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venerdì 4 dicembre 2020

del mio sangue

I MIEI VERSI di Kostas G. Kariotakis 


Sono miei figli, i Versi, del mio sangue.

Parlano, ma do loro le parole

come fossero pezzi del mio cuore

o lacrime sgorgate dai miei occhi.


Con un sorriso amaro vanno in giro,

perché insisto a dipingere la vita.

Li rivesto di sole e giorno e sole,

che cingeranno quando annotterò.


Signoreggiano in cielo e sulla terra.

Ma si chiedono cosa ancora manchi

per vincere stanchezza e noia, figli

che per madre conobbero la Pena.


Invano spargo il riso del motivo

più tenero, o del flauto la passione:

sono per loro un re inesperto, che

ha perduto l’affetto del suo popolo.


E languono, si spengono, e giammai

non smettono di piangere pian piano.

Mentre passi, o Mortale, guarda altrove:

o Lete, qua la nave tua, che sàlpino.

sabato 26 settembre 2020

nel tempo

ALLA DERIVA di V. Cardarelli


La vita io l’ho castigata vivendola.

Fin dove il cuore mi resse

arditamente mi spinsi.

Ora la mia giornata non è più

che uno sterile avvicendarsi

di rovinose abitudini

e vorrei evadere dal nero cerchio.

Quando all’alba mi riduco,

un estro mi piglia, una smania

di non dormire.

E sogno partenze assurde,

liberazioni impossibili.

Oimè. Tutto il mio chiuso

e cocente rimorso

altro sfogo non ha

fuor che il sonno, se viene.

Invano, invano lotto

per possedere i giorni

che mi travolgono rumorosi.

Io annego nel tempo.

venerdì 11 settembre 2020

balenando in burrasca



GABBIANI di Vincenzo Cardarelli


Non so dove i gabbiani abbiano il nido,

ove trovino pace.

Io son come loro

in perpetuo volo.


La vita la sfioro

com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.


E come forse anch'essi amo la quiete,

la gran quiete marina,

ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca.

venerdì 19 giugno 2020

ad altre rive


DOVE LA LUCE di Giuseppe Ungaretti

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.

Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.

L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo.

venerdì 24 gennaio 2020

senza memoria

DAL TALAMO MARE

ora che fra le onde non più ti porgo
nel golfo vano il gran dono di miele
quello che ti spargo è questo suono
dal ramingo talamo del mare e
senza memoria di piaga in mano – 
sempre si slarga sul gramo ondare:
come il gorgo largo che non scorgo

dallo scoglio dalle scorie scosso
dove a sera naufragando albergo.

G. Nigretti da Fra le scorie, 2016


sabato 2 novembre 2019

oltre lo sguardo


I MORTI di E. Montale

Il mare che si frange sull'opposta     
riva vi leva un nembo che spumeggia
finché la piana lo riassorbe. Quivi
gettammo un dì su la ferrigna costa,
ansante più del pelago la nostra
speranza! - e il gorgo sterile verdeggia
come ai dì che ci videro fra i vivi.

Or che aquilone spiana il groppo torbido
delle salse correnti e le rivolge
d'onde trassero, attorno alcuno appende
ai rami cedui reti dilunganti
sul viale che discende
oltre lo sguardo;
reti stinte che asciuga il tocco tardo
e freddo della luce; e sopra queste
denso il cristallo dell'azzurro palpebra
e precipita a un arco d'orizzonte
flagellato.
                Più d'alga che trascini
il ribollio che a noi si scopre, muove
tale sosta la nostra vita: turbina
quanto in noi rassegnato a' suoi confini
risté un giorno; tra i fili che congiungono
un ramo all'altro si dibatte il cuore
come la gallinella
di mare che s'insacca tra le maglie;
e immobili e vaganti ci ritiene
una fissità gelida.
                          Così
forse anche ai morti è tolto ogni riposo
nelle zolle: una forza indi li tragge
spietata più del vivere, ed attorno,
larve rimorse dai ricordi umani,
li volge fino a queste spiagge, fiati
senza materia o voce
traditi dalla tenebra; ed i mozzi
loro voli ci sfiorano pur ora
da noi divisi appena e nel crivello
del mare si sommergono...

giovedì 17 ottobre 2019

menadi danzanti


A BUIO VOLO

da questa memoria di aria
sempre con occhi riappare 
e lenta in afra nebbia scende 
e in muto tempo frana la mente 
piaga di ore a sorte già rafferme 
di vuoto tutte colme stanno

sul bordo di questo curvo stame 
ombre brune spingono anni
distanti – da sementi a sciame 
lasciate ai piedi ameni
di menadi danzanti

lungo la notte nulla 
a buio volo di luna 
una sirena che urla
rimbomba domestici camposanti.

G. Nigretti da Derive quiete, 2010/11

mercoledì 26 giugno 2019

quel che brucia


COLPI di Mario Luzi

La potatura d’alberi rintocca
colpo su colpo di pennato. Il freddo
fa rilucere i tagli ancora vivi.

Tempo che l’uomo in là con gli anni dice:
sono com’ero in compagnia del fuoco
che avviva e rode la sostanza, veglio

su quel che brucia e quel ch’è fatto cenere,
tengo fede ai pensieri d’una volta.
Pure non è gran cosa, è men che poco.

Anni, ancora, che quanto viene offerto
sotto la specie del dolore
tarda a farsi vita vera.

Per anni e anni
la vita segue la vita
con la fedeltà che ha l’ombra

mentre scorre il fiume,
mentre il filo d’erba trema
tra pala e pala della falciatrice

e l’uomo appena uscito dalla prova
integro o privato del suo bene
solleva il capo fino al nuovo colpo.

venerdì 26 aprile 2019

la nostra distanza


I LEONI SUL SAGRATO di Mariagloria Sears

C'è un luogo dove dormi
e il tuo respiro
io non lo sento, non lo sento mai.

Fra i nostri due riposi
è la città spavalda
strade, fragori, alterchi, gente e tetti
e come due leoni sul sagrato
remoti e fermi, chiusi in una forma,
noi vigiliamo la nostra distanza.

martedì 26 marzo 2019

dialogo silente 1


SUI MASSI

lo spruzzare maestrale del mare
di candida nube accanto portava
bellezza – nell’involto pensiero 
dell’essere scosceso – sui massi 
a marea bassa di alta scogliera:
ma da qui non so se in sé fosse dea
o musa – o carta da rime disciolta

forse un volare di putride squame
che schianto di onda nel fondo ci porta.

G. Nigretti da Derive di Carta,  2015


A Giuseppe Nigretti (SUI MASSI)

non è solo “spruzzare maestrale dal mare
ma lieto sopire-sopirsi tra pieghe-piaghe angusta
memoria di quando - te dentro- salivi rapide scale, 
e “di candida nube accanto portava bellezza” ma 
ancora “nell’involto pensiero” volava e tu chino 
(tu prono)  “dea o musa” non scorgevi ma -te dentro-
sapevi e allo stesso tempo… non sapevi affatto.

Questo. Questo il vero silenzio che parla e di parola-
parole è voce e tu -immenso- in luce traduci.

Marta Celio, 2019

lunedì 31 dicembre 2018

tormenta colma


SU UN FILO DI ARIA

spesso l’albina voce che ci vive
ballando attorno si è vista uscire 
dall’ombra peregrina dell’anima – e
per l’eterea stanza è l’irruenta
che di giorno non ci fa più girare a
tormenta colma di orba nostalgia:
perché con sola mano noi scaliamo

la parola che sul bianco non lascia
spazio di voce all’ombra funambola.

G. Nigretti da Derive di ombre, 2018