martedì 18 agosto 2015

sempre

SEMPRE EGUALE

nell’eremo calare delle soglie
l’imago anima che ogni dì colma
l’opaco sguardo – sempre un boccale
mantiene in mano –: come di lacrime
sull’acque morte un dovunque di salme
muto sciama dall’inane pianale
colmo di orme vuote senza più porte

dove lì Dolle D. informe entra reale
sempre vitrea musa di parole vane.

G. Nigretti da Derive di carta 2015

domenica 16 agosto 2015

tardo pelago

LACERE ICONE

D’albe e di ieri nel tardo pelago
di carne lo sguardo e il fiato tuo
avrei colmato. Ora a voce vaga
dal pianale di carta emergono

e nei dedali di lacere icone
l’oscura lingua mi naufraga
verso quella voragine larga
questa carcassa viaggia

giorno pietoso l’affossa
nel profondissimo nulla 
amari specchi l’avvolgono
con mendicanti parole

scendo fra l’infrante memorie
di macerie indugiano stagioni
dove l’ultimo sole s’affoga 
ti velano in lacere icone.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

domenica 9 agosto 2015

nell'essere

da Lasciami, non trattenermi di M. Luzi

Non perderti, non allontanarti dal pensiero,
non uscire dal desiderio
tanto da non potervi ritornare
                      e non provarne
mutuamente tu ed io alcuna pena.
Fa’ che questo non si avveri.
Non lasciarmi immaginare
un tempo
in cui sia fatta aliena,
musa in ansia, fuggitiva
trattenuta appena.
                  Resta
nella adiacenza dell’umano
se non proprio del suo male
almeno del suo dolore,
                 ti prego,
forse non dovrei, ti porta
il tuo respiro
dov’è necessario,
lo voglia o non lo voglia, per te andare.
Va’, però non ti eclissare
nel nulla immemoriale,
sia nell’essere certo e incancellabile
che nell’essere tu eri, tu nell’essere sei stata.

domenica 2 agosto 2015

di vita

I FUOCHI INSEGUIVAMO


I fuochi inseguivamo
fra riflessi di blumare
la notte furente
guizzava di stelle
su gli antichi sedili
d’arabeschi s’apriva
d’occhi a bagliori gioiva.

I fuochi inseguivamo
tra vedute d’arido Prato
un sgrondare di braci
spegne la notte brunita
da un sudario di ceneri
sull’accecata piazza
cade un dolore di vita.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/10

mercoledì 29 luglio 2015

al balzo


LA NOTTE LAVA LA MENTE di M. Luzi

Poco dopo si è qui come sai bene,
file d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.

domenica 26 luglio 2015

vago cavo



DI ARDITI GIORNI 

gravido, è corsa gravosa parlare
quindi lemmi per squilli vi stilo
quando serpi spingono spilli
pendono pensieri privi di filo

su specchi deserti di occhi
e di voce, l’ombre vitree
di arditi giorni aleggiano

in oasi di piacere canino
dal vago cavo le varco e
verso scabbia pioggia e
arido d’amore declino

nostalgie di gerbido solco
penzolando zoppe rime
a infante seme sorrido

errando da nero migrante
nei vostri lacerati peluche
fugaci sostegni rammendo
dagli strappi rapidi passano

vuoti sciacalli riciclati
come vacche rumano fantasie nane e voi
di arditi giorni dimentiche
insieme sputate nere le ultime perle vere.


G. Nigretti da Derive eretiche 2009

giovedì 16 luglio 2015

nei guardi

LUGLIO AL CARMINE

di febbre calida avvolge
la sera della Madonna Nera
e le genti tutte giù al mare

in festa stanno – per quella
meraviglia che a faville 
gli occhi loro accende 

di gioia, di bagliori – fra le onde
sugli antichi sedili: quanti fuochi
nei guardi nostri abbiamo acceso

(forse pochi son stati nei suoi,
ed ora dove sono più non so)

Poi del silenzio torna il clamore
e quel che resta è solo rumore
e fumo

spinto lontano dal maestro vento
vado nell’aria via da quest’amara
allegria.

G. Nigretti da Derive di aria 2012

mercoledì 15 luglio 2015

senza fine


AMANTI di Mario Luzi

Che mi riserva rivederti, amore,
quale viaggio t’hanno dato i venti?
L’oscuro avvolge questi giorni chiari,
circola forse in questa luce densa
qui dove a macchie dondolanti o ferme
filtra oro ed il vino matura.
Spicco dal cielo questo frutto splendido,
chiudo gli occhi su quel che porta seco,
o lo stare sulle spine
o il dirsi addio a cuore gonfio,
questo tempo nel tempo senza fine.

sabato 4 luglio 2015

pesante discende





DI OBLIO

tutta gruma sta la cera
ben bagnata è la cima
a prora – fra le onde
voci di nome memoria

l’andare via già dirada
da chine nere di vita 
le colline non più supine
su quest’onda errante

una quiete pesante discende
di oblio gli orizzonti dirama
verso un domani di passato
a vele strappate andiamo.

G. Nigretti da Derive quiete 2010/11

mercoledì 1 luglio 2015

passanti


RITORNO DI DEOLA di Cesare Pavese

Torneremo per strada a fissare i passanti
e saremo passanti anche noi. Studieremo
come alzarci al mattino deponendo il disgusto
della notte e uscir fuori col passo di un tempo.
Piegheremo la testa al lavoro di un tempo.
Torneremo laggiù, contro il vetro, a fumare
intontiti. Ma gli occhi saranno gli stessi
e anche i gesti e anche il viso. Quel vano segreto
che c’indugia nel corpo e ci sperde lo sguardo
morirà lentamente nel ritmo del sangue
dove tutto scompare.
Usciremo un mattino,
non avremo più casa, usciremo per via;
il disgusto notturno ci avrà abbandonati;
tremeremo a star soli. Ma vorremo star soli.
Fisseremo i passanti col morto sorriso
di chi è stato battuto, ma non odia e non grida
perché sa che da tempo remoto la sorte
- tutto quanto è già stato o sarà - è dentro il sangue,
nel sussurro del sangue. Piegheremo la fronte
soli, in mezzo alla strada, in ascolto di un’eco
dentro il sangue. E quest’eco non vibrerà più.
Leveremo lo sguardo, fissando la strada.

venerdì 26 giugno 2015

minimi spiragli

PUÒ ESSERMI CELATO IL PIENO GIORNO di Mario Luzi

Può essermi celato il pieno giorno,
può negarmelo un sipario
di materia e d’ombra,
però flagra, matura,
                                     canta
pur nel silenzio degli uccelli
di là da quel diaframma.
Eccola s’infiamma la raggiera
dai minimi spiragli,
                              s’incendia di straforo
nel nero della stanza
il semicerchio d’oro, clandestina
corona alla vittoria del mattino.
                                         È estate.

giovedì 18 giugno 2015

da un-bel-po’



AL DECOLLO

quella notte ero un po’ morto
nel poliptòto controllo 

e la mano dall’ipàllage flagellata
nel fridZi2dEr d’amore giaceva

tutta caglia d’aferesi e deiezioni
già indicibili anacoluti per il decollare

a viva carne dagli ossimòri varchi 
la fioraia infilava le occasioni

ad ogni persona la macellaia pesava 
il pleonasmo attraversare

e la sarta già tagliava i vecchi
bagagli a mano e tutte le sincope passioni

non più diastole dissi che era presto
per essere sfogliato

negli specchi di carta senza le prefazioni
ma mi ero, da un-bel-po’, quasi traslato.

G. Nigretti da Derive d'orfeo 2013

mercoledì 17 giugno 2015

dì già d'anni


17 GIUGNO

Squassavano rondoni neri
le terrazze bianche in giro
giocando il vespro chiaro
sulla Chjazze du Pèsce

i pescivendoli a voci rotte
pescavano gli ultimi omini
smenando belle sode sardelle e
le ultime audaci seppie novelle.

In punta di piedi sorrisi di fiato
sul limpido vetro disegnandoli
aspettavo il sempre tuo buono
dall’ombra in piazza di ritorno

senza fine già atteso era da quelli
che vendevi con felini e pecorini.
Eri il Pane Antico – sulla bianca terrazza
delle serene notti di colorblu lontananza.

Poi in nero rondone muto mutò
e in giro agile su ali raggiate girava
e per viuzze e palazzi bolli e serti portavi
di nere cozze pescate con lama corta aperte

e crude mangiate in quell’ultimo nostro incontro
primo negli occhi tuoi buoni e a nera morte umidi
e in questo stretto addio padre filiale m’affacciavo
e liberi canarini canterini volavano – dalla terrazza

oggi a nero già asfaltata dietro opachi vetri spenti
m’addormo, fra le ombre vuote di vino o di mute
passanti sotto, e sotto crolli le terrazze son crollate
disfatte da sigillate inferriate di bluasfalto ghiacciate.


(e polvere calda sfuma
il lontano corpo gravido
e dipinge i suoi lisci occhi neri
e veri e mai indiani e padani
e oggi la rimpiango
dentro il fango già rappreso ieri
colle ultime perle vere
che in socchiusi palmi accolse)


E il rondone nero andò – e alto veleggia ancora
e l’inferriata salda iniziò di serti secchi a sfiorire

e venne Pandora con Caino e tutta gramigna seminò
e venne Brillina con sacchi e velli e donò un regalino
e venne Dolorina con stille e stalle e lanciò un sassino
e venne Nanina con tacchi e santi e volle il librettino
e venne Ilioina con lingue e pianti e un pelino lasciò

e giunse Giugno con secco rovescio
e incerato bluvecchio indietro porta
e indosso commosso il vuoto sommo
di quest’annoso dì già d’anni grumoso.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

giovedì 21 maggio 2015

l'odio è

Traducendo Brecht di Franco Fortini

Un grande temporale
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov'erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d'un poeta o mutarsi
in altra, non per noi più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l'odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza... >>

sabato 16 maggio 2015

primavera


SOTTO IL TETTO

di quel che sempre ci aspetta
non ci rendiamo conto mai
quando nel viavai, di noi fermi
sul monte di ablativi stava il cielo
ed il vento all’aria disse: “perdona
loro, perché non sanno quel che fanno
colle pie parole e senza carne vera

un vacuo di primavera crudo porta
un sorgivo eco d’amore su carta.

G. Nigretti da Derive di carta 2015