CANTO PRIMO di G. Ungaretti
O sorella dell'ombra,
notturna quanto più la luce ha forza,
m'insegui, morte.
In un giardino puro
alla luce ti diè l'ingenua brama
e la pace fu persa,
pensosa morte,
sulla tua bocca.
Da quel momento
ti odo nel fluire della mente
approfondire lontananze,
emula sofferente dell'eterno.
Madre velenosa degli evi
nella paura del palpito
e della solitudine,
bellezza punita e ridente,
nell'assopirsi della carne
sognatrice fuggente,
atleta senza sonno
della nostra grandezza,
quando m'avrai domato, dimmi:
nella malinconia dei vivi
volerà a lungo la mia ombra?