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sabato 1 giugno 2013

o~dio


Un giorno io… di Alda Merini

Un giorno io ho perso una parola
sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta
Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci
Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c’è risposta.
Io le mie poesie le ho buttate
non avevo fogli su cui scriverle.
Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio
qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato.
Pensavo che per loro non c’erano semafori, castelli e strade.
Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini.
Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare
un santo che non aveva le catene, non era un malfattore,
l’unica cosa che avevo avuto in questi anni.
L’avrei seguito
finché un giorno non sapevo più innamorarmi.
È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella.
Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza.
Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi.
Sono morta nell’indolenza.


Ti odio perché non ti amo più di Patrizia Cavalli

Ti odio perché non ti amo più,
perché non posso perdonarti
di non riuscire più ad amarti.

mercoledì 8 maggio 2013

il pianto dei poeti


LEI HA INIZIATO A SCRIVERE GIOVANISSIMA, È STATA INCORAGGIATA IN QUESTO DALLA SUA FAMIGLIA?
«Quando Giacinto Spagnoletti lesse le mie poesie e mi segnalò ufficialmente, ero così orgogliosa che portai subito la critica a mio padre. Lui, dopo averla letta, me la strappò in faccia, dicendo: “Di poesia non si vive, ricordatelo!” Ma oggi non gli porto più rancore».

IN CHE MOMENTO DELLA SUA VITA HA DECISO CHE AVREBBE VOLUTO SCRIVERE?
«Da sempre. Adesso so solo che saper scrivere è come essere condannati a vivere».

CHE SENSO HA, FARE DELLA POESIA OGGI?
«Anche se questa società tenta a tutti i costi di convincere che per essere felici bisogna avere un pavimento lucidato a specchio e una bella macchina, la poesia è fondamentale. L’uomo ne ha bisogno, e dovrebbe avere l’umiltà di ammetterlo. La poesia può aiutare le persone a provare di nuovo emozioni e reazioni umane, a sopportare cose indicibili, la fame, la malattia, il senso di vuoto dentro che appare incolmabile. Chi riesce ad amare la poesia, riesce a vivere e ad avere cuore. L’uomo deve tradursi in musica, e deve saper perdonare quello che non è».

(da l'articolo di Alma Daddario, pubblicato su Orizzonti n.17)

Veleggio come un'ombra di Alda Merini

Veleggio come un'ombra
nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chissà chi.     
Io penso che l'inferno
sia illuminato di queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perché la loro forse
non s'addormenta mai.

Pianto dei poeti di Alda Merini

Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza
o gemma che trapassi il suono
col tuo respiro l'ombra che sta ferma
di fronte ad un porto di paura
quel trascendere il mito
come se fosse forzatamente azzurro
o chi senza abbandono
che non sanno che il pianto dei poeti
è solo canto.
Canto rubato al vecchio del portone
rubato al remo del rematore
alla ruota dell'ultimo carro
o pianto di ginestra
dove fioriva l'amatore immoto.

mercoledì 23 maggio 2012

20 anni fa la strage di Capaci

Lunedì 23 maggio ricorre il 20° anniversario della strage di Capaci, l’attentato mafioso in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro, i tre agenti della scorta.

PER GIOVANNI FALCONE di Alda Merini

La mafia sbanda,
la mafia scolora
la mafia scommette,
la mafia giura
che l'esistenza non esiste,
che la cultura non c'è,
che l'uomo non è amico dell'uomo.


La mafia è il cavallo nero
dell'apocalisse che porta in sella
un relitto mortale,
la mafia accusa i suoi morti.


La mafia li commemora
con ciclopici funerali:
così è stato per te, Giovanni,
trasportato a braccia da quelli
che ti avevano ucciso
.

(da Ipotenusa d'amore, La Vita Felice, 1994)