DI NOTTE A LÈVICHE
Qui che le case non hanno le porte
solo la notte apre gli occhi alle volte:
che portano per le erranti memorie
nei cieli del sognare con le mani
al pelago aperte che ci guardava
– l’andare a volare con i gabbiani –
sulle reti emerse dal fondo mare
ricolme di miele dell’antico cielo e
di parole che la dolce carta chiama.
G. Nigretti da Derive della mano, 2019
“Lèviche”: Santa Maria di Leuca in dialetto salentino
Lèviche è il luogo in cui le case non hanno le porte; solo la notte apre gli occhi alle volte… Il tempo è il presente del poeta.
Il tema: la notte reca memorie erranti e sogno/desiderio si fanno tutt’uno nell’animo del poeta, come pelago e cielo si immedesimano e si mescolano nella loro vastità.
(La L che ricorre in entrambe le voci lessicali, essendo un suono continuo, amplifica la loro estensione).
Il desiderio del librarsi in volo è evocato dai gabbiani nel cielo; mentre le mani sono aperte sull’oscurità del pelago, la cui profondità è connessa all’idea delle reti emerse dal fondo mare. In questo mare, il poeta pesca i ricordi sommersi, un momento realmente accaduto.
Al poeta giungono nel sogno le memorie, analogicamente riferite alla dolcezza del miele, colato sotto un cielo antico; lontano favoloso; e la nostalgia, il desiderio, il sogno chiedono di avere voce nel linguaggio poetico.
e ti scrivo da qui, da questo tavolo
remoto, dalla cellula di miele
di una sfera lanciata nello spazio…
(Montale, Notizie dall’Amiata)
Solo la poesia - attraversando il mondo delle cose per approdare a quello simbolico del verso - può dare alle cose passate una voce, ancorché di-versa, (perché le cose passate hanno una voce diversa), ma capace di eternare l’attimo fuggito e perpetuare pezzi pur perduti di vita trascorsa.
La poesia è quindi avventura dell’anima tradotta in parola, congiunzione ineffabile di suono e di senso, che può traghettare nella dolce carta le cose del passato.
Quest’ultimo appare trascolorato e impalpabile (Un murmure; e la tua casa s’appanna / come nella bruma del ricordo - Montale, Sotto la pioggia) a confronto col presente doloroso, ma vero. Così si rende esprimibile/rappresentabile il dramma dell’uomo, gettato in un mondo di contrari: speranza e disperazione, oblio e ricordo; straniato di fronte alle derive imponderabili della vita.
Con lieve cuore, con lieve mano / la vita prendere, la vita lasciare. (Cristina Campo)
Ornella Cazzador
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