giovedì 13 giugno 2013

è



È

e cadde la fiacca rosa
su la strada ferita
e cadde la neve scialba
su la casa sfiorita
e cadde l’amaro sale
su la carne incisa
e cadde la notte molle
su la voce recisa
e seccò l’ulivo corroso
da la feroce paura
e seccò il seme gettato
ne l‘agonia dura
e seccò l’ovulo infilato
su la morte pazza
e seccò ogni cosa su questa
fredda terrazza.
Amen.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

domenica 9 giugno 2013

ve~dono



I RICORDI MI VEDONO di Tomas Tranströmer

Un mattino di giugno, troppo presto
per svegliarsi, troppo tardi
per riprendere sonno.

Devo uscire nel verde gremito
di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.
Non si vedono, si fondono totalmente
con lo sfondo, camaleonti perfetti.

Così vicini che li sento respirare
benché il canto degli uccelli
sia assordante.

da Poesia dal silenzio
Traduzione di Maria Cristina Lombardi

lunedì 3 giugno 2013

oppure

 Ti amo perché non ti odio più
 perché posso perdonarmi
 di non riuscire più ad odiarti  

domenica 2 giugno 2013

è domenica

Trani - il porto

UN PAESETTO DI MARE
 
C’è silenzio.
Un quasi silenzio intorno
sul precipizio del giorno
sembrano quasi tutti morti
se non passasse un motorino
una calma quasi domenicale…

è domenica! – il giorno del rito
e del buon appetito – ed è quasi
quieto il mare, e di fiori già sono
colme le casette quasi tutte bianche
coi cognomi nomi e le numerazioni
bene in vista sul davanti, e le icone

di memoria con le bronzee fioriere.
Un paesetto di mare tutto marmi e
silenzio.
Qui vengo per stare ancora con voi
– ed è di già – per un attimo intero
domenica in questa via del cimitero.

G. Nigretti da Derive d'aria 2012

sabato 1 giugno 2013

o~dio


Un giorno io… di Alda Merini

Un giorno io ho perso una parola
sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta
Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci
Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c’è risposta.
Io le mie poesie le ho buttate
non avevo fogli su cui scriverle.
Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio
qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato.
Pensavo che per loro non c’erano semafori, castelli e strade.
Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini.
Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare
un santo che non aveva le catene, non era un malfattore,
l’unica cosa che avevo avuto in questi anni.
L’avrei seguito
finché un giorno non sapevo più innamorarmi.
È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella.
Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza.
Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi.
Sono morta nell’indolenza.


Ti odio perché non ti amo più di Patrizia Cavalli

Ti odio perché non ti amo più,
perché non posso perdonarti
di non riuscire più ad amarti.

martedì 28 maggio 2013

di matteo nigretti


ESTRANGED dei Guns N' Roses dall'album Use Your Illusion II

Quando parli da solo
E non c'è nessuno in casa
Puoi fingere con te stesso
Di essere venuto al mondo solo

Così nessuno ti ha mai detto piccola
Come sarebbe stato
Così cosa ti succederà piccola
Mi sa che dovremo aspettare e vedremo

Vecchio nel cuore, ma ho solo 28 anni
E sono troppo giovane
Per lasciare che l'amore mi spezzi il cuore
Giovane nel cuore, ma si sta facendo troppo tardi
Per ritrovarci così distanti

Non so come tu ti possa aspettare
Di trovarmi ultimamente
E che altro potresti chiedere da me
Come hai potuto dire che non ho mai avuto bisogno di te
Quando hai preso tutto
Dico hai preso tutto da me

Giovane nel cuore e diventa così difficile aspettare
Quando nessuno che conosco sembra potermi aiutare ora
Vecchio nel cuore, ma non devo esitare
Se devo trovare la mia via d'uscita

Sto ancora parlando da solo
E non c'è nessuno in casa

Così nessuno ci ha mai detto piccola
Come sarebbe stato
Così cosa ci succederà piccola
Mi sa che dovremo aspettare e vedremo

Quando troverò tutte le ragioni
Forse troverò un altra via
Troverò un altro giorno
Con tutte le stagioni mutevoli della mia vita
Magari la farò giusta, la prossima volta
Ed ora che sei stata spezzata
Hai la testa fuori dalle nuvole
Sei tornata giù sulla terra
E non parli così forte
E non cammini così orgogliosa
Non più, e per cosa

Be' sono saltato dentro al fiume
Troppe volte per arrivare fino a casa
Sono qua fuori per conto mio, e vado alla deriva tutto solo
Se non si nota dategli tempo
Per leggere tra le righe
Perché vedo che la tempesta si sta avvicinando
E le onde sono così alte
Sembra che tutto quello che abbiamo mai conosciuto sia qui
Perché deve andare alla deriva e morire?

Non troverò mai qualcuno per sostituirti
Temo che dovrò farcela questa volta... Oh questa volta
Senza di te

Sapevo che la tempesta si stava avvicinando
E tutti i miei amici dicevano che ero su di giri
Ma tutto quello che abbiamo mai conosciuto è qui
Non ho mai voluto che morisse.

domenica 26 maggio 2013

ancora ieri


DI UN NULLA

 Al di là di tutto cosa dirti
che non ti abbia già detto.

A parole parlate mi ammuto
alle rotte perdute ti annodi

nel sogno da bagno diurno
snodi di silenzio affanni

e tarli sulla trama corrosa
svuotano memorie nell’attesa
di un nulla lente si affogano

come le parole lanciate
nei giorni refluiti da le righe
d’infiniti ritorni a capo
t’illudi di vivere ancora ieri.

G. Nigretti da Derive Amare 2004/05
 


giovedì 23 maggio 2013

deserta colma

"La poesia è una continua sala d'attesa deserta colma di chi non è più voce"
G. Nigretti

domenica 19 maggio 2013

ciò che resta



L’UOMO di F. Hölderlin

Chi vive a sé e si mostra quanto resta,
è come dividesse il giorno in giorni.
È un piegarsi squisito a ‹‹ciò che resta››,
diviso da natura, senza invidie.

È come solo, in altro, vasto vivere,
con verdi primavere e lenti estati amiche,
finché cala veloce l’annata nell’autunno
e ci avvolgono sempre nubi e nubi.

Il 28 luglio                     Con umiltà
     1842                                  Scardanelli

giovedì 16 maggio 2013

le passioni

L'affresco simultaneo che raffigura questo primo volume della serie de "L'Indice delle Esistenze" ci presenta l'essere, e l'esistenza, nelle sue mutevoli forme. Una Collana lunga un anno, distribuita per capitoli, o argomenti mensili. Il primo paragrafo riguarda le passioni. All'interno dell'opera la poesia "Notte fiorente" di Giuseppe Nigretti.

NOTTE FIORENTE


Ne l’oro di un raggio discende
viola d’avorio la chioma solare
a l’aria dei pallidi vetri sorride
d’estiva gioia accende la riviera
e l’orizzonte tramonta e si esilia

furente su maree l’egeo c’involò
da l’indaco sale a l’invernale giglio
con nostra gemma a vertigine andammo
sul nicchio d’amore in pioggia d’incanto

vermiglio zefiro in carne fluiva
di miele l’Arno ci rimirava
di fragori ne le ore d’astri
ci lambiva – la notte fiorente
col fioco di luna a faville fuggiva.

G. Nigretti da Derive di notte 2009/10

domenica 12 maggio 2013

compagno di sbronze

da Charles Bukowski

è poca la gente con cui possa trovarmi in una stanza per più di cinque minuti senza sentirmi stomacato


SPLASH

L'illusione è che tu semplicemente
Stia leggendo questa poesia.
La realtà è che questa è
più di una poesia.
Questo è il coltello
Di un accattone.
È un tulipano
È un soldato che marcia
Attraverso Madrid.
Questo sei tu
Sul tuo letto di morte.
Questo è Li Po che ride
Questo è il circo
del diavolo.
E non la stai leggendo
Su una pagina
Sottoterra.
No, non è una dannata
Poesia.
È un cavallo
che dorme.
Una farfalla dentro
Il tuo cervello.
È la pagina che legge
Te.
La senti?
È come un cobra.
È un aquila affamata
che sorvola la stanza.
Questa non è una poesia
La poesia è barbosa,
ti fa venire sonno.
Queste parole ti incitano
a una nuova
follia.
Ti ha toccato la grazia,
sei stato spinto
dentro un abbacinante
regione di luce.
Adesso l'elefante
Sogna insieme
a te.
La volta dello spazio
curva e ride.
Adesso puoi morire
Tu puoi morire adesso come
Si doveva morire da uomini:
grande,
vittorioso,
con l'orecchio della musica,
essendo tu la musica,
che romba,
romba,
romba

sabato 11 maggio 2013

oscura calma


LE LUCCIOLE

Quando spenta si è ogni luce
Quando l’ultimo sguardo volge
Là di fronte sempre solo scorge
Dell’urbano voi sole già stupore
Incolore su questa oscura calma

Quando lenta la notte ci porta
Verso quella sola terra nostra
Di sogni d’orfeo e molle orrore
Come le altissime mute sorelle
Ci guardate?

E dal velo uguale tutte quante
Forse guardate questa spoglia
Stagione – nuda di quiete
E colma di sola quiete.

E quando non più?
Forse nel nulla ci sarà pace
Quella quieta senza luce
E lucciole di luce.

G. Nigretti da Derive urbane 2013

mercoledì 8 maggio 2013

il pianto dei poeti


LEI HA INIZIATO A SCRIVERE GIOVANISSIMA, È STATA INCORAGGIATA IN QUESTO DALLA SUA FAMIGLIA?
«Quando Giacinto Spagnoletti lesse le mie poesie e mi segnalò ufficialmente, ero così orgogliosa che portai subito la critica a mio padre. Lui, dopo averla letta, me la strappò in faccia, dicendo: “Di poesia non si vive, ricordatelo!” Ma oggi non gli porto più rancore».

IN CHE MOMENTO DELLA SUA VITA HA DECISO CHE AVREBBE VOLUTO SCRIVERE?
«Da sempre. Adesso so solo che saper scrivere è come essere condannati a vivere».

CHE SENSO HA, FARE DELLA POESIA OGGI?
«Anche se questa società tenta a tutti i costi di convincere che per essere felici bisogna avere un pavimento lucidato a specchio e una bella macchina, la poesia è fondamentale. L’uomo ne ha bisogno, e dovrebbe avere l’umiltà di ammetterlo. La poesia può aiutare le persone a provare di nuovo emozioni e reazioni umane, a sopportare cose indicibili, la fame, la malattia, il senso di vuoto dentro che appare incolmabile. Chi riesce ad amare la poesia, riesce a vivere e ad avere cuore. L’uomo deve tradursi in musica, e deve saper perdonare quello che non è».

(da l'articolo di Alma Daddario, pubblicato su Orizzonti n.17)

Veleggio come un'ombra di Alda Merini

Veleggio come un'ombra
nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chissà chi.     
Io penso che l'inferno
sia illuminato di queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perché la loro forse
non s'addormenta mai.

Pianto dei poeti di Alda Merini

Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza
o gemma che trapassi il suono
col tuo respiro l'ombra che sta ferma
di fronte ad un porto di paura
quel trascendere il mito
come se fosse forzatamente azzurro
o chi senza abbandono
che non sanno che il pianto dei poeti
è solo canto.
Canto rubato al vecchio del portone
rubato al remo del rematore
alla ruota dell'ultimo carro
o pianto di ginestra
dove fioriva l'amatore immoto.

domenica 5 maggio 2013

fine e


INIZIO di Hoda Ablan

Tu sei li, costruisci casa
e io sono qui, distruggo
un ricordo:
la nostra casa, aperta
a tutti
e la mia memoria che era aperta al tuo viso.

da Non ho peccato abbastanza - Antologia delle poetesse arabe contemporanee - Traduzione di Valentina Colombo
Yemen's deputy culture minister, Hoda Ablan, has published six volumes of poetry and heads the Yemeni Writers Union. [Faisal Darem/Al-Shorfa]

mercoledì 1 maggio 2013

uno di maggio

frammenti da "Lavorare stanca" di Cesare Pavese

« Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perdura una calma stupita
fatta anch'essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.»

« L'ho creata dal fondo di tutte le cose
che mi sono più care, e non riesco a comprenderla.»

« I lavori cominciano all'alba. Ma noi cominciamo
un po' prima dell'alba a incontrare noi stessi
nella gente che va per la strada...
La città ci permette di alzare la testa
a pensarci, e sa bene che poi la chiniamo»

« ... fa freddo, nell'alba,
e la stretta di un corpo sarebbe la vita.»