venerdì 27 febbraio 2015

verdor



DE FEBRERO

Ibéricas espinas negreras
cunden fatales al amargo
respirar, a palabras dolientes
desde el abismo ciego desciende

en atroces riscos, ya pliegos
de opaco tiempo cortantes,
un fuego bermejo reluce
al borde blanco de Febrero

como verdor su mirada
del etéreo vértigo, ahora de alas
en un frémito perdido aparece
entre las pálidas hojas del olivo

iguales a lamas de antiguas espadas
melancólicas memorias lo despojan
como una morgana esencia de amor
que también sin aliento, aún no muere.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009
Traduzione di L. Rado - G. Nigretti

DI FEBBRAIO
Iberiche spine negriere / piombano ferali l’amaro / respirare, a parole dolenti / dal profondo orbo discende // su malvagi scogli, già fogli / di opaco tempo taglienti, / un fuoco vermiglio splende / al bordo bianco di Febbraio // come l’acerbo suo sguardo / dall’etèrea vertigine, ora di ali / in un fremito smarrito appare / fra le pallide foglie d’ulivo // uguali a lame di antiche spade / melanconiche memorie lo spogliano / come una morgana essenza d’amore / che senza respiro ancora non muore

mercoledì 18 febbraio 2015

dentro il verso

ALTRA ARTE POETICA di Franco Fortini

Esiste, nella poesia, una possibilità
che, se una volta ha ferito
chi la scrive o la legge, non darà
più requie, come un motivo
semi modulato semi tradito
può tormentare una memoria. E io che scrivo
so ch'è un senso diverso
che può darsi all'identico
so che qui ferma dentro il verso resta
la parola che senti o leggi
e insieme vola via
dove tu non sei più, dove neppure
pensi di poter giungere, e cominciano
altre montagne, invece, pianure ansiose, fiumi
come hai visti viaggiando dagli aerei tremanti.
Città impetuose qui, sotto le immobili
parole scritte tue.

sabato 14 febbraio 2015

dal buio


ANDANDO

Quel che ci resta dell’andare nostro 
e del vociare assolato di confusioni
giocose, son solo le sgualcite carte 
della lesta stagione: oggi già icone
di condivisioni, apparse sbiadite
dall’iperico spazio virtuale
già sepolto di cosparse occasioni.

Ora senza stazioni è il chiuso viaggiare: nella eco
d’una vocale – che su questa distesa carta è il reale –.

G. Nigretti da Derive di carta 2015

martedì 10 febbraio 2015

muto buio


FEBBRAIO AL CARMINE

gelido discende su fuliggini e santi 
della muta navata nel divino buio 
dei passi tardi croccia secco 
lo scalpiccìo

nell’immenso vuoto d’ogni Dio
porto di pensieri e ceri creanza
di anni alla tua Donna 
nera sembianza che inganna
speranze a ogni vuota stanza

d’amore – angeli trepidano
sulla cera di luce combusta
che di quiete odora nuda
uguale alla pelle sua
già di fumo voluta.

G. Nigretti da Derive d'inverno 2011/2012

martedì 27 gennaio 2015

una voce



LA VOCE DELLE VOLTE di G. Ferraboschi

Una Voce che imbocca discende
a generare una Lingua Viva
e basta che il Fanciullo scriva
nell'ora mattutina del caffè.

Poi, quando sono le tre,
la scrittura riprende
e la Parola si espande
sotto le curve Volte
nell'eco delle carte disciolte.

giovedì 22 gennaio 2015

un'eco poco

NELL'ATTESA di E. Montale

E’ strano che tanto tempo sia passato
dall’annuncio del grande crac: seppure
quel tempo e quella notizia siano esistiti.
L’abbiamo letto nei libri: il fuoco non li risparmia
e anche di noi rimarrà un’eco poco attendibile.
Attendo qualche nuova di me che mi rassicuri.
Attendo che mi si dica ciò che nasconde il mio nome.
Attendo con la fiducia di non sapere
perché chi sa dimentica persino
di essere stato in vita.

domenica 4 gennaio 2015

nel vicolo


SUL TETTO

scaglia la pioggia un pigolar di voci
fallaci, di ombre già spoglie di sole 
e di parole: – che al di là del tempo
a echi fatuo – a vera parvenza stanno 
a governar del visibile mondo tutte le cose
sul tetto e da quel profluvio colando
a fiotti guardi e via mai non vanno

dalla casa o da piana caverna di carta.
Forse perché qui per terra c’è il parchè.

G. Nigretti da Derivedi carta 2015

mercoledì 24 dicembre 2014

natale metropolitano

DI UN NATALE METROPOLITANO  di E. Montale

Un vischio, fin dall'infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch'ora adombrano
i tuoi ricci bergére fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po' alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguirti
sui gradini automatici che ti slittano in giù….

lunedì 15 dicembre 2014

non tace

DI UMANO TEMPO

quel che permane e senza nome scende
su carte per derive già saliva
–  nera parola oggi lo scrive da sola – 
e quel che sul velo segna era già di voi 
voce, come quella che in sogno di casa
qui giace d’eretico amore arsa 
e di umano tempo andato non tace.

Uguale è questa primavera: eco di rose
in carne tracima fiamma di voce reale.

G. Nigretti da Derive nel vento 2014

sabato 13 dicembre 2014

non siamo

da Ossi di Seppia di Eugenio Montale


Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


***


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

venerdì 12 dicembre 2014

fru fru

















 VELOCE SBIADISCI

Dove sei tenero amore
di~letto?
ho letto l’odorate parole
sudate
tra tremiti hai sorpreso
i peri miei .

Ma come hai fatto senza pascoli
di leopardi?
fra i quadri e i cento colorati
piatti – di uno che
da un fru fru fra le fratte
versarti voleva sulle sponde di levante.

Sempre cara di quella siepe
Rimani
Dove dell’ultimo orizzonte
Escludi voce
Mirando d’infinito parole
In profondissimo dolore
Veloce scolori
Di là dell’erme tende
Fiorate
Fra strappi e rammendi
Comparando vai
Il silenzio coniugale
E la morta stagione nuziale
Annegata nel canale
Del quotidiano naufragare.

G. Nigretti da Derive amare 2004/05

lunedì 8 dicembre 2014

di luna


DI LUNA

Folata d’occhi sgrana
l’aria – senza segno o
parola sulla sera piana
s’invola

a lumera di luna
una nenia amara
canta lontana 

a fili d’argento cadente
stella si spoglia

fumida la notte s’abbuia
scabro di luna m’addoglia.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/2010

domenica 30 novembre 2014

nausiche


AUSPICI

I
Scompigliate Nausiche
scambieranno amore
per un foglio di strabiche parole?

II
Navigando le derive bifronti
in qual tempo muteranno
dei tramonti gli spigolosi orizzonti?

III
Sulla sponda d’alto azzurro
sguardo di chi scioglierà
l’incognita sirena in un sussurro?

IV
Chi tesserà i granelli persi
Nel frutto anfratto
dal fuoco fatuo disfatto?


Del bel grembo sinuoso
nella sera mattutina
come in sogno di germoglio
l’acerbo corimbo raccogli
nel vorticoso abbaglio.

G. Nigretti da Derive d'amore 2001/2004

domenica 9 novembre 2014

deserto

IL DESERTO di J. L. Borges

Prima di entrare nel deserto
i soldati bevvero a lungo l’acqua della cisterna.
Ierocle gettò per terra
l’acqua della sua brocca e disse:
Se dobbiamo entrare nel deserto,
io sono già nel deserto.
Se la sete deve bruciarmi,
che già mi bruci.

Questa è una parabola.
Prima di sprofondarmi nell’inferno
i littori del dio mi permisero di guardare una rosa.
Quella rosa ora è il mio tormento
nell’oscuro regno.
Un uomo fu abbandonato da una donna.
Stabilirono di fingere un ultimo incontro.
L’uomo disse:
Se devo entrare nella solitudine
sono già solo.
Se la sete deve bruciarmi,
che già mi bruci.

Questa è un’altra parabola.
Nessuno sulla terra
ha il coraggio di essere quell’uomo.