martedì 16 ottobre 2012

che se ne fa il mondo di

UN AMORE FELICE di Wislawa Szymborska

Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perchè proprio su questi e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i princìpi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano -
comprensibile all'apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che si inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finerebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai  e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

lunedì 1 ottobre 2012

s'impolverano i gesti

G. Nigretti "Azioni converse"

Abbiamo tutta una vita di Giorgio Manganelli

Abbiamo tutta una vita
da non vivere insieme.
Sugli scaffali di Dio
s'impolverano i gesti possibili:
le mosche cherubiche insozzano
le nostre carezze;
stanno appollaiati come gufi
i sentimenti impagliati.
"Merce inesitata" - griderà l'angelo d'ottone -
dieci casse di vite, di possibili.
E avremo anche una morte da morire:
una morte casuale, innecessaria,
distratta, senza te.

domenica 30 settembre 2012

la luna del poeta

LUNA ESTIVA PIENA

La Lunapiena disse al Poeta:
“La mia voce è di sole nell’oscuro del mondo
la tua è un lacero sudario per morte parole
un brontolio di sillabe spente, nel buio…
e per avere luce devi pagare la bolletta.”

Il Poeta disse alla Lunapiena:
“Nel silenzio di ogni novilunio porto la voce
di chi è già caduto cercandoti, l’urlo muto
le orme di questo nostro oscuro andare…
e con te e le parole pago mezza bolletta.”

G. Nigretti da Derive d'aria

domenica 26 agosto 2012

un attimo intero

Trani - il porto

UN PAESETTO DI MARE


C’è silenzio.
Un quasi silenzio intorno
sul precipizio del giorno
– sembrano quasi tutti morti
se non passasse un motorino:
una calma quasi domenicale –

è domenica! – il giorno del rito
e del buon appetito – ed è quasi
quieto il mare. I fiori sempre verdi
e le casette sono quasi tutte bianche
coi cognomi nomi e le numerazioni
bene in vista sul davanti. E le statue

di memoria con le bronzee fioriere.
Un paesetto di mare tutto marmi e
silenzio.
Qui ancora vengo per stare con voi
– ed è di già – per un attimo intero
domenica in questa via del cimitero.

G. Nigretti da Derive d'aria

martedì 21 agosto 2012

dell'esilio

Trani - il porto

frammenti da CITTA DELLA PIANURA - Giovanni Giudici

Qui sono giunto da un luogo dell'esilio,
perché un esilio sempre e in ogni luogo
è la vita dell'uomo e la sua attesa.

...
Aspetto te, serena voce
di chi m'incontrerà la prima volta,
voce di chi non mi conosce e spera
ravvisarmi fraterno, amico, fragile
arbusto di salvezza lungo il margine
costante di un abisso:

un giorno, un solo
giorno di tregua al mio respiro
...
E non so se questa sia l'estranea
città d'una licenza provvisoria
o dei giorni franati o dell'attesa
di rinascere.

sabato 18 agosto 2012

più del vero

MONOTONIA


Risuona una musica – su la riva
noiosa – si discioglie ne l’aria
di afa, disfatta su l’onda ritorna
di ombre monotona memoria

ancora di fuliggini e fracassi
ricadono i fuochi – artificiali
nei riflessi si ripetono
più del vero annoiano.

G. Nigretti da Derive d'aria

mercoledì 15 agosto 2012

la notte

Gravina di Puglia

A FONDO NOTTE


Tonfo
nel latteo mattino
cadde
un bianco gattino
nella cerea melma
si affannò
nella campagna nera lavagna
mille gialli lampioni – stelle
a puntoni la notte ci disegna
nelle pupille, fuochi lontani
guizzano icone nell’aria
nei nostri occhi gazzelle
di fuoco – si accende Giraldilla
a confine d’orizzonti sfavilla
nei tramonti passati si aggira
nel vento a scintille ardenti
risplende – fino a fondo notte
si affannò
nella cerea melma
un bianco gattino
cadde
nel latteo mattino
tonfo.

G. Nigretti da Derive eretiche

lunedì 6 agosto 2012

le mie radici

LE DURE RADICI


E sbatto polipi –
su gli scogli delle mie radici
schiume – come le nostre vite
pallide scivolano di fianco

su la proda pietrosa, incerte
dalle onde emergono madri.
Hanno molli i ventri tatuati.

(e urlano – dimentiche figlie
 i loro figli per piccole birbe
fra le ali dei vecchi gabbiani)

Fra le mie mani ammirano
le molli pance sbattute, e
le essenze candide cadute.

Granchi scuri di scogliera, timidi
saggiano la chiara linfa che spargo
in fessure – di questa vana moglie

chiusa – nel passato sugo d’agro
le notti condisce di vuoto e tagli
in vene piene – di bianchi abbagli

le mie giornate cucino e salo
nei vapori gli sfumati sogni
e le speranze pescate ieri
nessun ventre oggi accoglie.

G. Nigretti da Derive amare

giovedì 2 agosto 2012

inutile linguaggio

RICORDARSI DI ALLORA di Carlos Pujol

Ricordarsi di allora,
delle ferite che si conoscono a memoria,
aperte come labbra
che tacciono perché il tempo si vergogna
del suo inutile linguaggio.
Ma questa è la domanda:
con quale antico dolore dobbiamo pagare
il poco che sappiamo?

mercoledì 1 agosto 2012

in cucina assieme



STIAMOCENE UN PO’ IN CUCINA ASSIEME  di Osip Mandel’štam

Stiamocene un po' in cucina assieme;
l'aria è dolce di bianco cherosene;

un coltello tagliente e una pagnotta...
Se vuoi, prepara ben bene il fornello;

altrimenti raduna e intreccia corde:
prima dell'alba fa’ una grande sporta;

fuggiamo alla stazione, ad un binario
ove nessuno ci possa trovare.

(da Ottanta poesie - Traduzione di Nicola Crocetti)

venerdì 27 luglio 2012

La meraviglia delle nuvole

"La meraviglia sta nello scrivere, non nello scrivere la meraviglia"
Il porto di Trani

LE NUVOLE


Come sono fasulle le nuvole
– se il sole non ti abbaglia –
sembrano perfino abbaiare
a l’aria, d’una luna lontana

altre un guscio di madreperla
silenzioso, su l’onda del cielo
fanno pure una bianca spuma
di sposa, e s’involano lontano.

Leggere le mie nuvole fingono
di essere tutto – anche amore
ma poi a piombo ti cadono
addosso – e sono uragano.

G. Nigretti da Derive d'aria

lunedì 23 luglio 2012

La Chjazze du Pèsce - Trani





17 GIUGNO


Neri rondoni squassavano
le bianche terrazze in giro
giocando, il chiaro vespro
su l’odorosa Chjazze du Pèsce

i pescivendoli a voci rotte
pescavano, gli ultimi omini
smenando belle sode sardelle
e le ultime audaci seppie novelle.

In punta di piedi sorrisi, di fiato
sul limpido vetro disegnandoli
aspettavo, il tuo sempre buono
da le ombre in piazza di ritorno

sempre atteso, da quelli che avevi
oggi venduto per felini e pecorini.
...

G. Nigretti, frammento di 17 GIUGNO da Derive eretiche

giovedì 19 luglio 2012

della meraviglia

Il fine del saggio-poeta non e' la meraviglia-thauma
"la parola greca non indica solo lo stupore davanti a eventi insoliti,
ma anche lo smarrimento angosciato"
La filosofia nasce dalla meraviglia. La parola greca, che traduciamo con meraviglia, è thauma. Ma thauma starebbe a significare anzitutto l´orrore provato dinanzi a uno spettacolo angosciante. Platone dice che "la meraviglia è figlia di Iride e del Gigante Thaumante". Con thaumante abbiamo di nuovo una parola costruita su thauma. La filosofia proviene dalla paura, o, meglio, dal timore per il mondo, dal timore per il divenire del mondo, quindi dalla terrifica scoperta che ogni cosa nasce e muore, "diviene" quindi. Ma il "trauma" sarebbe all'origine, ovvero il movente profondo, anche della mitologia, della religione, della scienza stessa: modi diversi di porsi, di cercare di rispondere al turbamento provocato appunto dalla "meraviglia".

Taumaturgo. Si dice di persona (santa) che opera cose meravigliose. Viene dal greco thauma, cosa meravigliosa (affine ai verbi theàomai, vedere = cosa da vedere, e thàomai, contemplare, ammirare...) unito al sostantivo èrgon (verbo ergàzomai), lavoro, opera. Dalla medesima radice da cui viene thauma, anche lo thaumatòn, ciò che desta stupore e, per Socrate, apre alla conoscenza.

Nella parola greca "thauma" Aristotele vide la meraviglia che l´uomo ha per il mondo e che lo spingerebbe a conoscerlo, altri vedono un suo significato più originario e profondo: lo stupore attonito di fronte a ciò che è strano, imprevedibile, mostruoso. Paura esistenziale che, inevitabilmente, ci spinge al dominio,
ovvero a voler imporre un ordine nostro alle cose grandi o piccole di questo mondo e ai pensieri stessi, come rimedio.

mercoledì 18 luglio 2012

per gli antichi sedili



l'inno "Salve o Trani!" è inciso su una tavola marmorea collocata nella Villa comunale
 Salve o Trani!

Quella tua lingua di terra entro il
mare con un monastero alla punta
è come una vedetta sull’avvenire la
torre del tuo duomo si slancia nel
cielo azzurro come un ideale i due
moli del tuo porto s’incurvano come
braccia che stringono una civiltà
Il tuo orto pubblico manda un
saluto floreale all’oriente.


Il tuo popolo pulsa la terra che
non è arida se si veste di pampini i
tuoi uomini sono forti perché sono
tolleranti le tue donne ricordano
il profilo pelagico smentiscono la
leggenda della nostra inferiorità di
razza.


Salve o Trani!
Nel 1799 generasti i martiri che sui
patiboli consacrarono la libertà
dopo il 1848 empisti di galantuomini
le galere nel 1860 salvasti la
libertà irrompente da Quarto a
Marsala salve per le tue memorie
romane per le tue tavole marittime
per gli antichi sedili per la giovinezza
onde ti rimoderni nella
civiltà salve per l’avvenire
salve mater se la tua antichità
traduci in una giovinezza perfetta.


Giovanni Bovio

GIOVANNI BOVIO: giurista, filosofo e parlamentare
Il filosofo, politico, letterato Giovanni Bovio, onorato in quasi tutte le città del meridione con l'intitolazione di vie importanti o di piazze, nacque a Trani il 6 Febbraio 1837. Trascorse la sua fanciullezza e la sua giovinezza a Trani, tra le ristrettezze economiche familiari e l'insaziabile sete di sapere che lo spingeva a leggere e, grazie ad una memoria prodigiosa, ad assimilare tutti i libri che poteva, attinenti al mondo classico, umanistico e filosofico. Viveva dando lezioni private di diritto, di letteratura e di filosofia, ma, all'età di ventitrè anni, dopo la pubblicazione del "Verbo novello, sistema di filosofia universale", dovette trasferirsi a Napoli, dove ebbe come suo primo amico il venerando giurista Luigi Zuppetta.
Sotto il Ministero Minghetti, nel 1872, superando grandi ostilità e lotte acerbe, ottenne il pareggiamento della cattedra di Storia del Diritto all'Università di Napoli e nel 1875 conseguì la libera docenza nella filosofia del diritto. E' di questo periodo una sua lettera nella quale, accennando agli esami che dovette "subire" per poter continuare ad insegnare, ricorda che "se fosse stato giudice, non avrebbe approvato molti dei suoi esaminatori".
Le sue lezioni all'Università, armonico compendio di erudizione e di eloquenza, esercitavano un autentico fascino sui giovani che accorrevano in massa, anche se appartenenti ad altre facoltà universitarie, per festeggiare ed acclamare il professore dalla vita socratica. Fu di carattere adamantino, di una rettitudine intemerata che incuteva rispetto anche nei suoi avversari ideologici più accaniti e, coerente sempre con le sue idee, visse la sua vita con calore di apostolo e di nobiltà di azione.
Va sottolineato anche che forni', dalle sue opere drammatiche, soggetti per musica, e a questo proposito vanno ricordati i suoi lavori: Cristo alla festa di Purim musicato da G.Giannetti (Rio de Janero, Teatro Lirico, 16 Dic. 1905) riproposto al Vittorio Emanuele di Torino (3 dicembre 1905) e al Real Madrid (26 febbraio 19911). Scrisse ancora per il teatro Giordano Bruno, azione drammatica (1869) e le Scene Attiche de Il Socrate (Roma, 1902). Il Socrate fu dato al Teatro Comunale la sera del 12 Gennaio 1902, in serata di gala, alla presenza dell'autore in visita ufficiale a Trani. 
Il giorno prima, ne aveva diretto personalmente le prove, complimentandosi con gli interpreti. La domenica sera poi assistette dal palco reale, in compagnia del sindaco Carlo Neacha e di Ferdinando Lambert, tra le ovazioni calorose della platea. A fine rappresentazione gli fu offerto un pranzo di onore, in cui erano in 195 a sedere a tavola, fra un succedersi di brindisi a cui Bovio rispose con il suo magistrale Saluto a Trani. Dopo aver fatto trepidare l'Italia per un lungo periodo, a causa delle sue condizioni di salute, Giovanni Bovio muore a Napoli il 15 Aprile 1903.