottor Franco Basaglia.

Col cavallo di cartone
Liberare le persone.
Liberare le parole,
Fare nuova la Città.

lunedì 4 giugno 2018

terra-carne


ESISTERE PSICHICAMENTE di A. Zanzotto

Da questa artificiosa terra-carne
esili acuminati sensi
e sussulti e silenzi,
da questa bava di vicende
– soli che urtarono fili di ciglia
ariste appena sfrangiate pei colli –
da questo lungo attimo
inghiottito da nevi, inghiottito dal vento,
da tutto questo che non fu
primavera non luglio non autunno
ma solo egro spiraglio
ma solo psiche,
da tutto questo che non è nulla
ed è tutto ciò ch’io sono:
tale la verità geme a se stessa,
si vuole pomo che gonfia ed infradicia.
Chiarore acido che tessi
i bruciori d’inferno
degli atomi e il conato
torbido d’alghe e vermi,
chiarore-uovo
che nel morente muco fai parole
e amori.

domenica 13 maggio 2018

aria di sale


DONNA CHE APRE RIVIERE di G. Caproni

Sei donna di marine,
donna che apre riviere.
L’aria delle mattine
bianche è la tua aria
di sale e sono vele
al vento, sono bandiere
spiegate a bordo l’ampie
vesti tue così chiare.

venerdì 27 aprile 2018

sguardi


DI SGUARDI

Navigando l’antico naufragare
su nuvolette di letti in affitto o
nel vuoto poemetto – di parole
gli echi spandono le remote icone

da fogli vecchi bruciati d’argento
legioni di morgane diramano
gli sguardi sempre persi negli specchi

già convessi gli occhi ardono
e nello sfoco cade l’adunco
cogliersi del sé da solo.

G. Nigretti da Derive deserte 1994/2001

lunedì 9 aprile 2018

mille pupe


LUNEDÌ

davanti al rotante congegno
con la pala per il vento
sul balcone del convegno
avvenne questo vero evento

come un bell’ingegno di poeti
lì ebbe inizio fra rose e uliveti
quando vennero due smorfiosette
con scolli fondi e nude pancette.

Ci raggiunsero dipoi in sette
già solerte e come fattorini
di confetteria sui fiorini
s’aggiravano con le alette

tallonando in aria librate
le urlanti amene donnette
rovesciate come borsette
fra le fratte profumate.

E non erano di certo mannaie
volate via dal beccaio accanto
ma a mille pupe sette api operaie
tutte ricolme di miele e d’incanto.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

domenica 25 marzo 2018

letture

POESIA

che da ogni soglia
già m’attornia
e la piaga slarga
e da carne spurga
animata scoria
che da ogni doglia
qui m’attornia
e memoria porta
che su carta accaglia
la parola morta.

G. Nigretti da Derive d'Orfeo 2013


IN DIFESA DEI POETI di Niels Hav

Cosa dobbiamo farcene dei poeti?
La vita è dura per loro
sembrano così penosi vestiti di nero,
pallidi per i tormenti interiori.
La Poesia è un'orribile malattia
un cammino infettato dai lamenti
le urla contaminano l’aria come
scorie nucleari della mente. È così nevrotica!

La Poesia è un tiranno
che non lascia dormire di notte e rovina i matrimoni
che sospinge in baite desolate nel bel mezzo dell’inverno
dove loro si rannicchiano, sofferenti, con cappelli
                          e sciarpe pesanti.
Che tortura!

La Poesia è una pestilenza
è peggio dello scolo, una terribile vergogna.
Essere considerati poeti è dura,
siate pazienti con loro!
Sono isterici come se stessero aspettando
                                        dei gemelli
digrignano i denti quando dormono, mangiano male
e erbe. Rimangono esposti per ore al vento ululante
tormentati da metafore sbalorditive.
Ogni giorno è sacro per loro.

Vi prego, abbiate pietà dei poeti
sono ciechi e sordi
aiutateli nel traffico quando barcollano
nella loro invisibile menomazione
che ricorda ogni sorta di miserie. Ogni
                           tanto uno di loro si ferma
per ascoltare una sirena lontana.
Mostrate considerazione per loro!

I poeti sono come bambini malati
seguiti da casa dall’intera famiglia.
Pregate per loro
sono nati infelici
le loro madri li hanno compatiti
hanno cercato l’aiuto di medici e avvocati,
infine hanno rinunciato
per paura di perdere la testa.
Compiangete i poeti!

Nulla può salvarli.
Contagiati dalla poesia, come lebbrosi isolati
sono rinchiusi nel proprio mondo fantastico
un macabro ghetto pieno di demoni
e fantasmi vendicativi.

Quando durante una limpida giornata estiva, col
                                      sole splendente
vedete un povero poeta
uscire di casa barcollante, esangue
come un cadavere e stravolto dalle meditazioni
avvicinatevi ed aiutatelo!

Allacciategli le scarpe, portatelo
al parco e aiutatelo a sedersi su una panchina
al sole. Cantategli qualcosa
comprategli un gelato e raccontategli una storia
perché è così triste.

La poesia lo ha completamente  rovinato.

Traduzione di Hanne Bech & Gaetano Longo





sabato 17 marzo 2018

spoglia

IN UNA SCIA

è tutta dal basso ignuda
e su quel mare è spoglia
come lavagna di mano 
questa corva sera 
di chiaro lontano

la segna un Gran Pavese
va navigando a tutte luci
accese – e da qui pare
un puro giglio di mare

e tutt’attorno sfrigola una scia 
d’aglio – e d’allegria tutti vanno
nell’ora che affolla le osterie 
e la maestrale malinconia.

G. Nigretti da Derive di aria 2012

domenica 25 febbraio 2018

questa traccia


IL POETA  di G. Ferraboschi

Con gli occhi ascolto, poi respiro;
sento la voce del Maestro che ammiro.

Quanto all'azione, la scrivo quieta
con la potenza del cuore analfabeta.

E gioco un poco, così mi diverto
in questa diversione del Deserto.

Ma infine amo questa traccia di me stesso,
questo avvenire passato proprio adesso.

sabato 10 febbraio 2018

d'amore


FEBBRAIO AL CARMINE

scende gelido su fuliggini e santi 
nella navata muta al divino buio 
scrocchia secco lo scalpiccìo  
dei passi dell’empio tardivo

nel vuoto immenso d’ogni Dio
porto di pensieri e ceri creanza
di anni vani alla tua Donna 
nera sembianza che inganna
speranze a ogni vuota stanza

d’amore – un angelo muore 
di luce su cera combusta
che di quiete odora nuda
uguale alla pelle sua
già di fumo voluta.

G. Nigretti da Derive d'inverno 2011/12

sabato 20 gennaio 2018

dove vai?


NON HO SMESSO DI PENSARTI di C. Bukowski

Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.

domenica 7 gennaio 2018

luce e canto


























LA NOTTE NERA SI ERA FATTA AURORA di M. Luzi

La notte nera si era fatta aurora,
le aurorò sul viso
e nei capelli
con paese tutt'intorno;
s'avvide di sé e si sorprese
lì, presente
in quel punto del tempo,
dello spazio, del vivente.
Io? che io sia qui
è scritto, è necessario
oppure indifferente? -
pensò e non seppe di pensarlo
rapita la sua mente
le incendiarono frattanto
luce e canto
della fonte
che prodiga profonde
acqua di sorgente
alla valle sottostante
e alla sua sparuta montanara gente.
Chi sa, potresti forse
per pura libertà
o per arbitrio
da questa imminenza essere esente,
viverne distante
eppure da sempre ne sei parte,
palese o clandestino astante,
oh, tout se tient.

lunedì 1 gennaio 2018

quando morgano


DALL’ALTO

piano segnano i lieti lumi
lì di luna la riva antica
per il confinato cammino
al bianco cominciamento
senza più fiato da cogliere e
senza di fianco cadere a
cantare del dì la caglia fatica:

quando morgano è l’icantamento
e l’arcano andare s’è già calmato.

G. Nigretti da Derive di luce 2017

domenica 31 dicembre 2017

senza maceria


CANZONE di Maria Grazia Calandrone

Canto perché ritorni
quando canto
canto perché attraversi tutti i giorni
miglia di solitudine
per asciugarmi il pianto.

Ma ho vergogna di chiederti tanto
e smetto il canto.

Canto e sono leggero 
come un fiore di tiglio
canto e siedo davvero
dove mi meraviglio:

all’inizio del mondo

c’è l’ombra bianca delle prime rose
che non sono più amare
perché canto e ti vedo tornare
come tornano a riva le cose:
senza passato,
con il petto lavato
dal mare.

Ecco!,

sali le scale come un ragazzino
che scrolla dalle ciglia una corona di sale,
dà due beccate d’indice
alla porta, s’inginocchia
in fretta, in fretta
dice: “Vieni!,
ti porto al mare” e mi sorride, dalla sua statura
di nevischio e di rose, dalla sua garza d’anima salvata
dalle piccole cose.

Dalla sua bocca bianca ride il mondo
e ridono le cose
trasparenti del cielo
se, girandosi appena
per pudore, dice: “Lo vedi, non ho più paura”

come parlando a un’ombra evaporata
nell’innocenza

calma delle ginestre, a un fiatare di rose
andato via per le finestre
aperte
fino alle fondamenta.

Così mi lasci nell’aperto privo
di peso. E allora canto
lo stare seduti
nel vivo, tutto l’amore privo,
che non smetta

la presenza perfetta
di chi non pesa

ma è senza volontà, senza maceria, senza l’avvenimento
della materia

è solo polvere che tende alla luce.

lunedì 25 dicembre 2017

scritta nebbia


QUADRETTO DI NATALE

Ed anche quest’anno discende
sovrana morbida – di vanagloria 
le strade della notte spoglia 
             e le fatue luci alle case affonda 
                        e dallo spurio amore 
l’aria a colline stanche scioglie 
                 e nel buio le adunche stanze 
         già spente di quiete e voce
da quel nome distoglie 
che al di là di mute memorie
                    ombra d’anima qui rinasce 
e questa scritta nebbia mai dissolve.

G. Nigretti da Derive urbane 2012/13

venerdì 15 dicembre 2017

muto tempo


IN VOLO

da questa memoria di aria
sempre con occhi riappare e
in afra nebbia scende lenta e
in muto tempo frana la mente 
già ferita da ferme ore morte
che di vuoto colme stanno

sul bordo di questa curva vita
ombre brune spingono anni
distanti – da sementi a sciame 
lasciate ai piedi ameni
di menadi danzanti

lungo la notte nulla 
a buio volo di luna 
una sirena che urla
rimbomba domestici camposanti.

G. Nigretti da Derive quiete 2010/11