martedì 11 giugno 2019

per Ornella


LE CAVIE di V. Magrelli

O forse sono cavie,
queste poesie che scrivo,
per qualche esperimento concepite,
che tuttavia non so.

Non so perché si formano,
eppure mi affeziono e le chiamo per nome,
topolini vivissimi, allarmati
da che?

giovedì 6 giugno 2019

dissolto

da ORA SERRATA RETINAE di Valerio Magrelli

Stasera mi sono visto nello specchio,
con una canottiera bianca
e la barba lunga delle malattie.
Ma avevo ancora attraversato il dolore,
e la carne era fresca
e tutto il dubbio dissolto.
Avevo doppiato una stagione di sconforti.
Appena girato lo scafo,
coperti dal promontorio grigio,
il vento cade di colpo
e l’impeto si quieta
e stupisce del suo esaurirsi.
Così il marinaio è salvo.

sabato 25 maggio 2019

bianco dolente

DAL BIANCO

a nera urna urla di carne la voce
dell’orfea mano che muta dorme
cantando ardori dal bianco dolente
torna dove a morso di albe rimuore
al vacuo mondo che sguardo non vuole –:
l’ombra velata che per l’ade vano
fa la paruta dal vergine fiore

a primavere eterne d’orrore
solo la parola vive d’amore.

G. Nigretti da Derive in carne, 2019

giovedì 2 maggio 2019

molle stella


C’ERA UNA VOLTA

Questa carta nuda è la pelle tua
o Dolle! musa già di carne muta – 
che da gemme la mano rigenera
eguale a molle stella la immagina
quando il sole si assonna sulla sera 
e il mare canta su scogliere chiare
fra onde ricolme di miele a fontane:

c’era una volta una voce di opale
che lì si disciolse in carne di sale.

G. Nigretti da Derive in carne, 2019

venerdì 26 aprile 2019

la nostra distanza


I LEONI SUL SAGRATO di Mariagloria Sears

C'è un luogo dove dormi
e il tuo respiro
io non lo sento, non lo sento mai.

Fra i nostri due riposi
è la città spavalda
strade, fragori, alterchi, gente e tetti
e come due leoni sul sagrato
remoti e fermi, chiusi in una forma,
noi vigiliamo la nostra distanza.

lunedì 15 aprile 2019

caro fratello

CARO FRATELLO di Antonio Fiorito
in risposta alle poesie di Tesfalidet Tesfom “Non ti allarmare fratello mio” e “Tempo sei maestro”

Caro fratello,
mio caro fratello,
fratello ti chiamo
perché fratello tuo io mi sento.
Anche se tu più non sei
io ti scrivo
e ti parlo
perché Dio
nel quale tu credi
nel quale hai creduto
insegna che altrove
in forma immortale
ancora tu esisti
e mi puoi ascoltare.

Ti comprendo, fratello
e il mio cuore si strazia
a ogni barca partita
dall’Africa in fiamme
in balia sulle onde
del dolce mio mare
in cui uomini ciechi
al potere
han versato veleno
letale…
…amaro mio mare!

Ti comprendo, fratello
e ti prego di credere
che tu solo non sei
noi, da tempo,
siam scesi in battaglia
siamo in molti a cercare
la vittoria sul male.

Io ti ammiro!
Noi tutti ammiriamo
come tu
hai avuto coraggio
fino all’ultimo raggio
di sole
senza mai serbare
rancore, anzi
hai scritto soltanto
d’ amore quando
il tuo fratello ti ignora
e hai donato
col tuo ultimo battito d’ali
poesie
di poesia infinita
alla riva italiana
del Mediterraneo.

Anche noi
ti assicuro, da tempo,
siamo scesi in battaglia
per avere vittoria sul male.
Lasceremo alla nostra progenie
il retaggio
del nostro ideale
di giustizia, di pace
di fraterna accoglienza.

Chiunque tu sia,
ovunque tu sia,
ciao, fratello mio caro:
vittoria agli oppressi!
La vittoria avrà il suo tempo!



lunedì 8 aprile 2019

fratello mio

Poesia di Tesfalidet Tesfom, migrante eritreo morto il giorno dopo il suo sbarco a Pozzallo del 12 marzo 2018. Dopo aver lottato tra la vita e la morte all’ospedale maggiore di Modica nel suo portafogli è stato ritrovato un foglio con un testo in tigrino ancora intriso di salsedine. Tesfalidet Tesfom è morto in Italia a causa della Libia.


Ho letto questa poesia, ed altre mie, alla XVII Giornata Mondiale della Poesia, Sala del Romanino, Musei Civici agli Eremitani, Padova


NON TI ALLARMARE FRATELLO MIO

Non ti allarmare fratello mio,
dimmi, non sono forse tuo fratello?
Perché non chiedi notizie di me?
È davvero così bello vivere da soli,
se dimentichi tuo fratello al momento del bisogno?

Cerco vostre notizie e mi sento soffocare
non riesco a fare neanche chiamate perse,
chiedo aiuto,
la vita con i suoi problemi provvisori
mi pesa troppo.

Ti prego fratello, prova a comprendermi,
chiedo a te perché sei mio fratello,
ti prego aiutami,
perché non chiedi notizie di me, non sono forse tuo fratello?

Nessuno mi aiuta,
e neanche mi consola,
si può essere provati dalla difficoltà,
ma dimenticarsi del proprio fratello non fa onore,
il tempo vola con i suoi rimpianti,
io non ti odio,
ma è sempre meglio avere un fratello.

No, non dirmi che hai scelto la solitudine,
se esisti e perché ci sei con le tue false promesse,
mentre io ti cerco sempre,
saresti stato così crudele se fossimo stati figli dello stesso sangue?

Ora non ho nulla,
perché in questa vita nulla ho trovato,
se porto pazienza non significa che sono sazio
perché chiunque avrà la sua ricompensa,
io e te fratello ne usciremo vittoriosi
affidandoci a Dio.


LE RONDINI 

quando nere – sull’aspro inverno 
di vento maestro lontano – e
dall’innato volare in alto
le belle migranti colmano
con le grazie di stormi tersi
il riguardare di noi umani:
senza ali e da terre galere e

su onde avverse e su ferri a spini persi
stanno gli umani che mai rimiriamo.

G. Nigretti da Derive di carta, 2015


DI SOLE E POESIE

Qui che reale muro non abbiamo
con occhi colmi di sole miriamo
dalle salse ringhiere del blu mare
ombre di mille naufraghi passare e
di schiena già neri ci rigiriamo:
come ai morti di nostre macerie
lontane e fra gemiti di sangue

colano le notti di chi lì langue
qui di chi smena le poesie vane –.

G. Nigretti da Derive di scorie, 2016









mercoledì 3 aprile 2019

dialogo silente 2

DI SCORIE COLMA

sfugge via dall’ora albina
la sera – come una corva 
altera – che ora s’innalza e
repente in albore sfarina
all’ombra distante le porte:
che di scorie colma ritorna
d’alcove onde di levante

dove un sole arcano risale
da memorie di mirto inane.

G. Nigretti da Derive di scorie 2016


AMAREFERITA di Marta Celio

e dall’alto del meriggiare scende
– profondo a-mare – e lieve sussurra 
all’ore* che chiede “mirto inane”. Riempire 
memorie orecchie sopraffine. Indugia
sosta-sposta onde  e primizie in carta-paglia
lontano da “sole arcano”
e vicino-stretto amaro amare mare

e ancora una volta sboccia vita
là dove esule-isola amara-amareferita

*ore: orecchio

lunedì 1 aprile 2019

asola


ASOLA-SOLA STARE di Marta Celio

nella solitudine 
di una moltitudine di versi
mi sento asola-sola solerte
annaspo, corro, grido
per entrare in quel mondo fetale-fatale
dove non asola-sola
ma maglioni di carta d’angora

per scaldare quella “sola moltitudine”
memoria e radice cubica del mio a-sola-stare

giovedì 28 marzo 2019

amaro amare


A Giuseppe Nigretti di Marta Celio

amaro amare
derive
solatie
ctonie-
stanziali

eco // luce-ombra
senza solerti passaggi
ma forse
-forse-
affanni

poi 
voci di te in
anfratti:
cercano (te cercano)
e dietro Dolle
entro antri (più non canti)
ancora versi
a tratti a te 
stranieri, perché (forse?) parchi 

ora invece
vissuti /pelle a pelle/
ora
/all’incontrario/

ma dalle tue DI SANGUE e A  MERA  NOTTE
eccomi stare
sul “sorriso di onda
a franto di sponda spuma memoria

e “a tremole aorte
sale e s’aggruma
anche il mio occhio
certo 
trovare-trovarti
nella “notte lenta

ché nel lungo giorno svelto rimuore.
Solo a mera notte siamo in  voi voce”.

martedì 26 marzo 2019

dialogo silente 1


SUI MASSI

lo spruzzare maestrale del mare
di candida nube accanto portava
bellezza – nell’involto pensiero 
dell’essere scosceso – sui massi 
a marea bassa di alta scogliera:
ma da qui non so se in sé fosse dea
o musa – o carta da rime disciolta

forse un volare di putride squame
che schianto di onda nel fondo ci porta.

G. Nigretti da Derive di Carta,  2015


A Giuseppe Nigretti (SUI MASSI)

non è solo “spruzzare maestrale dal mare
ma lieto sopire-sopirsi tra pieghe-piaghe angusta
memoria di quando - te dentro- salivi rapide scale, 
e “di candida nube accanto portava bellezza” ma 
ancora “nell’involto pensiero” volava e tu chino 
(tu prono)  “dea o musa” non scorgevi ma -te dentro-
sapevi e allo stesso tempo… non sapevi affatto.

Questo. Questo il vero silenzio che parla e di parola-
parole è voce e tu -immenso- in luce traduci.

Marta Celio, 2019

martedì 19 marzo 2019

alla tua coppa


CON QUEL CUORE CHE BASTA  di A. Zanzotto

E questo, se si vuole, posso aggiungere:
- La dove il fiume è un altro
e già corre il mare vicino ai tuoi seni,
e si scioglie la rete la pescagione il mondo,
con te fra le erbe
abbondanti non munte giacevo.
Amore d'erba non più fondo che I'erba,
lattice lucente, clorofilla.
Vampa aurea di fiammifero
cui volgere le spalle senza tema
come al vento ed al mare. Ma ora
ora anche il vero amore
tarda talvolta a farmi vivo. Si lasci che io dica «io.»
Quanto è difficile: io.
Ora: «io-sono» è questa emorragia...
.  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .
Ti prego, fammi un segno, lasciati
scorgere: tu tenera come onda,
rutila pescagione, rete, foce,
solco di mare, succo.
Perché posso giurarlo, posso
a fatica scavarlo, ma scavarlo
da me, questo che oggi non vuole
dirsi: con te, io ero.
.  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .
Energia divenivo,
statura anima attenzione
degna di misurarsi ai cieli.
Notti di resine, di corpi felici.
Cieli vigna abbondante, non munta, profumo.
Bevevo alla tua coppa, Urania.

Corpi sommi.Vi vedevo scorrere 
veloci oltre il campo del vedere.
Scorrevi mare, notte, fresca mirra.
Posso giurarlo: io ero.
Senza nulla disperdere, nulla
offuscare, nulla ferire. Senza
ρiύ, ma con solo quel cuore che basta.

Beveva il mare; suggeva ai tuoi seni. 

giovedì 14 marzo 2019

scritture 2


DI OBLIO

tutta gruma sta la cera
ben bagnata è la cima
fra le onde di curva prora
voci di nome memoria

l’andare via già dirada
da parole e carte senza stame e
da colline che stanno supine
su questa nera onda che va errando 

una quiete pesante discende
di oblio gli orizzonti dirama
verso un domani di passato
a vele strappate andiamo.

G. Nigretti da Derive quiete 2010/11

venerdì 22 febbraio 2019

verso casa

FELICE MATTINO di G. Ferraboschi
(La poesia è noiosa? E la vita?)
a Giuseppe

fare un pezzo di strada
al mattino, per breve tratto
per raccogliere i pensieri, per trovare le parole
uscire dai sogni oscuri, già dimenticati
(i rifiuti del giorno precedente già gettati
nei cassonetti) 
a fianco delle vecchie magnolie
sul marciapiede grigio quadrettato
poi presto ritornare
verso casa
comprare il giornale (il mattino
il manifesto) scambiare 
due parole sul tempo, salutare
i vicini
poi un caffè, al bar, da lucia
ascoltando le prime notizie 
i rifiuti del giorno prima, i progetti
(un breve sguardo sul rosa
dell’odiata gazzetta
dello sport)
infine risalire, scrivere
al terzo piano del palazzo
là dove sono nato.