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giovedì 14 marzo 2019

scritture 2


DI OBLIO

tutta gruma sta la cera
ben bagnata è la cima
fra le onde di curva prora
voci di nome memoria

l’andare via già dirada
da parole e carte senza stame e
da colline che stanno supine
su questa nera onda che va errando 

una quiete pesante discende
di oblio gli orizzonti dirama
verso un domani di passato
a vele strappate andiamo.

G. Nigretti da Derive quiete 2010/11

venerdì 22 febbraio 2019

verso casa

FELICE MATTINO di G. Ferraboschi
(La poesia è noiosa? E la vita?)
a Giuseppe

fare un pezzo di strada
al mattino, per breve tratto
per raccogliere i pensieri, per trovare le parole
uscire dai sogni oscuri, già dimenticati
(i rifiuti del giorno precedente già gettati
nei cassonetti) 
a fianco delle vecchie magnolie
sul marciapiede grigio quadrettato
poi presto ritornare
verso casa
comprare il giornale (il mattino
il manifesto) scambiare 
due parole sul tempo, salutare
i vicini
poi un caffè, al bar, da lucia
ascoltando le prime notizie 
i rifiuti del giorno prima, i progetti
(un breve sguardo sul rosa
dell’odiata gazzetta
dello sport)
infine risalire, scrivere
al terzo piano del palazzo
là dove sono nato.

sabato 9 giugno 2018

tra le mura



MA SERVONO LE MURA PER TENER FUORI I BARBARI?di G. Ferraboschi

La tempesta già si aggira
Sull'Italia, poveretta.
Il governo non ha fretta:
Lampi e tuoni e... baccalà.

Il governo ch'è diviso
Quasi come fosse schizo
Non ha chiaro l'indirizzo,
Non sa proprio dove andar.

Ma i poeti coraggiosi
Si radunan tra le mura.
Così inizia l'avventura
Che domani porta il sol.

Le parole saran nuove,
Saran nuovi anche i pensieri.
Pure i gesti saran veri
Per la nuova libertà.

Dalle mura poi alle piazze
I poeti coraggiosi
Tra i passanti frettolosi
Grideranno: "Eccoci qua".

E sapranno con parole
Fare la rivoluzione.
Se le frasi saran buone
Anche il ciel si schiarirà 

E sapranno, con i gesti,
Smascherare i finti onesti.
E la tromba suonerà :
"Fuori i barbari da qua!"

Perché i barbari, oh sventura!
Siamo noi - da far paura.
Ma le mura poi cadranno
I fratelli ad incontrar.

Non entrare bensì uscire
Noi dovremo, oppur morire.
Col cavallo di battaglia
Del dottor Franco Basaglia.

Col cavallo di cartone
Liberare le persone.
Liberare le parole,
Fare nuova la Città.

domenica 25 febbraio 2018

questa traccia


IL POETA  di G. Ferraboschi

Con gli occhi ascolto, poi respiro;
sento la voce del Maestro che ammiro.

Quanto all'azione, la scrivo quieta
con la potenza del cuore analfabeta.

E gioco un poco, così mi diverto
in questa diversione del Deserto.

Ma infine amo questa traccia di me stesso,
questo avvenire passato proprio adesso.

martedì 27 gennaio 2015

una voce



LA VOCE DELLE VOLTE di G. Ferraboschi

Una Voce che imbocca discende
a generare una Lingua Viva
e basta che il Fanciullo scriva
nell'ora mattutina del caffè.

Poi, quando sono le tre,
la scrittura riprende
e la Parola si espande
sotto le curve Volte
nell'eco delle carte disciolte.

venerdì 29 agosto 2014

slow

DA SUD A NORD di G. Ferraboschi 2014
(in tre no, ore 13,35)

L'amor(te)
è un Sole troppo forte:
il luogo del Sapere
delle cose troppo vere;

il luogo del Sapore
che nutre a tutte l'ore.

Ora voglio digiunare
per tornare a pensare,

ora voglio un poco d'Ombra
e tutto ciò che Sembra:
me ne torno a casa mia,
nel paese dell'Analogia.


DA NORD A SUD di G. Ferraboschi 2014
(andando al mattino)

C'è molto silenzio, qui a Nord.
Pallidi i lampioni (iersera)
nel vasto Prato illuminista.
La Grande Macchina funziona
nelle strade semideserte.

C'è bisogno di un Cuore nuovo.
Artificiale? Non so. Comunque
all'altezza delle veloci tecnologie:
Un Cuore slow, meridionale
per salire (non solo scendere)
le Scale.

giovedì 26 giugno 2014

e chi ascolta

E CHI ascolta di Giuseppe Ferraboschi

E CHI ascolta
le parole che si allontanano,
gli agrodolci suoni
all'inane ricerca di Narciso,
folle amante dello specchio che traspare,
amore perfetto che sussiste,
ma non esiste mentre invece insiste
nell'impossibile vedere?
E CHI attende l'abbraccio mortale?



Eco notturna dei passi 
crepitio delle foglie secche
nel vecchio petto dell'amato
Ma il cielo è uno specchio scuro
che riflette i pensieri di Narciso:
baluginio di stelle, misteriosa gioia.
Raggiungerle? Un tuffo 
del cuore verso l'alto.
Notturno Icaro, non bruceranno le tue ali

domenica 19 gennaio 2014

della pelle


DELLA MIA

A Dolle della pelle mia
Quella ché sempre dura
su coricata pelle sua
Tutta quanta la disturba
Quando di antica peluria
fruscia O di piuma di rasoio
La struscia: è questa barba

Che non-so-più se è quella propria
Della faccia mia O della mia nòia.

G. Nigretti da Derive quotidiane 2013/14

venerdì 6 settembre 2013

ispirazione


Lo splendore dell'amicizia
non è la mano tesa né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia:
è l'ispirazione spirituale quando scopriamo
che qualcuno crede in noi ed è disposto a fidarsi di noi.

Ralph Waldo Emerson

lunedì 3 giugno 2013

oppure

 Ti amo perché non ti odio più
 perché posso perdonarmi
 di non riuscire più ad odiarti  

venerdì 26 aprile 2013

per Pinni


I LIMONI di E. Montale

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.

giovedì 26 aprile 2012

IL RITORNO DI NARCISO

G. Nigretti, Il ritorno di Narciso - 1994
cm 49,5x59,5 specchiante
cornice dipinta, testa in terracotta, conchiglia, materiali vari
….
Il ritorno di Narciso non è il suo venire di nuovo alla presenza dopo una fase di latenza, non è il suo essere di nuovo qui dopo un periodo di lontananza. Che Narciso ri-torna significa che egli ruota attorno al proprio asse, tra l’antico e il moderno, tra la caduta nello specchio e la fuga dello sguardo. Il ri-torno di Narciso è il ritorno all’antico, grande specchio della natura, all’interno del quale il moderno Narciso colloca il suo piccolo specchio artificiale.
Più niente da vedere, a questo punto: ciò che si apre è la dimensione dell’ascolto ...

G. Ferraboschi, Il ritorno di Narciso, 1994

SONETTI A ORFEO, II, III

Specchi: mai ancora nessuno ha descritto
sapendo quale sia la vostra essenza.
Voi come fitti di fori i crivelli
colmi interstizi del tempo.

Voi che dissipate il vuoto della sala
al tramonto, come boschi, sconfinati...
E cervo ramoso il lampadario attraversa
il vostro varco impenetrabile.

Talvolta siete colmi di pitture.
E pare che alcune trapassino in voi,
altre le respingete con timore.

Ma la più bella resterà. Fin quando
nelle sue guance non dischiuse
penetri il chiaro dissolto Narciso.

Rainer Maria Rilke (1875-1926)

da Sonetti a Orfeo, 1922 – Traduzione di Massimo Bacigalupo