domenica 28 aprile 2013

vedersi vedersi



IL MOMENTO SUPREMO DELL’AMORE di Gunnar Ekelöf

Il momento supremo dell’amore
L’ora della verità
È quanto più lontano
Da tutti gli orpelli dell’amore
Lontano dal primo incontro
Lontano dal sesso
Lontano dalle carezze rassicuranti
Al capezzale del malato
La mano che accarezza un’altra mano lentamente
O accarezza una guancia
Il momento supremo, l’ora della verità
Il momento supremo
È quando l’occhio deflagra e si fonde
Con l’occhio che guarda
E l’occhio che guarda riceve il suo sguardo.

venerdì 26 aprile 2013

per Pinni


I LIMONI di E. Montale

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.

domenica 21 aprile 2013

la nuit

SENZA DOLORE


una voce ne l’alba gruma
di sguardi spianava approdi
e ti attese

nei lividi giorni di bruma
levigando rughe al cuore
come labbra si avvolse
nello scemare del sole
leggera d’aria sfiorava

la notte senza dolore d’amore
nel soffio dell’ombra riaffiori.

G. Nigretti da Derive d'amore 2001/04

sabato 20 aprile 2013

un angelo di vetro


 

HO CHIUSO LA MIA PORTA AL MONDO di Emilio Prados

 

Ho chiuso la mia porta al mondo;
ho lasciato fuggire la mia carne nel sogno…
Mi sono chiuso dentro, magico, invisibile,
e nudo come un cieco.

Pieno fino al bordo stesso degli occhi,
mi illumino da dentro.

Tremulo, trasparente,
sono rimasto sopra il vento,
come un limpido vaso
di acqua pura,
come un angelo di vetro
in uno specchio.

giovedì 18 aprile 2013

di nulla



IL SÀNDALO di Alfonso Gatto

L'incannucciata di parole chiare
azzurre donne verdi quali il mare
a stecche dissolveva sopra il muro
in un velario d'aria come un puro
soffio la vita, il sàndalo al beccheggio
dell'acqua e già sul piede dell'addio
ad involarti. Ero felice anch'io
di nulla, mi giocavo il tuo contento.

Così per l'uscio aperto entrava il vento,
brezza di paglie ove stormiva il mare
un sonno verde di parole chiare.

da Poesie d'amore, Mondadori, 1973

domenica 31 marzo 2013

parigi



PARÌ

Padana memoria
e bagaglio a mano
di maceria lontana
porta il viandante di latta
in parole tuttora di carta

d’ali infermo mi stendo
nell’andare molle del fiume
sotto la Torre di ferri e
sguardi e fiori verdi… curvi
di ghisa che non respirammo

nel cunicolo grembo
di bitumi e fragori
strabico vago
fra parvenze morbide
d’antico sguardo colme

e in questo stormire fermo
d’ombra innocua di derma
uguale a statua pallida
senza pena di carne e lama
m’avvolgo di Parì e dormo.


G. Nigretti da Derive urbane 2012/13

domenica 24 marzo 2013

ciottolo riluce di lontano


da L’ablazione di Paolo Dodini

Tu muori nel tuo simbolo, ti spezzi

nella bocca e cadi nella lingua deserta, il tuo

ciottolo riluce di lontano – a volte

in queste notti della specie, l’antico

osso sillabico risplende improvviso

sull’orizzonte basso, tra la fumea dei roghi:

l’anca della voce, il segno che tu ritorni, o disconosciuta,

e sei fra noi come un pane dato, sprecato nelle tetre fami – verrà

la peste che ti ha maculata, la febbre che arse

la fronte spianata del vocabolo, se ne andrà

la lebbra nell’acqua della fonte, il fango dagli orci,

la melma nel riso, il buio dalla fronte.

giovedì 21 marzo 2013

giorno di primavera e poesia

PRIMAVERA


ancora ritorni intorno
pallida ai timidi colli
l’aria respiri, azzurra
sirena di tiepida trina

da l’amena rima sconfini
un sopito odore di pace
un volto di tenue ambra

di voce dolce non hanno parole
in quel che nasce o muore
sotto gli esili spini in fiore

un brillio d’amore si scioglie
di memorie si apre un torpore
ne gl’indugi di queste nude ore
dietro cancelli si chiude il cuore.

G. Nigretti da Derive d'inverno

martedì 19 marzo 2013

senza fiato



PIOMBO PESANTE

Spruzzo d’inchiostro la tua voce
sulla pagina bianca senza respiro
avanzo, in un fiato

di vita un frammento sfugge
a piombo pesante affonda
nei calici il tempo versato
al vento delle stanze vane

fogli stanchi oscilliamo
logorate parole stridono
fra solitudini e sirene
un faro muto si acceca

e continuo remando
su questo mare bianco
d’inutili ormeggi
in un gorgo senza fiato.

G. Nigretti da Derive amare

venerdì 15 marzo 2013

parigi

Prima che bruci Parigi  di Nazim Hikmet

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.

In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo

in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
- verso il Belgio o verso l’Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.

martedì 12 marzo 2013

parigi

G. Nigretti - Musée d'Orsay
Les fenêtres di Rainer Maria Rilke

C'est pour t'avoir vue
penchée à la fenêtre ultime,
que j'ai compris, que j'ai bu
tout mon abîme.

En me montrant tes bras
tendus ver la nuit,
tu as fait que, depuis,
ce qui en moi te quitta,
me quitte, me fuit ...

Ton geste, fut-il la preuve
d'un adieu si grand,
qu'il me changea en vent,
qu'il me versa dans le fleuve?



Le finestre "È per averti vista / sporta all'ultima finestra / che ho capito, che ho sorbito / tutto il mio abisso. // Mostrandomi le braccia / tese verso la notte / hai fatto sì che poi / ciò che in me ti lasciò / mi lasci, mi sfugga ... // Fu il tuo gesto la prova / d'un addio sì grande / che mi mutò in vento / che mi versò nel fiume?